Tele, disegni, sculture in esposizione ci fanno conoscere un’altra faccia del grande cantautore. È la prima rassegna europea della sua arte visuale. Al Museo nazionale delle arti del XXI secolo fino al 30 aprile.
È una sorpresa bellissima scoprire qualcosa di interessante su Bob Dylan, un artista celeberrimo arrivato agli 81 anni di età e considerato il più grande cantautore della storia della canzone, oltre che autore laureato dal Nobel. Succederà probabilmente a molti visitatori della mostra ‘Retrospectrum’, in corso al MAXXI di Roma fino al 30 Aprile. Osservando le cento e più opere si nota facilmente che Bob Dylan ha molto da esprimere anche con la pittura, il disegno, la grafica.
“E’ la prima volta che presentiamo in un museo europeo una selezione di opere visuali di Bob Dylan. – ci dice il curatore della mostra Shai Baitel presentandoci l’esposizione in anteprima-. È stato lui stesso a coniare la parola ‘Retrospectrum’: si tratta di una combinazione tra le parole ‘Retrospettiva’ e ‘Spettro’. Il visitatore può ripercorrere il viaggio di Bob Dylan da quando ha cominciato a creare arte visuale. Diamo al pubblico la possibilità di dare un’occhiata nei vari decenni e nelle varie forme d’arte visuali che Dylan ha creato e sta ancora creando.”
L’arte visuale si collega direttamente al mondo musicale di Dylan, fatto anche di versi misteriosi e nello stesso tempo espressivi. Nelle tele al Maxxi ci sono la bellezza e la solitudine, il viaggio e l’ignoto, le baracche e gli skyline. C’è sostanzialmente l’America secondo Dylan, o almeno una parte che merita di essere evocata. Per questa sua raffinata quotidianità dei temi, ‘Retrospectrum’ potrà piacere anche a chi non è particolarmente appassionato della musica di Bob Dylan.
Il percorso di mostra si articola in otto sezioni che ripercorrono il viaggio dell’artista:
-Early Works espone una serie di disegni degli anni Settanta nei quali Dylan prende nota della realtà che lo circonda, di ogni immagine che ha a portata di mano, disegnando a piena pagina figure e oggetti.
-The Beaten Path è un ritratto del paesaggio americano, per intravedere la bellezza in quei luoghi dimenticati che fanno da sfondo alla vita quotidiana. Le opere mostrano scorci di motel e tavole calde sempre aperte, di auto d’epoca, di grandi palazzi illuminati dai lampioni.
-Mondo Scripto presenta alcuni dei testi più noti di Dylan, trascritti personalmente dall’artista e accompagnati da suoi disegni a grafite. Di questa serie fa parte Subterranean Homesick Blues Series, che enterà inella collezione del MAXXI.
-Revisionist è una serie in cui Dylan rielabora la grafica, le parole e il contenuto cromatico delle copertine di celebri giornali, da “Rolling Stone” a “Playboy”, per trasformarle in nuove immagini serigrafate di grandi dimensioni.
–In “The Drawn Blank” sono raffigurate istantanee della vita in strada: ritratti, luoghi storici, panorami e angoli nascosti. La serie nasce da una raccolta di schizzi realizzati tra l’89 e il ’92 durante le tournèe in America, Europa e Asia.
-New Orleans è la serie che immortala il legame tra Dylan e New Orleans, città natale del Jazz. I gesti e le abitudini dei suoi cittadini sono per Dylan fonte di ispirazione.
-Deep Focus ci fa vedere dipinti con particolari inquadrature e tagli dell’immagine. Si ispirano allo spirito documentaristico della fotografia e del cinema.
-Ironworks chiude la mostra con una serie di sculture in ferro, strutture funzionali composte da oggetti e attrezzi convertiti a nuovo uso che richiamano, insieme al ricordo dell’infanzia di Dylan nella zona mineraria del Nord del Minnesota, anche il passato industriale degli Stati Uniti.
Visto che esiste un mercato di queste opere, chiedo a Baitel: chi è il collezionista tipico?
“Credo che siano principalmente persone che comprendono l’importanza della società e della cultura e della Storia- risponde il curatore della mostra-. Dylan è un personaggio iconico della Storia moderna degli Stati Uniti e del mondo. Ha cominciato a creare quando aveva una ventina d’anni ed è arrivato ben presto a farsi notare, diventando un importante cantautore e artista visuale, anche se abbiamo scoperto questo aspetto anni più tardi. Ha svolto in parallelo queste due attività permettendoci di vedere aspetti della Storia, della società e della cultura attraverso il suo speciale punto di vista. Dylan è come uno storico: è un osservatore di eventi, luoghi, paesaggi.”
B.P. Secondo lei quanto è importante attualmente l’arte visuale nella vita e nella carriera di Dylan?
S.B. “Credo che sia una componente molto importante della sua vita perchè il suo talento gli concede di comporre ed eseguire canzoni , ma anche disegnare, dipingere e scolpire. Qui possiamo vedere anche le sue sculture in ferro, che mantengono il ricordo della sua infanzia in Minnesota, che è chiamata la Terra del ferro. Ci sono anche i paesaggi con la ferrovia, che lui ha usato spessissimo dal Minnesota a New York City. Dylan ha incorporato nei suoi lavori molto del suo viaggio.”
B.P. E c’è anche un dipinto di Piazza di Spagna in mostra qui al Maxxi. Ce ne può raccontare la storia?
S.B. “Sì, è proprio al centro del percorso. Dylan nutre un sentimento speciale per l’Italia e per Roma in particolare. Noi pensiamo che in “When I paint my masterwork”, una delle sue canzoni, quando dice ‘Quando dipingo il mio capolavoro’ si possa riferire proprio a un‘immagine di Piazza di Spagna, che è un’icona considerata da molti come una delle vedute più belle del mondo. Forse anche Dylan lo pensa e ha voluto dipingerlo.”