Il cantante, parlando a cuore aperto dell’ansia che gli provoca la popolarità, ha svelato un episodio mai raccontato prima. Quando era all’apice del successo, qualcuno assoldò un killer per farlo fuori: «Una di quelle cose che accadono dietro le quinte quando diventi famoso»
Soldi, interviste, copertine patinate, amori da film, fan in delirio. Questo ci viene in mente quando pensiamo a un personaggio super famoso. Ma la popolarità planetaria nasconde, naturalmente, anche lati negativi. A ricordacelo ci ha pensato Robbie Williams, che in in un’intervista al Mirrorha parlato a cuore aperto del lato oscuro della fama. L’ex star dei Take That, 47 anni, ha infatti rivelato: «Quando ero all’apice del successo assoldarono un killer per uccidermi. Non l’ho mai detto pubblicamente prima». Il sicario non portò a termine la sua missione solo grazie ad alcuni «loschi amici» del cantante, che lo misero in fuga: «È una di quelle cose che succedono dietro le quinte quando diventi famoso».
L’artista britannico conosce la celebrità fin da quando era un ragazzino. «Sono diventato famoso quando avevo 17 anni, facendo una boy band quando ne avevo 16, poi la boy band è decollata. Quando avevo 21 anni me ne sono andato e ho avuto una carriera da solista, ho venduto 80 milioni di album, ho detenuto il record per il maggior numero di biglietti venduti in un giorno per un tour». Un’esistenza da favola? Non proprio: «Ad un certo punto della mia vita ero diventato assurdamente famoso, sui livelli di Michael Jackson per intenderci. Ma celebrità e successo eccessivi si portano dietro ansia, depressione e problemi mentali. Combatti perché la tua privacy ti viene portata via, cerchi di fare una vita normale, ma ti sminuisci per non venire attaccato. Volevo andare in posti normali, ma non potevo, perché volevano ammazzarmi. Ci sono vari stadi della fama, alcuni non me li ricordo, ma il quarto è l’accettazione e ci vuole un po’ per arrivarci».
Ad aiutarlo a scendere a patti con la sua popolarità è stato il trasferimento a Los Angeles, nel 2004, con la moglie Ayda Field da cui ha avuto quattro figli nati tra il 2012 e il 2020. Negli States il cantante si sente uno dei tanti ricchi e famosi che vivono laggiù. E la sua esistenza è cambiata: «Qui vivo nell’anonimato e mi diverto davvero». Ma quando torna nel suo Paese d’origine, il Regno Unito, l’anonimato scompare: «E questo mi fa sentire ansioso e depresso».
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