Haya di Giordania e l’emiro di Dubai, il divorzio è da record

Haya di Giordania e l’emiro di Dubai, il divorzio è da record

È stato battuto il record finora detenuto da Tatiana Akhmedova, che lo scorso aprile aveva ottenuto 532 milioni di euro dall’ex marito Farkhad Akhmedov. La somma che l’emiro di Dubai Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, secondo quanto stabilito dall’Alta Corte britannica, dovrà versare alla ex moglie, la principessa  Haya Bint al-Hussein, sorella dell’attuale re Abdullah di Giordania,  la supera di gran lunga: 552 milioni di sterline, pari a circa 650 milioni di euro complessivi, di cui 300 milioni, solo di assegno per sua moglie.  In un’unica soluzione.

Si è chiusa così la causa di divorzio più imponente di tutta la storia legale inglese: al settantaduenne multimiliardario mediorientale, primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, non è bastata la schiera di agguerritissimi legali che aveva dispiegato per contrastare l’avvocata incaricata dalla ex moglie. Fiona Shackleton – che, dopo aver rappresentato il principe Carlo nel divorzio da Lady Diana, ha preso in carico il caso della principessa giordana – è riuscita a spillare all’Emiro non solo il corposo assegno di divorzio per la ex moglie, ma anche il pagamento fisso di sei milioni e mezzo all’anno ciascuno per il mantenimento dei due figli della coppia, Jalila e Zayed, di 14 e 9 anni, e una garanzia di 341 milioni di euro.

«È stato fatto il possibile per arrivare a una soluzione ragionevole, visti l’eccezionale ricchezza e gli standard di vita a cui questi due ragazzi sono stati abituati durante il matrimonio dei loro genitori», hanno fatto sapere dall’Alta Corte. «Un caso totalmente fuori dall’ordinario, in cui a un bambino di 9 anni vengono regalate tre costosissime auto solo perché abituato a ricevere auto in regalo», ha detto uno dei giudici.

Una sentenza così pesante, comunque, non era inattesa. Già all’inizio del 2021 l’Alta  Corte aveva stabilito che Mohamed Bin Rashid Al Maktoum aveva hackerato il cellulare della sua ex moglie, del suo avvocato e di molti dei suoi dipendenti servendosi della tecnologia militare israeliana Pegasus; e che Haya di Giordania e i suoi figli erano «effettivamente molto vulnerabili», soprattutto i bambini, che avevano bisogno di «essere protetti nel Regno Unito, non da minacce esterne ma dal loro stesso padre».

È dal 2019 che la principessa giordana ha trovato rifugio a Londra dopo essere fuggita con i figli dal palazzo dell’Emiro, e da allora si sono accesi i riflettori sul mondo solitamente serrato delle famiglie reali mediorientali e sulla complicata situazione di questa famiglia in particolare.

Haya47 anni, la più giovane delle sei mogli dell’Emiro, sosteneva di sentirsi in pericolo e di temere per la vita dei suoi figli: prima per la pubblicazione da parte dell’ex marito di una poesia in cui si leggevano minacce a una donna colpevole di una relazione extraconiugale con un bodyguard (proprio come lei, accusata di aver avuto un love affair con la sua guardia del corpo), poi per aver scoperto che due delle figlie del marito –  Latifa e Shamsa – erano state rapite e riportate a Dubai contro il loro volere. Lui, che ha sempre respinto entrambe le accuse, d’altro canto, ha fatto di tutto per liberarsi della ex moglie e tenersi i due figli ancora minorenni.

Ora la battaglia – almeno quella legale – è stata chiusa. Ma non è detto che la guerra sia finita. 

VanityFair.it

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