All’Australian Open che si terrà dal 17 al 30 gennaio, Novak Djokovic potrebbe vincere il suo 21esimo Slam. Eppure ci sono dettagli che contano più di una vittoria da record e sono tutti quei valori che dovrebbero essere fondanti della sportività, come la condivisione, il lavoro di squadra, l’onestà nella competizione. Tutti valori che, a ben giudicare l’ultima mossa di Djokovic, non gli possono essere accreditate. Il campione di tennis sarà infatti presente all’Australian Open pur senza essere vaccinato contro il Covid-19, come tutti gli altri partecipanti e il pubblico, e anzi con una speciale esenzione medica.
La notizia – confermata dal giocatore stesso sul suo profilo Instagram – ha giustamente sollevato una bufera mediatica che, nonostante tutto non ha fermato Djokovic dall’imbarcarsi per l’Australia. La colpa però è condivisa, d’altronde gli organizzatori dello Slam si sono dimostrati altrettanto anti-sportivi. Lo Stato di Victoria ha infatti imposto l’obbligo vaccinale per tennisti e spettatori, ma pur di non perdere la principale attrazione della gara ha deciso di fare un’eccezione. Così il tennista serbo ha ottenuto una exemption-permission, un’esenzione dal vaccino per motivi di salute confermata da ben due commissioni mediche diverse.
Viene piuttosto spontaneo pensare che il numero 1 del tennis mondiale non possa soffrire di chissà quali disturbi di salute, date le sue performance sportive, e che al contrario questa mossa sia stata un atto di anti-sportività condivisa. A confermare questa teoria ci sono le convinzioni ben esplicite del giocatore che si è sempre detto contrario alla vaccinazione.
Durante il primo lockdown ha tenuto una serie di dirette insieme a un guru in cui sosteneva che la pandemia fosse un periodo favorevole, che il Parkinson sia causato dalla Coca Cola e che per guarire basti “seguire la memoria dell’acqua”. L’ennesima prova è arrivata con il suo tour in Serbia nell’estate 2020, tenutosi senza mascherine e controlli e che ha provocato un focolaio di cui anche Djokovic e famiglia sarebbero stati parte. Va da sé allora che ogni dubbio sulla sua esenzione medica sia più che legittimo. Se Djokovic dovesse vincere il suo ennesimo Slam, il suo trionfo, per gli spettatori, gli appassionati di sport, i veri sportivi, non avrà minimamente lo stesso sapore.
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