Massimiliano Ossini, lezioni in quota

Massimiliano Ossini, lezioni in quota

Il bravo ragazzo di Mamma Rai – il figlio che non dà pensieri, quello con pochi grilli per la testa, quello sempre pronto a sfornare un sorriso cortese ma sincero, biondo e con gli occhi azzurri da perfetta iconografia angelica – torna in onda. Massimiliano Ossini riprende le redini del suo consolidato cavallo di battaglia su Raiuno, Linea Bianca, bibbia catodica per sciatori ed escursionisti d’alta quota, e bissa su Raidue debuttando con Kalipè – A passo d’uomo, cinque mercoledì in prima serata, a partire dal 29 dicembre, in un viaggio attorno al globo, immersi nella natura, alla riscoperta delle sue bellezze e delle sue evidenti fragilità.

Ormai ha trovato la sua collocazione televisiva definitiva: la natura, l’ambiente, la montagna. Una passione autentica o, anche, la comodità di crogiolarsi nella suacomfort zone?
«Kalipè è, soprattutto, un sogno che si realizza. Fin da bambino ero ossessionato dallo spreco dell’acqua, del cibo, dell’elettricità. Ora questa fissazione si è trasformata in divulgazione scientifica. In questa nuova trasmissione mi sposto dalle profondità dell’oceano Pacifico fino alla vetta del Cervino, per parlare di cambiamenti climatici, erosione dei ghiacciai, innalzamento delle acque. Ma non vogliamo raccontare solo il disastro ambientale per piangerci addosso. Siamo positivi: abbiamo capito di essere fragili, ma sappiamo anche che cosa dobbiamofare per scampare al rischio estinzione».

E cioè?
«L’unica arma che abbiamo per salvarci è la conoscenza».

Oggi si sente più presentatore o divulgatore?
«Faccio ping pong tra l’uno, in studio, e l’altro, all’aria aperta. Per me questo è anche un esperimento di linguaggio: dobbiamo arrivare alle nuove generazioni, abituate a un’informazione velocissima. I momenti dedicati alla presentazione sono minimi, mentre quelli di divulgazione richiedono che la soglia dell’attenzione si alzi».

Ex attore non si sente mai? Ha cominciato così…
«Guardi che quando ne ho la possibilità lo faccio ancora. Nel programma parlo della desertificazione: come non impersonare Clint Eastwood ne Il buono, il brutto, il cattivo, cavalcando e scazzottando?».

La montagna sembra essere il suo luogo dell’anima. Sbaglio?
«La montagna è maestra di vita, è dove noi esseri umani ci possiamo fermare, guardare, ascoltare, meravigliare. Costringe alla lentezza. Ci ricorda di essere così piccoli di fronte a lei, così maestosa. La montagna ti insegna a conoscere te stesso, i tuoi limiti, le tue paure».

Le sue quali sono?
«Oggi, quella di rimanere solo, anche se ho una bellissima famiglia. Ma ci sono stati anni nei quali lavoravo molto, in programmi importanti, e nonostante ciò non ero felice. Avevo paura di non essere davvero soddisfatto di me. Ho rischiato forse non di cadere in depressione, ma certamente di stare male. Con la montagna mi sono scoperto, e ho cominciato a coltivare anche i miei piaceri più solitari: passeggiare, riflettere, anche annoiarmi. Oggi so vivere la noia come fanno i bambini, quando giocano con l’immaginazione».

Ha tre figli relativamente piccoli…
«Insomma, la più grande ha 17 anni, già da due vive in Inghilterra».

Anche se non sembra, il tempo è passato persino per lei. Come ha trasmesso loro questa passione?
«In modo naturale, portandoli con me in montagna. Il modo migliore per educare è sempre fare, credo».

Kalipèè una parola himalayana e significa «passo lento e corto». La sua carriera è un percorso di passi forse piccoli, ma costanti?
«Direi proprio di sì. Sono in onda da 20 anni, credo che la mia sia una televisione antica, ma non vecchia. Le ascese immediate a volte rischiano di farti cadere presto, e rovinosamente. Mi sono sempre detto: se le cose non capitano, forse non è ancora il momento».

Di fare un salto lungo, ora, invece, non avrebbe voglia?
«In realtà no. Sono un maratoneta. Certo, lo sprint finale a volte aiuta».

In tutti questi anni, si è mai trovato a toccare con mano situazioni che le abbiano fatto capire quanto lo stato di salute del nostro pianeta sia drammatico?
«Il ghiacciaio della Marmolada: estate dopo estate lo ritrovo, a occhio nudo, più ritirato. Forse poi non sarà un dato scientificamente rilevante, ma spesso mi è capitato di festeggiare il mio compleanno, il 22 dicembre, in maniche corte».

In questi anni è cambiata anche la coscienza collettiva nei confrontidell’ambiente?
«Se ne parla tanto, tutti i giorni, e le persone sono certamente più attente alla tematica. Ma serve ancora più informazione: i giovani preferiscono la bici al motorino, ma non sanno quanto inquinamento provochi scaricare un’app o guardare una serie in streaming».

A proposito di compleanni: ha appena celebrato 43 anni. Ma la faccia da bravo ragazzo è sempre uguale. Si ritrova in questo cliché?
«Bravo non lo posso dire, ma ragazzo sì. Mi piace essere – o almeno apparire – così: i miei modelli sono stati Fabrizio Frizzi, Piero Angela, anche Mike Bongiorno, persone che regalavano serenità, che sapevano rassicurare. Poi, nella vita privata, uno non si sa mai come sia davvero…».

Lascia intendere che persino lei possa avere un lato più ombroso?
«Dovrebbe chiederlo a mia moglie o ai miei figli…».

Si è mai chiesto chi sarebbe, oggi, seDisney Club– il programma che l’ha lanciata – l’avesse condotto in America? Un Justin Timberlake, un Ryan Gosling, o comunque sempre il bravo Massimiliano della porta accanto?
«Con la testa che ho, forse sarei una specie di Leonardo DiCaprio. Anche lui appassionato ambientalista. Poi chissà, forse un clamoroso successo così immediato mi avrebbe anche potuto dare alla testa. Tanti soldi, tanta popolarità. Alcuni dei miei colleghi d’oltreoceano sono finiti nella trappola della droga, della depressione, dell’alcol…».

Lei non trasgredisce mai?
«Le trasgressioni non fanno per me. Però sono molto, ma proprio molto disordinato. In casa mia quasi non riesci a entrare. In macchina ci trovi di tutto. Il divano è sommerso dai vestiti».

VanityFair.it

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