Teatro alla Scala inaugura con “Boris Godunov”, il cinismo del potere e le sue vittime “Non facciamo propaganda a Putin”

Teatro alla Scala inaugura con “Boris Godunov”, il cinismo del potere e le sue vittime “Non facciamo propaganda a Putin”

L’opera di Musorgskij apre la stagione 2022/2023 il 7 dicembre. Sul podio Riccardo Chailly, la regia è di Kasper Holten. Meyer stempera le polemiche sulla scelta dell’opera russa

Il Teatro alla Scala apre la stagione 2022/2023 con “Boris Godunov” di Modest Musorgskij.

Diretto da Riccardo Chailly con la regia di Kasper Holten e con Ildar Abdrazakov protagonista, andrà in scena il cosiddetto Ur-Boris, la versione voluta dall’autore prima delle modifiche imposte dalla committenza. Il sovrintendente della Scala, Dominique Meyer, presentando la Prima in programma il 7 dicembre spazza le polemiche dei giorni scorsi riguardo l’opera russa: “Non facciamo propaganda a Putin, mostriamo un grande capolavoro della storia dell’arte“. E chiarisce: “Non c’è niente che vada contro l’Ucraina. E il libretto non fa apologia di un regime, tutto il contrario. Vorrei che si vedesse così, come un grande capolavoro della storia dell’opera, e che lanci un messaggio più universale”.

LA POLEMICA DEL CONSOLE UCRAINO – Alcuni giorni fa il console ucraino a Milano Adrii Kartysh hascritto al sovrintendente della Scala, al sindaco Giuseppe Sala e al presidente della Regione per chiedere loro di non aprire la stagione con un’opera russa, e di “rivedere la programmazione” che include “spettacoli di musica russa”. Secondo lui ci sarebbe il rischio di “elementi propagandistici”. Alla presentazione della prima della Scala Dominique Meyer ha ben spiegato: “Dobbiamo trovare un equilibrio tra l’appoggio che dobbiamo dare alle vittime e dall’altra parte la conservazione del nostro compito artistico. Qui si fa arte e lo si fa in modo consapevole. Sappiamo cosa facciamo, sappiamo di cosa parla il Boris“. E l’opera probabilmente non è stata attentamente analizzata dal punto di vista del contenuto e del messaggio originale perché è un’apologia del potere al contrario, parla del cinismo e della follia del potere e della sue vittime del passato e del futuro, viste attraverso una chiave shakespeariana di senso di colpa, oltre la ricerca della verità per smascherare la manipolazione del popolo da parte di chi detiene il potere. Un concetto assolutamente calzante con il nostro contemporaneo e quello che sta accadendo in questo periodo.

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