Di cosa parlerà il nuovo Avatar? Quali inedite e mirabolanti innovazioni tecnologiche sono state sfruttate nel film? James Cameron rischia davvero la bancarotta se non vince questa ambiziosa scommessa? Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul kolossal più atteso dell’anno (ma non avete mai osato chiedere)
Per poche pellicole è possibile ormai spendere la definizione di “film evento” eppure James Cameron ha creato un’opera per cui ci sono aspettative altissime. L’attesa per l’uscita il 14 dicembre del seguito di Avatar, l’opera che un decennio fa rivoluzionò il cinema, è spasmodica e a farla crescere ulteriormente hanno contribuito le prime impressioni venute fuori sui media e su internet. Il regista Guillermo Del Toro ha per esempio già fatto sapere il suo parere, in un tweet entusiasta: “Un risultato sbalorditivo. AVATAR TWOW (“Doppio wow”, NdR). È pieno zeppo di paesaggi maestosi ed emozioni restituite in proporzioni davvero epiche. Maestria all’apice dei suoi poteri”. Più o meno sulla stessa linea sono state poi le prime reazioni della stampa, con chi ha partecipato alla première del film che parla di un lavoro addirittura “più imponente, migliore e più emozionante del primo Avatar”. Il giornalista David Ehrlich di Indiewire si è spinto a definire questo film “anni luce meglio del primo e una delle migliori esperienze cinematografiche da secoli”, mentre il collega Josh Horowitz ha applaudito la visionarietà del regista e di tutta l’operazione, scrivendo lapidario: “James Cameron ancora una volta mostra ai registi come si fa”. Ma cosa rende effettivamente così speciale Avatar – La via dell’acqua? Cosa dobbiamo sapere per prepararci a uno spettacolo che promette di cambiare di nuovo le regole del gioco? Ecco tutto ciò che conviene sapere prima di andare al cinema.
UN FILM CHE PARLERÀ UNA LINGUA NUOVA
Entrare in sala per guardare Avatar – La via dell’acqua equivale a scegliere di entrare in un altro universo per all’incirca tre ore e dieci minuti. James Cameron ha lavorato a lungo su ogni singolo aspetto per fare in modo che si avesse la sensazione di immergersi in un universo completamente differente dal nostro. Persino i versi degli animali creati apposta per il film sono stati curati con attenzione, usando come riferimento quelli di controparti terrestri (molti dei quali campionati in occasione di Jurassic Park del 1993). L’operazione di “world building” non ha risparmiato nessun dettaglio e addirittura su internet sono disponibili video in cui si spiega in maniera certosina il linguaggio dei segni utilizzato dal popolo Na’ Vi. L’intenzione era quella di creare un modo di esprimersi che fosse fantasioso ma credibile e per questo anche tutto ciò che dicono i Na’ Vi a voce non risulta casuale: a lavorare sul vocabolario della popolazione azzurra al centro del film ha lavorato infatti il linguista Paul R. Frommer, che ha costruito un’autentica grammatica con le proprie regole per rendere il tutto più realistico.
IMMERGERSI IN UN MONDO
Gran parte del fascino del film sarà tuttavia garantito dal suo impianto visuale che, già ai tempi del primo Avatar, era stato uno dei segreti del successo del film. Allora il supervisore agli effetti speciali Joe Letteri aveva paragonato il fare una pellicola del genere al “gettarsi da una scogliera cercando di cucire un paracadute prima di sfracellarsi al suolo”. Oggi le tecnologie da usare sono forse meno inedite ma questo non significa che il team dietro la pellicola abbia avuto meno coraggio nello sperimentare. Una delle novità sarà per esempio la la performance capture subacquea, con gli attori costretti a lunghe apnee. Un modo per James Cameron di tornare a lavorare sul suo elemento preferito: l’acqua, già al centro di capolavori come Titanic e The Abyss ed evocata qui anche nel titolo del film. Un’altra grande passione del regista è il 3D che fu rilanciato proprio dal primo Avatar e poi gradualmente messo da parte negli ultimi anni. L’idea è ora quella di rilanciare anche un certo tipo di visione tridimensionale, con proiezioni appositamente pensate per regalare determinare sfumature allo spettatore.
