Judy Garland, 100 anni fa nasceva la “diva triste” de “Il Mago di Oz”: la sua storia

Judy Garland, 100 anni fa nasceva la “diva triste” de “Il Mago di Oz”: la sua storia

Bambina prodigio, attrice, cantante e ballerina, la star nasce il 10 giugno 1922. È lei nel 1939 a interpretare la Dorothy del capolavoro di Victor Fleming. Poi arrivano le commedie musicali con Gene Kelly e Fred Astaire e i ruoli drammatici in “È nata una stella” e “Vincitori e vinti”. Negli ultimi anni lascia il cinema per dedicarsi alla musica. Ma la depressione e la dipendenza da barbiturici – che le furono somministrati già in giovane età – segnano l’ultima fase della sua vita, che si spegne a soli 47 anni

“Devi saper ridere di tutto, soprattutto di te stesso. Io rido sempre di me. Devo essere una persona molto divertente con cui vivere”. Eppure Judy Garland – che si raccontava così in una delle sue ultime interviste – è ricordata come una “diva triste”, segnata da un successo precoce e da una fragilità psicologica raccontata magistralmente nel film Judy del 2019, dove a interpretarla è Renée Zellweger, che per il ruolo ha vinto l’Oscar come Miglior attrice protagonista. Dalla nascita di Judy Garland (10 giugno 1922) è ormai passato un secolo: ecco la sua storia, dal successo come Dorothy ne Il Mago di Oz alla morte a soli 47 anni.

GLI INIZI E IL CONTRATTO CON LA METRO GOLDWYN MAYER

Bambina prodigio capace di essere straordinaria attrice, cantante e ballerina, Frances Ethel Gumm (vero nome di Judy Garland), nasce a Grand Rapids, nel Minnesota, il 10 giugno 1922. Inizia presto la carriera nel mondo dello spettacolo: già da bambina si esibisce nei teatri di provincia insieme alle due sorelle più grandi, formando il trio delle Gumm Sisters. Durante un’esibizione a Chicago nel 1934 viene notata da un talent scout della Metro Goldwyn Mayer, che le fa firmare un contratto cinematografico con il nome d’arte di Judy Garland. Il suo esordio nel cinema avviene due anni dopo, con il cortometraggio Every Sunday in cui recita insieme alla giovane promessa Deanna Durbin. Nel giro di qualche anno la sua fama è ormai enorme in tutti gli Stati Uniti, anche grazie alla partecipazione in un film della famosa serie con protagonista Andy Hardy, interpretato da Mickey Rooney che diventa poi suo grande amico.

IL MAGO DI OZ

Nel 1939 arriva per Judy Garland la grande occasione, il ruolo da protagonista nell’indimenticabile Il Mago di Oz di Victor Fleming: è lei la tenera sognatrice Dorothy che canta la mitica Over the Rainbow, brano che l’anno successivo vince l’Oscar per la Miglior canzone. Ma il set, nonostante la sua giovanissima età, è anche l’inizio dei suoi problemi con l’abuso di psicofarmaci che la renderanno dipendente per tutta la vita: anni dopo Judy Garland rivelerà al biografo Paul Donnelly che la madre e gli studios le somministravano pastiglie per non ingrassare, per dormire o per stare sveglia a seconda del lavoro che doveva svolgere. “Se vuoi la celebrità devi pagare un prezzo e io certo l’ho pagato”, dichiarerà da adulta in un’intervista. Nel 1940, per Il Mago di Oz l’attrice vince l’Oscar giovanile.

GLI ANNI ’40 E ’50, “È NATA UNA STELLA”

Nel 1944, Garland interpreta il musical Incontriamoci a Saint-Louis e, durante le riprese, intraprende una relazione con il regista Vincente Minnelli, che sposa nel 1945, dopo aver divorziato dal primo marito (il musicista David Rose) e con il quale ha una figlia: Liza Minnelli. Arrivano poi altre commedie musicali con Gene Kelly (Il pirata, 1948) e Fred Astaire (Ti amavo senza saperlo, 1948). Con l’inizio degli anni Cinquanta però iniziano i problemi: prima il divorzio da Minnelli, poi il matrimonio difficile con Sidney Luft – da cui nascono due figli, Joey e Lorna – e infine il licenziamento dalla MGM, dopo il flop del film L’allegra fattoria (1950), nel quale l’attrice appare già visibilmente sofferente. Dopo alcuni anni di stop, Garland torna sul grande schermo nel 1954 in È nata una stella di George Cukor, con una grande performance drammatica che le vale la candidatura all’Oscar, vinto però da Grace Kelly.

DAL CINEMA AI CONCERTI

L’ultima parte della vita di Judy Garland si consuma tra ruoli drammatici in film come Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer o Gli esclusi (1963) di John Cassavetes. Per Vincitori e vinti, nel 1962, ottiene la candidatura all’Oscar come Miglior attrice non protagonista. Conclude la sua carriera cinematografica con il film Ombre sul palcoscenico (1963) di Ronald Neame, dopo il quale abbandona il cinema per dedicarsi al teatro e ai concerti. Ma la star è sempre più tormentata, con un quarto matrimonio fallito – quello con Mark Herron – e il susseguirsi di problemi di salute e crisi depressive. Nel 1961 esce l’album Judy at Carnegie Hall che rimane in vetta alla Billboard Pop Albums (Billboard 200) per 13 settimane e nel 1962 vince il Grammy Award per l’album dell’anno, e le vale poi il Grammy Award per la miglior interpretazione vocale femminile pop.

LA MORTE

“Non vi dimenticherete di me” dice Judy Garland nell’ultimo concerto a Londra nel 1969. L’attrice è ormai segnata dalla depressione e della dipendenza da barbiturici, lacerata da un equilibrio psicologico instabile, divisa tra il richiamo del palcoscenico e dell’affetto dei fan e i sensi di colpa come madre sempre in tour. È il 22 giugno 1969 quando, a 47 anni, Judy Garland viene trovata morta dal quinto marito, Mickey Deans, nel bagno del suo appartamento londinese al 4 Cadogan Lane a Chelsea. Secondo l’autopsia, il decesso fu accidentale e legato all’assunzione eccessiva di barbiturici in un lungo arco di tempo, oltre che a una grave forma di cirrosi epatica.




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