Il museo di scultura antica è uno dei primi al mondo a sperimentare la nuova tecnologia senza fili “light-fidelity”, sperimentata anche nella casa del IV secolo d.C., aperta al pubblico dopo 20 anni
Un ampio peristilio con colonne, pavimenti in marmi pregiati, elementi riferibili a fontane e una pesa pubblica, a circa quattro metri di profondità rispetto al piano stradale: è la domussotterranea, sotto al palazzetto di Corso Vittorio Emanuele a Roma, riaperta dopo 20 anni e accessibile al pubblico, con una tecnologia del tutto nuova, fino al 20 febbraio, in attesa che ulteriori lavori rendano il sito visitabile in via permanente.
La tecnologia, estesa anche ad altre aree del museo, è quella “Li-Fi” (acronimo di Light Fidelity) e funziona grossomodo come il Wi-Fi, ma senza antenne, cavi o fibra: solo luce al led. E’ pensata per offrire ai visitatori contenuti multimediali che viaggiano attraverso la luce e raggiungono gli smartphone. Infatti, dopo aver scaricato un’App dedicata, si possono approfondire le informazioni relative sia al sito archeologico, sia ad alcune opere della collezione, semplicemente puntando il proprio telefonino verso gli appositi punti segnalati.
Il museo Barracco è tra i primi al mondo a dotarsi di questo sistema (che per altro include anche un’opzione per ipovedenti) che è stato presentato dalla Sovrintendenza Capitolina e promosso insieme a una serie di partner: le aziende “To Be Srl”, “DB Ingegneria dell’immagine Srl”, “Tecno Electric Srl” e la “Fondazione UniVerde”. Il progetto fa parte dei 43 vincitori (su 126 partecipanti) del bando “L’impresa fa Cultura“, indetto dalla Regione Lazio per promuovere, attraverso l’uso di nuove tecnologie, il patrimonio culturale.
Questo nuovo progetto è quindi un’occasione per approfondire il fascino di questo piccolo e prezioso museo, nato a Roma dopo una donazione al Comune, nel 1902, del barone e senatore del Regno, Giovanni Barracco(1829- 1914), ricco collezionista e grande sostenitore della causa risorgimentale, che scelse di lasciare a Roma la sua raccolta di antichità con importanti testimonianze delle culture antiche del Vicino Oriente (sumerica, egizia, assira, fenicia, cipriota, palmirena e partica) e manufatti etruschi, italici, greci, romani, medievali e mesoamericani.
Le novità inaugurate il giorno della epifania sono dunque due: la possibilità di visitare la domus romana che era stata ritrovata nel 1899, durante i lavori per la demolizione di una parte dell’edificio, e questa nuova tecnologia, veloce, sicura e sostenibile e dalle grandi potenzialità in direzione di una transizione ecologica e digitale.