L’album contiene dieci brani, profondi ed essenziali, interamente scritti e composti da Nada e che descrivono la continua evoluzione stilistica di quest’artista senza compromessi e senza tempo.
Nada ritorna e con la sua propulsione rock affronta i sentimenti che infuocano la sua anima, con un lavoro di introspezione continuo, ma è anche sferzante nella sua indignazione per un mondo sempre più indifferente e disumano. La Paura va via da sé se i pensieri brillano è un rincorrersi di gioia, inquietudine, amore, paura; lo “yin e yang” che alberga in tutti noi, messo a nudo e offerto in un rito laico di condivisione.
È riconoscibile, autentica, con testi immediati e senza abbellimenti, che vanno al cuore, all’essenziale. È rock nell’anima, nell’attitudine, nel suo essere controcorrente, Nada, da sempre e per sempre.
Nada partiamo dalla storia dell’album: possiamo dire che il momento difficile tesoro è passato e ora è più facile scegliere di buttarsi?
Il momento difficile è un titolo che per noi funziona sempre, ce ne sarà sempre uno da superare e con cui fare i conti. Tesoro significa che lo sappiamo e che ci siamo. Quando ho scritto quelle parole la situazione era molto che più difficile, ma ora ci buttiamo.
È curioso che come titolo tu abbia scelto un verso di Oscurità, come se ascoltarti fosse un invito a una caccia al tesoro.
Un po’ è questo, lo faccio da sempre, sono così. Mi piace indagare nelle cose che forse non conosciamo bene ma con le quali abbiamo a che fare sempre. C’è un lato oscuro ma c’è anche l’idea di stare sempre meglio grazie al sapere, allo studio poiché le cose se le conosci le affronti meglio e con risultati migliori. Mi piace scrivere in maniera poetica e visionaria, qui raccolgo le mie sensazioni dell’immaginario, un immaginario che resta comunque reale.
Se gli umani e i fiori sono in mezzo al mare e godono della vita che hanno, chi popola la terra? Per altro quel “hai” finale, molto ruvido, può essere interpretato anche come un ahi di dolore e non come verbo avere?
A volte fa anche male godere la vita ma nuotiamo nel mare della vita dove c’è di tutto e si cerca di prendere il meglio anche se a volte può fare male; è il senso del gioco.
Io ci sono sembra un manifesto resistente: ne abbiamo bisogno oggi più che mai di resistenza? Quell’urlo punk dove ci vuole portare?
È un urlo di disperazione e liberazione, dico che faccio quello che mi va e nel mondo vado dove mi pare. Chi viene ai miei concerti sa che è normale che quando sono nella musica ne vengo trascinata. Spero che arrivi il messaggio.
Nel caffè nero come il diavolo metti una zolletta di sorrisi? Funziona?
Speriamo, serve qualcosa di leggero. Vestito scuro, cielo grigio mettiamoci almeno un sorriso, esorcizziamo la paura e guardiamo alle cose buone che ci sono. La paura talvolta può proteggere ma non deve diventare ansia.
Come possiamo aiutare chi si mette in fila per avere qualcosa e avere la dignità?
Ci vuole giustizia. Gli ho dato questo significato. Egosimo, sete e cecità del potere… tutto il negativo è in questa parola: ingiustizia. La giustizia deve vivere di più in tutti noi. So che è difficile da mettere in pratica soprattutto in questo periodo, è disumano vedere gente lungo i confini che non fa passare vecchi e bambini. Non dobbiamo essere tutti uguali, ognuno ha i suoi valori, ma la dignità del minimo indispensabile deve esserci per puntare a obiettivi migliori.
Quando è l’ultima volta che nella tua vita è passato un ciclone e tutto è cambiato?
Ne sono passati tanti e tante cose sono cambiate, non ne ho uno speciale. Ogni volta che fai un passo avanti e costruisci automaticamente rimetti tutto in discussione. Si cresce, si impara e si conosce, si diventa altro e poi altro ancora… Abbiamo più vite.
In Noi Resteremo Uniti c’è l’astronave che passa: dove ti porta? Anche in Viaggio Leggero parli di un vento che ti spinge verso le nuvole, satelliti e pianeti. Perché tanta insofferenza?
C’è una voglia di altrove, andare anche oltre le cose che sappiamo; anche nell’inconscio è bello spaziare e andare via, aiuta e io mi diverto nei miei viaggi immaginari della mente per poi raccontarli con la musica. Oggi anche solo pensare di andare su Marte è bello.
Sei tu quella vestita di bianco che combatte le sue guerre e va sempre controcorrente?
Sono io. Perché me lo dicono da quando ero bambina. Non mi accontento mai, mi piacciono le persone che sanno mettersi in gioco, quelle che ti fanno capire qualcosa… il mondo è pieno di questi outsider.
Hai la formula per fare brillare i pensieri e allontanare la paura? È un’epoca in cui ne abbiamo bisogno.
Ci provo tutti i giorni su me stessa, è difficile. Le cose intorno ti travolgono e sono tante ma bisogna provarci, mai arrendersi.
Il vecchio che si siede e aspetta che tutto torni com’era trasmette un senso di serenità, come tutta la canzone per altro: come nasce Nada Yoga?
Quel titolo non è riferito a me, è una disciplina dello yoga che ricerca il suono interiore. La ho scoperta poco tempo fa e pur non praticandola mi ha colpita, mi sono documentata: la canzone mi rappresenta, cerco la pace e il silenzio. Possiamo stare bene senza avere troppe cose, non dimentichiamoci che torneremo nel nulla.
Tu non mi chiedi mai di me mi ricorda, come linea di pensiero, Alda Merini. Il tuo Io So Aspettare è la risposta a un mondo impazzito che non conosce regole? Come già detto anche il vecchio aspetta…
Aspetto perché non crollo, sono una montagna e attendo che qualcuno si accorga della canzone.
Ho la sensazione che in questo album tu abbia usato tutte le estensioni della tua voce, forse come mai prima. È una percezione giusta?
Penso di sì, le canzoni mi hanno sempre permesso di fare questa ricerca di voce. Spazio in tonalità diverse, dunque può essere.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Scrivo sempre, ora sono impegnata con un libro. A metà ottobre ci saranno un po’ di date nei club, poi si riparte in estate.