ll giovane musicista era stato già arrestato a fine ottobre per aver sostenuto le proteste che stanno scuotendo il paese dalla morte di Mahsa Amini
RISCHIO DI CONDANNA A MORTE
Sono state formalizzate le motivazioni dell’arresto e le accuse nei confronti del rapper iraniano Toomaj Salehi, detenuto da fine ottobre nella prigione Dastgerd a Isfahan per il suo sostegno alle proteste anti-sistema in corso in Iran, scatenate dalla morte di Mahsa Amini, che era stata fermata dalla polizia perché indossava in modo non corretto il velo. Il musicista, arrestato a settembre per aver scritto canzoni a sostegno dei manifestanti e pubblicato foto mentre cantava slogan contro le forze di sicurezza a Isfahan, rischia la pena di morte.
I CAPI D’ACCUSA
La magistratura iraniana ha formalmente incriminato il rapper accusandolo di “diffusione di corruzione sulla Terra, ovvero di aver violato le leggi della Sharia. In particolare, il rapper sarà imputato per cooperazione con Stati ostili contro la Repubblica islamica, propaganda contro il sistema, formazione di gruppi illegali per minare la sicurezza, diffusione di menzogne per minare l’opinione pubblica attraverso i social network e incoraggiamento verso altre persone a mettere in atto azioni violente.
NEL MIRINO DELLE AUTORITÀ IRANIANE
Salehi era già da tempo nel mirino delle autorità per i suoi testi, in cui condanna corruzione, repressione e ingiustizia in Iran. L’anno scorso era già stato arrestato, ma rilasciato dopo pochi giorni su cauzione, in seguito a una vasta campagna per la sua liberazione. Fin dall’inizio delle proteste scoppiate per l’uccisione della giovane Amini, il mese scorso, Salehi si sentiva a rischio e aveva deciso di nascondersi, ma non di lasciare l’Iran.