Siete tra coloro che sono andati al cinema a vedere Spider-Man: No Way Home? Sappiate che nel giorno dell’uscita in sala negli Stati Uniti, precisamente il 17 dicembre scorso, anche i due attori che hanno incarnato il supereroe nei precedenti film hanno fatto la stessa cosa. Tobey Maguire e Andrew Garfield si sono infilati in una sala di Los Angeles per l’irresistibile richiamo nel riassaporare l’entusiasmo degli spettatori nell’assistere alle gesta dell’Uomo Ragno. I cattivi che lo Spider-Man di Tom Holland doveva fronteggiare era quelli dei film di Maguire e Garfield, a causa di un incantesimo andato storto con il Dottor Strange, ed era più che comprensibile che i due vedessero il film insieme per fare il tifo per Peter Parker, come in passato tutti hanno fatto per loro.
Premiato in questi giorni dal Palm Springs International Film Festival (la cui organizzazione ha deciso all’ultimo che non si sarebbe svolto in presenza), Andrew Garfield ha ricevuto il Desert Palm Achievement Award per il suo lavoro sul musical tick, tick… Boom! di cui è protagonista (disponibile su Netflix). Alcuni giornalisti hanno dunque avuto modo di parlare con l’attore e tra questi c’era un certo Matt Cohen per Entertainment Tonight. Garfield ha raccontato molte cose su Spider-Man: No Way Home, ma per leggerle è indispendabile aver visto il film per tutto il discorso è farcito di spoiler. Chi non l’ha visto si tenga alla larga.
Andrew Garfield parla di Spider-Man: No Way Home
Ultimo avvertimento per non incappare in spoiler. Se non avete visto Spider-Man: No Way Home non leggete le parole di Andrew Garfield, riportate qui sotto in italiano.
Innanzitutto, io sono un fan. Quando Amy Pascal, Kevin Feige e John Watts [rispettivamente produttrice per la Sony, presidente dei Marvel Studios e regista di No Way Home, ndr] mi hanno chiesto di incontrarmi per parlarmi di un’idea e me l’hanno raccontata, io ho reagito come un fan in mezzo al pubblico che vede per la prima volta sullo schermo un’inquadratura con insieme i tre Spider-Man di diversi universi. E così, la testa, la tua piccola testa, semplicemente esplode. Ecco, questa la cosa principale per spiegare come mi sono sentito.
E poi, il fatto che io fossi una di quelle persone a indossare il costume accanto al mio Spider-Man eroe, Tobey Maguire, e al brillante, di incredibile talento, di cuore, spiritoso, dolce e perfetto Spider-Man Tom Holland, e che mi trovassi ad essere il fratello di mezzo, e che fossi in estasi verso il mio fratello maggiore e protettivo verso il mio fratello minore… c’è qualcosa di spirituale in quello che è accaduto e che accade e che esploriamo nel film, con l’archetipo del personaggio che è solo, isolato, ed è un’importante aspetto secondo i termini canonici di Spider-Man, per come la vedo io.
Credo che una delle ragioni per cui è così affascinante per tante persone nel mondo, è la sensazione di isolamento… o forse solitudine è la parola giusta, con cui tutti possiamo rapportarci mentre cerchiamo di capire che cosa siamo capaci di fare e come la nostra ordinarietà incontra la nostra straordinarietà, attraverso l’adolescenza e verso la vita adulta. La solitudine del personaggio, che sembra destinato ad avere per tutta la vita, all’improvviso si interrompe. Questi tre ragazzi, che forse si sono sentiti soli nei loro universi, tutto d’un tratto diventano consapevoli di non esserlo mai veramente, non sono mai stati soli perché c’è una fratellanza là fuori. E chissà quanti altri Spider-Man, quanti Peter Parker, ci sono e sono pronti a condividere un gruppo per supportarsi.
Il tema del mentore e il fatto che questi due fossero gli unici che potessero davvero capire cosa quel giovane stesse passando, era proprio per Tom e per il suo personaggio, per il Peter di Tom, per il suo percorso che era al centro di tutto. Noi eravamo lì per dargli supporto e divertirci, ed è stato maledettamente divertente.
Ancora non riesco a credere che sia successo. Mi sono infilato di nascosto in un cinema la sera dell’uscita in sala del film con il cappello da baseball e la mascherina. Tobey era con me. Io e Tobey ci siamo segretamente infiltrati in un cinema e nessuno si accorto che fossimo lì. È stata una cosa meravigliosa da fare insieme, come lo è l’amicizia fraterna con Tobey e Tom e l’esperienza unica che abbiamo vissuto.
È un personaggio che sarà sempre importante e bellissimo per me, perché serve il bene comune e si occupa delle persone care, ha a cuore l’umanità e la vita. E se ci fosse per me un’opportunità di continuare in un modo tale da servire il pubblico, da offrire agli spettatori i temi con cui Stan Lee gli ha dato personalità, io sarei disponibile, molto disponibile, ma dovrà essere davvero qualcosa di speciale. Qualcosa di davvero significativo, divertente e gioioso come No Way Home. Spider-Man sarà sempre parte di me, che io lo interpreti o no.