Il suo ultimo programma su Rai2 è stato ben scritto e rappresentato, ma una parte della critica continua a etichettarlo ancora come «fidanzato di». È tempo di dire basta
Nel Paese con una delle più alte concentrazioni di anziani d’Europa, i giovani faticano non solo a trovare una possibilità, ma anche ad accattivarsi quell’indulgenza e quella fiducia che l’età dovrebbe accordare loro. Un po’, però, fa sorridere il pensiero che, spesso, i giudizi più feroci vengano proprio dai giovani, da coloro che, nel disperato tentativo di ottenere autorevolezza, si lasciano andare a cadute di stile e a un’asprezza che non fa onore a nessuno, né alle vecchie né, tantomeno, alle nuove generazioni. I giovani che criticano i giovani, insomma, sono sempre esistiti, tuttavia varrebbe la pena concentrare le nostre attenzioni sui tanti professionisti che, con fatica e pazienza, cercano di costruirsi un futuro contando solo sulle proprie forze nonostante il vento contrario soffiato per dispetto dai coetanei. Uno di questi è Stefano De Martino, un artista partito sotto il cono di luce della danza e trasformatosi, nel giro di pochi anni, in un conduttore che si sta facendo strada senza troppi clamori.
Ogni volta che ci si chiede quanti giovani siano presenti nella tv italiana dovremmo, forse, chiederci come mai tutti facciano il nome di Cattelan – che, per inciso, ha 41 anni – e non quello di Stefano De Martino, che di anni ne ha 32. Sarà perché tutti abbiamo conosciuto De Martino, più che come concorrente e professionista di Amici, come fidanzato e poi marito di Belén Rodriguez, ruolo che Stefano ha accettato di ricoprire pubblicamente fino a quando l’amore è durato e, soprattutto, fino a quando non ha deciso di puntare su sé stesso e di scommettere su una nuova strada: quella della conduzione. De Martino, che non ha mai nascosto di prendere i grandi come Arbore come esempio – cosa che, tra l’altro, gli è valsa l’antipatia di blogger suoi coetanei che hanno letto nelle sue parole la presunzione di chi è appena arrivato e vuole trasformarsi in quello che non è -, ha iniziato in punta di piedi: è una spalla eccezionale, ha i tempi e i modi giusti e, soprattutto, non ha la voglia di occupare il palco a tutti i costi, calamitando su di sé tutta l’attenzione a discapito del contributo degli altri. La grandezza di un artista sta nel riconoscere i propri limiti e nel lavorare silenziosamente per colmarli e, questo, De Martino lo ha sempre fatto.
Ci è riuscito con Made in Sud, lo ha confermato in Stasera tutto è possibile e lo ha dimostrato un po’ a tutti in Bar Stella, il delizioso programma di seconda serata di Rai2 che gli ha permesso di creare un universo parallelo ammantato da una scenografia teatrale e dalla presenza di diversi comici, da Herbert Ballerina a Marta Filippi, da Carola Moccia ad Ambrosia, che si sono divertiti a prestare il volto a una quadriglia di personaggi che Stefano De Martino ha seguito e sostenuto. Che il Bar Stella fosse un tributo neanche troppo velato alla televisione di Arbore è stato chiaro fin da subito, ma il problema da risolvere è un altro: cosa c’è di male in questo? Fermo restando che è a dir poco lodevole che un trentaduenne conosca la tv di Arbore e voglia, in qualche modo, renderle omaggio (alzi la mano chi è nato negli anni Novanta e conosce la sigla di Indietro tutta!), non si capisce cosa debbano fare questi giovani per avere la critica dalla loro parte: studiano i grandi e non va bene perché sono spocchiosi e vogliono sostituirsi a loro; non si ispirano a nessuno e non va bene perché pensano di fare strada ignorando i fondamentali. In attesa che qualcuno ci illumini su cosa un Under 40 dovrebbe fare per poter lavorare in televisione guadagnandosi questo privilegio, vi diciamo che, a parere di chi scrive, Stefano De Martino è riuscito finalmente a scrollarsi di dosso l’etichetta di «marito di» e a costruire qualcosa di solido, che può solo migliorare. Tutto il resto è gossip.
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