Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, questo il nome all’anagrafe di Lina Wertmüller, la più celebre regista italiana, morta oggi 9 dicembre a 93 anni. Nata a Roma nel 1928, Wertmüller è stata la prima donna candidata all’Oscar come miglior regista (1976). Il film, Pasqualino Settebellezze. Nel 2020 è arrivato per lei un Oscar onorario. Guida e icona per le registe di tutto il mondo, Wertmüller ha iniziato questo mestiere quando erano poche a farlo e i suoi film hanno riscosso grande successo commerciale e di critica. A dare la notizia della scomparsa, un amico di famiglia. Occhiali bianchi, iconici, un oggetto diventato significante: lei, Lina. Vezzi meno conosciuti? “Mi vesto sempre di nero e adoro il gelato al cioccolato”, ha detto in un’intervista rilasciata nel 2020 all’Officiel. Il 2020, l’anno dell’Oscar onorario. L’adoravano, gli americani. Il mondo tutto. Un tripudio di “Lina!Lina!”, la serata della premiazione, con Leonardo DiCaprio e Quentin Tarantino a gridare il suo nome. E con il suo discorso, calibrato col tempo che è, anzi, più ancora, col futuro: “Perché lo chiamiamo Oscar? Non vogliamo cambiargli nome con quello di una donna, che so, Anna?“. I suoi film, dai titoli così lunghi (capolavori pure quelli) da finire sul Guinness, sono rimasti nella storia: si capiva che sarebbero diventati dei classici. Wertmüller ha scardinato “con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa”.
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