The Sky Was Pink – Ego Death racconta di come a volte il successo possa cambiare le persone e riflette sulla solitudine che, nonostante si pensi di avere tutto, continua a farsi sentire da dentro. L’INTERVISTA
The Sky Was Pink – Ego Death è il nuovo singolo di Isabhell. Ancora una volta Irene Ammirati, questo il nome anagrafico, mette l’ascoltatore di fronte a un ragionamento introspettivo attingendo dal proprio vissuto. Il brano spiega come spesso sia necessario uccidere il proprio ego per poter rinascere dalle proprie ceneri: può essere un processo difficile, lungo e doloroso, ma aiuta a superare le proprie paure e gli ostacoli. Essere in pace con sé stessi aiuta a ridurre e finalmente sconfiggere quel senso di solitudine descritto nel precedente singolo Rockstar. La metafora che da il titolo al brano rappresenta proprio la visione rosea del cielo una volta abbattuto il muro del proprio ego. Alexandros Centonze e Matteo Calvagno confezionano una produzione solida e coerente, con quest’ultimo che si occupa anche di mix e master del brano.
Irene partiamo dalla scelta di The Sky Was Pink – Ego Death come nuovo singolo: perché e quando lo hai scritto?
Lo ho scritto in estate. E’ uscito quasi subito, rappresentava quel periodo della mia vita. Era il momento opportuno per liberarlo.
Anche il precedente Rockstar si basava su tue esperienze personali: cosa è cambiato nella tua vita tra i due brani?
I due brani sono collegati. In Rockstar c’è divertimento, festa e la perdita del centro di te stesso, c’è molto egocentrismo e frivolezza. Ho voluto distruggere quel mondo e rinascere in modo diverso.
Piove sul tuo viso e hai dimenticato il tuo nome trasmette un senso di smarrimento che quello di questi tempi: ti senti figlia della tua generazione o ti senti fuori posto?
Mi sento nella generazione giusta. Penso che volere rivivere il passato sia una cavolata. Ogni generazione ha la sua musica, cercare il passato è una scusa e pure un po’ triste.
Per altro anche in Sober stai tentando di dimenticare un nome: che rapporto hai con i ricordi?
Quella canzone parla di una persona che ho amato tanto e non sentivo da tempo. Mi mancava e poi la ho ritrovata. Mi faceva soffrire molto questa cosa. Ci sono periodi più melanconici durante i quali penso di più e mi affliggo; altre volte invece penso più al futuro.
Come nasce l’effetto disturbato del video di Sober?
E’ una mia scelta. Il primo progetto aveva colori tenui, quasi sul pesca, ma non mi rappresentava né nel il momento né nella canzone, volevo sensazioni più cupe e distorte. Questo si collega meglio al testo..
Baby keep me close…ragazzo tienimi vicino è una bellissima frase d’amore: difficile vivere e raccontare le relazioni al tempo dei social?
Da una parte cerco di pensare che è lo stesso e che cambiano le modalità, dunque, me ne faccio una ragione. I social mi hanno dato tanto ma hanno anche creato sofferenza perché a volte c’è pressione sulle aspettative mentre altre volte devi cesurarti ed è limitante. Manca l’effetto sorpresa, infatti ora mostro il meno possibile la mia vita privata sui social ma la racconto nelle canzoni.
In Motel dici che non vuoi scrivere canzoni d’amore mentre in Bones vorresti scriverne una: c’è un punto di confine tra le due pulsioni?
Motel è stata l’ultima dell’Ep, ed è la mia preferita: sono schietta dove dico che non volevo scrivere canzoni d’amore. In origine avevo altre idee ma quando ho iniziato a scrivere ero bloccata, non le volevo ma sono venute. Nella musica e nell’arte essere se stessi è fondamentale anche se alla fine ti frega. Considera che la gente non è stupida, se non sei trasparente se ne accorge.
L’idea che le tue canzoni vivranno per sempre ti trasmette, oltreché un senso di soddisfazione, un senso di responsabilità per il messaggio che lascerai ai posteri?
Sì in senso positivo perché sin da piccola ho sempre detto che voglio fare qualcosa che lascia un messaggio alle persone. E’ una responsabilità ma positiva. Da piccola ero brava a scrivere poesie che poi si sono trasformae in musica. E’ una vocazione.
Rockstar è un brano crudo che evidenzia un forte senso di solitudine: dove è il confine tra il liberare e il nascondere le emozioni?
Le emozioni le esprimo nella musica ed è terapeutico per me trasmettere quello che provo, non è facile ma aiuta a esorcizzare il momento.
Continuerai con l’inglese o sonderai l’italiano?
Spero di scrivere anche qualcosa in italiano anche se l’inglese è molto melodico e mi piace. La voce è uno strumento e dunque sono aperta l’italiano.
Alla fine possiamo dire che ora sai chi sei? E di che colore è oggi il tuo cielo?
Non ha un colore ma è molto sereno, sto abbastanza bene e sto lavorando su un pezzo un po’ più grunge.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Spero che un nuovo brano esca prima di Natale, come regalo per chi mi segue. Ci sto lavorando da un po’. Se ci sarà lo saprete presto.