“Oggi è un altro giorno”, Francesca Neri e la storia della malattia: «Spirale in cui vai sempre più giù»

“Oggi è un altro giorno”, Francesca Neri e la storia della malattia: «Spirale in cui vai sempre più giù»

Francesca Neri ospite di “Oggi è un altro giorno” di Serena Bortone su RaiUno. L’attrice Francesca Neri, che ha da poco pubblicato il suo libro “Come carne viva”, ha vissuto un momento non facile della sua vita, supportata dal marito, il collega attore Claudio Amendola.

Francesca Neri ospite di “Oggi è un altro giorno”

Francesca Neri ospite di “Oggi è un altro giorno” di Serena Bortone su RaiUno. Dopo anni di silenzio Francesca Neri ha scritto un libro, “Come carne viva”: «Ho sempre sospettato – ha raccontato – che corpo e anima non fossero separati, ma non ascoltavo i messaggi che mi mandava. Faccio parte della categoria delle persone che nascono fragili, poi si rafforzano e si proteggono ma sempre fragile rimangono, il corpo assorbe tutto ma poi ti presenta il conto».

Francesca ha raccontato anche del difficile rapporto con la madre: «Mia madre è stata anaffettiva, incapace di trasmettere amore a un figlio. Quando non hai dentro gesti, fisicità, c’è poco da fare. Con me c’era anche un po’ di rivalità e gelosia. Fellini andava in vacanza in Trentino, lei una volta lo incontrò e lui le chiese di fare un film con lui a Roma. Per amore di mio padre rinunciò e probabilmente questa cosa poi è pesata sul loro rapporto. Io comunque l’ho perdonata, è chiaro che però in giovinezza ci soffri. A nove anni mi ha mandato dallo psicologo, ero chiusa e dicevo cose a effetto per attirare la sua attenzione, ma perché ero molto timida e mi creavo dei micromondi in cui vivevo».

Il matrimonio con Claudio Amendola è stato messo a dura prova dalla malattia di Francesca Neri: «Mi sono isolata perché è una cosa che fanno molte delle persone affette da malattie croniche, la mia è la cistite interstiziale cronica. Sono malattie psicosomatiche e la maggior parte non è riconosciuta, hai paura di non essere creduta. Comincia una spirale in cui vai sempre più giù, vivi alla giornata sapendo a che ora avrai il dolore più forte, sapendo che non c’è una cura ma la comprensione di tutto ciò che può essere al causa scatenante. Il regalo più grande che mi ha fatto la malattia è stato però la possibilità di fare un viaggio dentro di me, conoscere il mio lato oscuro e capire cosa mi aveva portato alla malattia. Dormivo di giorno perché di notte il dolore è meno forte, ho cominciato ad andare sul pc e incontrare persone con il mio stesso disturbo. Interagivo poco con mio marito e mio figlio e mi occupavo poco di casa, la cosa che mi è pesata di più è stato il male che ho fatto a loro, c’ero e non c’ero. Si è affacciato anche il pensiero suicidario, avevo perso lucidità, ma ci vuole comunque un coraggio terribile.  Ora so cosa posso fare e cosa evitare, dall’aria condizionata al mangiare piccante, ma nella vita ci sono tante altre cose».

Danilo Barbagallo, leggo.it

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