Modà, dopo il periodo buio è ora di “Buona Fortuna”

Modà, dopo il periodo buio è ora di “Buona Fortuna”

Kekko, “pandemia ha dato il colpo di grazia alle mie fragilità”

I mesi di pandemia e di lockdown, insieme alle fragilità personali di Kekko Silvestre e alla vita che cerca di tornare alla normalità.

C’è tutto questo nel dna di Buona Fortuna – Parte Prima, il nuovo disco dei Modà (prodotto da Friends & Partners/licenza esclusiva Believe Artist Services) in uscita il 12 novembre.

Primo capitolo, con sei inediti, di un progetto più ampio “che avrà sicuramente una Parte Seconda e magari anche una Terza. Dipenderà da quello che avremo da dire”, spiega Silvestre, anima e penna della band milanese, che torna a due anni dall’ultimo lavoro di studio “Testa o croce”.

“Il titolo è un auspicio per noi e per i nostri fan, dopo un periodo buio e in cui tutto è stato difficile, con la speranza che si torni a vivere una vita diversa da quella che abbiamo vissuto negli ultimi mesi, tra paura e ansie”. Kekko, in particolare, racconta di come il covid abbia accentuato alcune sue fragilità che ha sempre cercato di mascherare, anche per la sua bambina Gioia. “Mi sono rinchiuso sempre più nel mio mondo, esco sempre meno. Soffro di attacchi di panico e il covid mi ha dato la mazzata finale. Il peggiore? Quello durante un concerto a San Siro: cantavo senza sapere cosa cantavo, in un processo di dissociazione terrificante in attesa che passasse. Vivo questi momenti affrontandoli, perché se scappi è finita”. Fragilità che l’artista, mettendosi a nudo, prova a raccontare anche nel disco, nel brano che dà il titolo all’album, Buona fortuna buona vita buona luna (“Non sentirà più il peso della vita addosso, camminerà leggera verso un nuovo inizio”). “Parlo di me attraverso le fragilità di una figura femminile, che sono sempre io – racconta Kekko con pudore -. Di come curare le ferite allontanandosi dalle cose che mi hanno fatto ammalare”. Nel disco si parla, oltre che di amore come nello stile più classico dei Modà, anche di Alzheimer in Scusa se non lo ricordo più (“ad ispirarmi una intervista di Lino Banfi nella quale raccontava della malattia della moglie. Mi toccò molto”) e di bullismo e critica social in Comincia lo show (“facciamo musica pop, capace di arrivare a molti: per questo cerchiamo nei testi di dare anche messaggi sociali”).

Dopo lo stop forzato agli spettacoli dal vivo, a maggio la band tornerà in tour nei palazzetti. “Surreale che torniamo con Testa o Croce quando nel frattempo è uscito Buona Fortuna. Viviamo una sorta di ritorno al futuro – spiega il chitarrista Diego Arrigoni -. Però tornare sul palco è bellissimo e rispetto all’anno scorso la situazione sanitaria va decisamente meglio. Siamo fiduciosi. La ripartenza è felicità”. Come band, guardano con piacere al successo che stanno ottenendo i Maneskin. “Possono piacere o non piacere, ma oggettivamente rappresentano un grande riscatto per la musica italiana a livello internazionale, a livello di band e di rock non c’è mai stata una tale attenzione verso un gruppo italiano. Consigli? Solo tenere i piedi per terra lavorare sodo, analizzare bene le decisioni da prendere”.

Ansa.it

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