Graffiti e democrazia, Pompei e Black Lives Matter: Kandis Williams sbarca in Italia

Graffiti e democrazia, Pompei e Black Lives Matter: Kandis Williams sbarca in Italia

Kandis Williams è un’artista multimediale afroamericana, nata nel 1985 a Baltimora, e il suo lavoro – tra collage, video, scrittura, installazioni e performance – è un reiterato allarme. Nei confronti dei diritti, spesso violati, delle comunità BIPOC, contro la violenza imperialista sulle popolazioni colonizzate. Le sue opere mescolano pop culture e mitologia, e indagano le strutture di potere nella società occidentale contemporanea. Molto legata a Virgil Abloh, per cui ha realizzato la scenografia della sfilata FW21 di Louis Vuitton, e gioca a scacchi con Lupe Fiasco in Amen Break, il film con il quale il grande designer ha presentato la collezione menswear SS22 di Louis Vuitton. Fondatrice della piattaforma editoriale Cassandra Press, è tra le protagoniste più attese della Whitney Biennal che inaugurerà il 6 aprile a New York.

È un attivista. Un’artista potente e acclamata. Il suo lavoro è arrivato finalmente in Italia con un inedito progetto di ricerca presso il Parco Archeologico di Pompei, commissionato nel contesto del nuovo programma di arte contemporanea Pompeii Commitment Materie archeologiche pompei, visitabile sul sito pompeicommitment.org. La ricerca della Williams è culminata ora in una video lecture che verrà proiettata ogni sera alle 20:22 per tutto febbraio sulla rete globale di schermi di CIRCA, che include Piccadilly Lights a Londra, ma anche Melbourne, Seul e Tokyo. Un video di due minuti e mezzo che mette a colloquio la valenza politica dei graffiti di Pompei con le proteste di Black Lives Matter

«Kandis ha la grande capacità di contestualizzare il presente attraverso la chiave del passato. Per portare la nostra attenzione a dinamiche socio-culturali che abbiamo ereditato e che ci influenzano. Traccia genealogie, rivelando aspetti della cultura patriarcale dei bianchi che hanno dato forma alla società in cui viviamo oggi», spiega Stella Bottai, co-curatore di Pompeii Commitment.

Un esempio. Nel suo lavoro A Garden, l’artista fa nascere una riflessione sulla diaspora persino dall’idea di un giardino botanico. Una riflessione sulla deumanizzazione delle popolazioni indigene e degli schiavi, strappati dalla loro terra proprio come le piante trapiantate altrove e costrette dentro schemi rigidi e precisi.

E Pompei, cosa c’entra?

«In questo progetto Kandis Williams è partita dall’analisi dei graffiti urbani (titoli picti) dipinti per le strade di Pompei, sepolta sotto le ceneri vulcaniche dopo l’eruzione del Vesuvio nel 79 DC, come pratica di comunicazione quotidiana, forum pubblico a tutti gli effetti. È andata a fondo. Ha parlato con il direttore degli scavi, il professore Antonio Varone che ha catalogato tutte le iscrizioni di Pompei. All’inizio l’indagine di Kandis era nata come ricerca, il dialogo è andato avanti per un anno, e ora questo progetto vede la luce, con l’obiettivo di indagare e sottolineare l’influenza politica di gruppi privi del diritto al voto, come le donne e gli schiavi. 

Si è appassionata a questi simboli portati nello spazio pubblico, e la sua riflessione l’ha condotta sulla scia delle proteste del 2020, che hanno cambiato il corso della storia contemporanea. Qual era la valenza politica di queste scritte, ieri come oggi? Come dialogano con le problematiche contemporanee riguardanti l’influenza politica e della visibilità di categorie oppresse nella società di oggi?».

Così nasce A Monument A Ruin: una video lecture di due minuti e mezzo che verrà proiettata su tutti i mega schermi del mondo che racconta – con la voce di Elliott Reed – in modo sintetico questi parallelismi. 

vogue.it

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