Il suo lavoro nel campo dell’architettura ha guardato negli ultimi anni alla relazione tra ‘razza’, cultura e spazio. Ma ha trovato il tempo anche per scrivere 11 romanzi
È di origini ghanesi ma è nata in Scozia. Lesley Lokko è architetta, docente di architettura e scrittrice (anche di romanzi). E sarà la curatrice della Biennale di Architettura di Venezia del 2023. È la prima black della storia ad assumere il ruolo ed è solo la terza volta che viene scelta una donna a occuparsi della curatela della prestigiosa manifestazione (dopo Kazuyo Sejima nel 2010 e Yvonne Farrell e Shelley McNamara nel 2018).
Lokko è stata preside della Bernard and Anne Spitzer School of Architecture del City College of New York, ha fondato e diretto la Graduate School of Architecture dell’Università di Johannesburg, in Sudafrica. Nel 2020 ha fondato ad Accra l’African Futures Institute, una scuola di specializzazione in architettura e una piattaforma di eventi pubblici, che tuttora dirige, posizionando l’Africa come “il laboratorio della sperimentazione sul futuro”.
È direttrice di Folio: Journal of Contemporary African Architecture, pubblicato dalla GSA. Ma si è affermata anche come scrittrice e non solo di saggi: ha scritto infatti White Papers, Black Marks: Race, Space and Architecture e poi ha esordito nel 2004 con il suo primo romanzo Sundowners (Orion) (traduz. italiano Il mondo ai miei piedi, Mondadori), cui sono seguiti altri 11 titoli. Il suo ultimo romanzo, The Lonely Hour, uscirà nel 2023 con Pan Macmillan editore).
Negli ultimi trent’anni il suo lavoro nel campo dell’architettura e della letteratura ha guardato alla relazione tra ‘razza’, cultura e spazio. E ha tenuto talk in tutto il mondo sui temi dell’identità culturale e razziale.
Già in occasione della Biennale di Architettura 2021 è stata membro della Giuria Internazionale e ha certamente colpito il presidente Roberto Cicutto per “il suo sguardo capace di interpretare con diversi ruoli la propria posizione nel dibattito contemporaneo su architettura e città, che parte dalla sua esperienza immersa in un continente che sempre più sta diventando un laboratorio di esperienze e proposte per tutto il mondo contemporaneo. Credo che questa sua immersione nel reale sia il modo migliore per dialogare con gli interrogativi posti dalla Mostra curata da Hashim Sarkis nel 2021.”
Vogue.it