UNA FAMIGLIA IN PERICOLO
Avatar – La via dell’acqua è ambientato una decina di anni dopo le vicende del primo capitolo. Jake e Neytiri ora hanno dei figli e la loro relazione è centrale in un mondo dove la guerra e le battaglie sono aspetti all’ordine del giorno. I protagonisti devono proteggersi (anche a vicenda) da un mondo dove il pericolo sembra costante e sempre imminente, senza farsi paralizzare dalle minacce. La famiglia è il tema centrale del film, ciò attorno a cui ruota tutta la trama. “Gli eroi dei blockbuster fantasy e sci-fi di questi anni sembra abbiano tutti un’allergia per le relazioni, perché ti obbligano a fare un passo indietro, dato che c’è qualcosa di più importante nella tua vita. Allora ho pensato di raccontare una storia familiare all’interno di una guerra, Jake e Neytiri devono combattere per loro e insieme a loro e intanto dargli dei valori e crescerli nel miglior modo possibile”, ha spiegato con semplicità Cameron. Gli ha fatto eco il produttore e storico collaboratore Jon Landau ricordando come non ci sia nulla di più universale della famiglia, che qui andrebbe vista pure come “propria comunità d’appartenenza e non solo come famiglia biologica”.
CHI TORNA E CHI CAMBI
Nel film acquisterà ancora maggiore centralità il personaggio di Neytiri, destinata a diventare un riferimento sempre più importante sia per Jake che per i figli. L’attrice che la interpreta (Zoe Saldana) ha fatto un parallelo tra la guerriera Na’vi e la Gamora cui presta il volto nel Marvel Cinematic Universe, evidenziando dei punti in comune che ci possono anticipare qualcosa sull’evoluzione della protagonista di Avatar: “Penso che entrambe siano state derubate del proprio mondo; sono state portate via e costrette a vivere una vita fatta solo di guerra. E, se avessero potuto scegliere, forse questo non si sarebbe trasformato nel corso naturale della loro vita”. Tra i ritorni in questo sequel spicca anche quello a sorpresa di Quaritch, l’antagonista che sembrava essere stato ucciso con una freccia proprio da Neytiri. A dare qualche informazione in più su questa “resurrezione” inaspettata del cattivo principale della prima pellicola è stato proprio l’attore Stephen Lang che ha spiegato: “È un avatar autonomo geneticamente modificato. Gli hanno trasferito la mente, le emozioni e, cosa ancora più interessante, forse lo spirito di Quaritch”.
DA GRANDI ASPETTATIVE DERIVANO GRANDI RESPONSABILITÀ
James Cameron ha coltivato il sogno di Avatar non nascondendo mai grandi ambizioni per il franchise. La prima idea per il film si perde nel tempo, addirittura a prima di Titanic. Allora il regista fu costretto ad accantonare il progetto per l’impossibilità di disporre delle giuste tecnologie ma riprese in mano la sua visionaria impresa più avanti, con grandi risultati. Avatar è stato un kolossal costosissimo ma in grado di registrare numeri da record: si parla di 2 miliardi e 788 milioni di incasso a fronte di ben 237 milioni di dollari di budget. Numeri folli che fecero della pellicola il più grosso successo della storia del cinema al botteghino. Oggi i costi sostenuti per girare Avatar – La via dell’acqua sarebbero addirittura maggiori e lo stesso Cameron ha parlato della necessità di un incasso monstre per non andare in perdita: “Dobbiamo essere il terzo o quarto film che incassa di più nella storia. Quella è la soglia. Quello è il break even”, ha dichiarato il cineasta. Vedremo se i risultati saranno all’altezza di tante aspettative. Di certo Cameron progetta già nuovi film della saga e la sensazione è che molto del futuro della saga dipenderà anche dai risultati del film in uscita. Da parte nostra possiamo evidenziare solo che sarebbe davvero un peccato dover rinunciare, per vili problemi legati al denaro, a nuovi affascinanti viaggi sul pianeta Pandora.