Com’è Spider-Man: no way home (senza spoiler)

Com’è Spider-Man: no way home (senza spoiler)

L’amichevole eroe di quartiere non è più anonimo: ha un volto e un nome. Ecco perché il mondo si trova in subbuglio e l’Uomo Ragno, accusato dal villain Mysterio (Jake Gyllenhaal) di essere un pericoloso assassino, viene costretto alla fuga. Il nuovo capitolo delle avventure dell’Avenger interpretato da Tom HollandSpider-Man: no way home parte lì dove il precedente si era interrotto e promette scintille.

D’altronde l’universo cinematografico Marvel – come anticipato alle Giornate professionali di cinema di Sorrento – è in continua espansione e già nella prossima stagione contempla il ritorno di Doctor Strange (il 4 maggio) e Thor (il 6 luglio). Non c’è da stupirsi che il file rouge di questi cinecomic li unisca gli uni agli altri, grazie – come ormai da tradizione – a due momenti extra dopo i titoli di coda.

Mai come in questo capitolo resta comunque difficilissimo raccontare cosa aspettarsi sul grande schermo senza incappare in spoiler perché le indiscrezioni sulla presenza di personaggi buoni e cattivi del passato si sono rincorse per settimane. No, non diremo chi ci sarà e chi no, perché questo film ruota (e gioca) proprio attorno a questo, alle infinite possibilità del multiverso, l’affascinante concetto di mondi esistenti in linee temporali e spaziali diverse.

Se esiste qualcuno in grado di sbrogliare questa matassa e orientarsi è di sicuro Doctor Strange (Benedict Cumberbatch), ma non sempre i suoi metodi sono condivisi. Rigore a parte, Peter Parker (Tom Holland) non sembra molto contento della proposta del collega, ossia far dimenticare al mondo che tutto questo sia realmente accaduto. Quando si rivolge a lui per sistemare il pasticcio e il caos generati dalla diffusione delle proprie generalità, sembra far fatica a pensare che – ancora una volta – le sue azioni coinvolgano e danneggino le persone accanto a sé. Vorrebbe che il segreto fosse ripristinato con la magia perché ne pagano le conseguenze sia la fidanzata MJ (Zendaya) che il miglior amico Ned (Jacob Batalon), al centro della gogna mediatica, rei di aver coperto e aiutato un killer. 

I ripensamenti durante l’incantesimo scatenano un varco sulla Terra lasciando libero accesso a tutti i maggiori nemici che l’Uomo Ragno abbia mai affrontato in questo e altri universi. Si scatena letteralmente l’inferno, anzi multipli inferni perché l’assedio avviene su più fronti contemporaneamente e mai come ora il giovane Peter Parker si trova vulnerabile e fragile, stritolato dai sensi di colpa e dalle responsabilità (sì, le stesse che derivano da grandi poteri, come sa bene zia May, al secolo Marisa Tomei). 

Il punto di forza di questa 27° installazione dell’MCU è il perfetto equilibrio tra action spettacolare e momenti intimi: l’etica dell’eroe vacilla quando in ballo ci sono anche i propri desideri e sentimenti. La maledizione di chi vive accanto ad un paladino della giustizia si ripete perché la prossimità non è certo un porto franco, anzi. 

Tom Holland mette in scena questa straziante dualità con grande delicatezza, affiancando all’ironia di cui già ha dato sfoggio in passato – soprattutto accanto al suo idolo Iron Man/Robert Downey jr. – l’antica goffaggine ma anche una nuova serietà.

In forma fisica eccellente (anche grazie agli allenamenti intensivi per Uncharted), il 25enne ex ballerino londinese sfodera carisma e fascino in una nuova forma di mascolinità, lontana anni luce da ogni forma di tossicità.

La sintonia con Zendaya, sua partner anche nella vita, è palpabile e viene affiancata dall’incredibile versatilità con cui riesce ad abbracciare un cast rinnovato, allargato e variegato. Da padrone di casa, sa bene quando fare un passo indietro per lasciare la scena agli ospiti e quando invece prendere in mano la situazione. E non sembra affatto facile, con presenze del calibro del Maestro Cumberbatch, ma ci riesce, eccome.

La generosità di questo personaggio e del suo interprete viene declinata con rara maestria dal regista Jon Watts, che con questo capitolo segna il passaggio alla maturità di un eroe teenager amatissimo (e già esplorato su grande schermo da Sam Raimi e Marc Webb).

Per due ore e mezzo il pubblico si perde più che volentieri tra azione e poesia, trasportato dalle musiche di Michael Giacchino. Spider-Man: no way home è infatti la sublimazione moderna del concetto stesso di eroe: Peter finisce nei guai ma sa chiedere aiuto, riesce a tornare sui suoi passi e non si vergogna di chiedere scusa. Valoroso guerriero, certo, ma pur sempre ragazzino, motivo per cui ha bisogno e si circonda di adulti di valore, oltre che di coetanei brillanti.

Con questo film l’Uomo Ragno supera le aspettative raggiungendo altezze vertiginose. Chapeau!

VanityFair.it

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