Nella comunità internazionale del balletto, étoiles e coreografi occidentali, tra cui Roberto Bolle, si sono schierati per la pace. Intanto Jacopo Tissi e i ballerini stranieri tornano dalla Russia
Mentre in Ucraina si sono interrotte da un giorno all’altro le attività di tante compagnie di balletto, alcune persino sorprese in tournée, i tanti ballerini ucraini sparsi nel mondo si mobilitano per il loro paese, anche attraverso spettacoli per raccolta fondi. Intanto nella comunità internazionale del balletto, étoiles e coreografi occidentali, molti italiani, si sono schierati per la pace, anche con gesti ad effetto.
Come Roberto Bolle, che a conclusione del suo Gala con Friends in tour all’Expo di Dubai, ha scelto di sventolare la bandiera ucraina mentre i ballerini in proscenio esibivano cartelli con la scritta “peace”. Una dimostrazione di solidarietà anche verso Iana Salenko, ballerina ucraina da molti anni residente in Germania dove è Principal al Berlin Staatsballett, ospite frequente dei teatri italiani, che è apparsa in proscenio avvolta nel vessillo nazionale.
Nel frattempo è iniziata la diaspora dei ballerini stranieri in Russia, che da un decennio cominciavano ad essere numerosi: dall’inglese Xander Parish, Primo ballerino al Mariinsky, al brasiliano Solista principale del Bolshoi, David Motta Soares.
È di questi giorni anche la notizia del ritorno in Italia di Jacopo Tissi, nominato Primo ballerino del Bolshoi lo scorso gennaio, a coronamento di sei anni di carriera moscovita seguiti all’invito del direttore Makhar Vaziev. Primo italiano a raggiungere tale posizione, il ventisettenne era ormai un beniamino del pubblico russo, molto apprezzato anche dalla critica. Portando con sé il suo cagnolino, Tissi ha lasciato precipitosamente Mosca, dopo un viaggio lungo e faticoso tra le poche tratte aeree ancora aperte, immaginiamo con che dolore nell’abbandonare una carriera tuttora in ascesa e un teatro che era ormai la sua casa. Una volta rimpatriato, ne ha spiegate le ragioni con un post su Instagram:
“È difficile trovare le parole in questi giorni, tutti i momenti che ho vissuto fino ad ora e i tanti pensieri che mi girano per la testa. Sono scioccato da questa situazione che ci ha colpito da un giorno all’altro e, onestamente, per il momento, mi ritrovo impossibilitato a continuare la mia carriera a Mosca. Non riesco a descrivere quanto sia stato triste per me lasciare i miei insegnanti, i miei colleghi e amici; persone speciali che mi hanno fatto crescere come artista e come persona a cui sono e sarò sempre grato. Come essere umano provo empatia verso tutte le persone e le loro famiglie che stanno soffrendo. Nessuna guerra può essere giustificata. Mai. E io sarò sempre contro ogni tipo di violenza. Non possiamo lasciare che l’odio si diffonda, anzi, il nostro mondo dovrebbe essere pieno di armonia, pace, comprensione e rispetto. Spero davvero e prego che tutte le guerre e sofferenze cessino al più presto”.
Che sia un addio definitivo al Bolshoi, a nessuno è dato sapere. Sembra passato un secolo ma era solo il 29 gennaio scorso quando lui e Svetlana Zakharova, in coppia, danzavano da ospiti al Teatro alla Scala una trionfale Bayadère.
In tanti hanno ripostato un video ripreso da un cellulare che mostra Svetlana Zakharova in lacrime in proscenio, al termine dell’ultimo spettacolo al Teatro Bolshoi danzato con Tissi, partner tra i suoi prediletti cui è legata da grande amicizia. La ballerina, che in passato è stata membro della Duma tra le fila del partito Russia Unita ma ha presto abbandonato la politica dicendosene delusa, non ha più aggiornato il suo profilo Instagram, dove è sempre stata molto attiva. La stella del Bolshoi, amatissima dal pubblico italiano, sarebbe attesa al Teatro alla Scala tra gli ospiti del Gala dedicato a Carla Fracci, il prossimo 9 aprile, dove resta al momento in programma con la miniatura La morte del cigno, sua pièce de résistance.
Tuttora nel cartellone del Gala rimane un’altra Prima ballerina di spicco del Teatro Bolshoi, Olga Smirnova, ammirata in Italia in qualche rara occasione, che alla Scala dovrebbe apparire nel passo a due tratto dal balletto Onegin, per la prima volta in coppia con Roberto Bolle.
Tra gli italiani che avrebbero già lasciato la Russia o starebbero per farlo potrebbe esserci Marcello Pelizzoni, diplomato all’Accademia del Teatro Bolshoi di Mosca, Solista al Teatro di Krasnoyarsk, in Siberia, emerso in un famoso talent della TV russa per ballerini classici. Stesso destino che potrebbe toccare ai sempre più numerosi allievi italiani che negli ultimi anni hanno scelto di studiare e diplomarsi presso le due leggendarie scuole di balletto russe: l’Accademia Vaganova di San Pietroburgo e l’Accademia del Teatro Bolshoi di Mosca.
Ma le notizie arrivano frammentarie, principalmente attraverso i social networks, su Instagram affidate soprattutto alle effimere Stories, mentre la maggior parte dei ballerini russi si sta spostando sul canale Telegram.
Nel frattempo in Europa le programmate tournées delle principali compagnie di balletto russe, il Bolshoi e il Mariinsky, sono già state cancellate, per netta presa di posizione delle direzioni dei nostri teatri. A partire dal tour estivo a Londra del Balletto Bolshoi, una tradizione dai tempi della guerra fredda.
Condizionati dalle richieste occidentali di pubbliche abiure e dalle oggettive difficoltà di un mondo ormai spezzato, anche in Italia sono a rischio spettacoli già programmati. Come Rasputin al Teatro Arcimboldi di Milano il 9 e 10 aprile, protagonista il ballerino Sergei Polunin, nato in Ucraina e già bandito dal suo paese per le note posizioni a sostegno di Putin, il cui ritratto ha tatuato sul petto. O Pas de deux for toes and fingers, spettacolo di danza e musica con Svetlana Zakharova e il marito violinista Vadim Repin, in cartellone dall’8 al 10 settembre al Teatro Regio di Torino.
Impossibile oggi pronosticare se prevarranno le ragioni della guerra o quelle dell’arte.
vogue.it