La serie di Zerocalcare, Strappare lungo i bordi, è la più vista sulla piattaforma di streaming anche se ha suscitato qualche polemica per il doppiaggio in romanesco
È una delle serie più viste di Netflix: parliamo di Strappare lungo i bordi di Zerocalcare. Lo show porta sul piccolo schermo e sui dispositivi mobili, in versione animata, i fumetti di Michele Rech (questo il vero nome dell’autore). Doppiata interamente in romanesco, lo show ha innalzato un polverone di polemiche, visto che non è stato realizzato in italiano e, quindi, non comprensibile per tutti. Il fumettista, però, ha risposto a queste critiche con la sua ironia di sempre.
Zerocalcare, Strappare lungo i bordi: l’origine della serie tv
Durante il lockdown, Zerocalcare si è cimentato in una serie animata, intitolata Rebibbia Quarantine, al fine di dare ai propri seguaci e lettori un prodotto nuovo, rispetto ai fumetti: “Pubblicando video dei miei fumetti, anche amatoriali, riscontravo più visualizzazioni e potevo raggiungere un numero maggiore di persone“, secondo quanto riporta Deejay.it.
E, dopo questa esperienza, si è cimentato in Strappare lungo i bordi, serie disponibile su Netflix, che ha realizzato con il supporto di Movimenti Production e BAO Publishing, visto che la mole di lavoro era elevata e da solo non poteva farcela, come rivelato a Repubblica. In questo modo, la serie si è avvalsa di una grande produzione.
Si sa che, qualsiasi creazione o prodotto che ottiene molto consenso, non può sfuggire alla macchina di critiche e al dito puntato di persone che non l’apprezzano e che polemizzano sui vari aspetti di cui è composto. E la serie di Zerocalcare non è riuscita sfuggire a questo meccanismo, sia per la scelta di usare il romanesco nel doppiaggio, sia per l’uso della bandiera curda che ha fatto storcere il naso alla Turchia.
Le critiche al romanesco e le polemiche della Turchia
La serie è doppiata in romanesco, una parlata comprensibile dagli abitanti della Capitale e da chi si sforza di capirlo, pur perdendo qualche passaggio, ma che ha fatto insorgere diverse polemiche poiché non può essere capito da tutti gli spettatori. In tanti, infatti, hanno affermato che lo show è “da sottotitolare” per queste ragioni.
“Madonna regà, ma come ve va de ingarellavve su sta cosa“: questo il commento di Zerocalcare su Twitter, il quale cerca di smorzare l’ondata di polemiche sul dialetto utilizzato nella serie affermando che in molti si stanno “entusiasmando eccessivamente” per questo aspetto.
Le critiche, però, arrivano anche dall’estero – in particolare dalla Turchia – la quale contesta al fumettista l’uso della bandiera curda nella serie. Sappiamo, da un po’ di tempo, che Michele Rech sostiene la causa curda, tanto da aver realizzato Kobane Calling, la graphic novel che funge da racconto del suo viaggio tra la Turchia e la Siria, effettuato nel 2015.
La Turchia, ad ogni modo, non ha gradito il simbolo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Pkk, visto che è in conflitto – da più di 40 anni – con i curdi, in merito alla richiesta di indipendenza da parte di questo popolo. Su Sabah.com, sito del quotidiano turco, si legge “Scandalo dopo scandalo su Netflix” parlando, appunto, di Strappare lungo i bordi, citando il fatto che viene mostrata “la bandiera dell’organizzazione terroristica Pkk appesa alla porta e al muro”.
Leonardo.it