Così la Regina ha violato le regole

Così la Regina ha violato le regole

“Il silenzio è d’oro”, recita un celebre detto. Nessuna come la regina Elisabetta ha saputo interpretare queste parole alla lettera, riuscendo per 70 anni a indossare la maschera della neutralità politica. Alcune volte, però, è accaduto che la vera Lilibet facesse capolino dai diamanti della sua corona, gettando alle ortiche le regole del governo. Dalla spilla funebre “usata” contro Trump al “cappello europeista” tutti i rarissimi momenti in cui la sovrana ha spezzato le catene dell’imparzialità, rivelando sotto al mantello d’ermellino lo spirito combattivo che la contraddistingue ancora oggi, a 95 anni.

Perché la regina Elisabetta deve essere politicamente neutrale?

Così vuole la legge inglese, formatasi sul delicato equilibrio tra potere monarchico e potere parlamentare. Sua Maestà è ormai un simbolo e, come tale, deve rappresentare tutto il popolo senza alcuna distinzione. Il sito ufficiale dei Windsor scrive: “Come Capo di Stato la Regina deve rimanere strettamente neutrale rispetto alle questioni politiche. Per convenzione la Regina non vota, né può candidarsi alle elezioni, comunque Sua Maestà ha importanti ruoli formali e cerimoniali in relazione al governo del Regno Unito”. Il riferimento è alle varie prerogative regali come, per esempio i consigli politici, benché privati, elargiti ogni settimana dalla sovrana al suo primo ministro. L’imparzialità è anche una conseguenza della Guerra Civile Inglese (1642-1651), durante la quale il re Carlo I si schierò contro il parlamento, rimettendoci letteralmente la testa. Nel 1649, infatti, venne decapitato e da quel momento la monarchia inglese comprese che, se voleva sopravvivere, doveva rimanere al di sopra del grande “gioco” della politica.

La Regina contro l’estremismo islamico

Una delle rare volte in cui la regina Elisabetta espresse senza mezzi termini la sua opinione fu nel 2012. Il corrispondente della BBC Frank Gardner rivelò che Sua Maestà gli avrebbe detto di essere contrariata perché gli ufficiali britannici non erano riusciti ad arrestare prontamente l’imam radicale della moschea di Londra, Abu Hamza al-Masri, poi condannato nel 2015 all’ergastolo per terrorismo. Gardner riferì: “In realtà posso dirvi che la Regina è davvero sconvolta dal fatto che non vi fosse modo di arrestare quell’uomo. Non riusciva a capire per quale motivo, di sicuro doveva essere stata trasgredita qualche legge”, poi aggiunse: “[La Regina] parlò al segretario personale a quell’epoca e disse: ‘Di sicuro quell’uomo deve aver infranto delle leggi, perché è ancora in libertà?”. La conversazione, però, era privata e per nessun motivo sarebbe dovuta arrivare alle “orecchie” dei media. La BBC considerò “inappropriato” il comportamento di Frank Gardner e questi dovette scusarsi pubblicamente.

La regina Elisabetta è favorevole alla Brexit?

Questione controversa. Una fonte anonima rivelò al Sun che, nel 2011, durante un pranzo privato al Castello di Windsor a cui partecipava l’allora premier Nick Clegg, sostenitore dell’Ue, la Regina avrebbe detto: “L’UE sta andando nella direzione sbagliata”. Buckingham Palace e lo stesso primo ministro, però, smentirono l’accaduto. Il 21 giugno 2017, dopo il referendum sulla Brexit, la sovrana pronunciò il suo “Queen’s Speech” davanti al parlamento indossando un completo blu e un cappello abbinato con fiori gialli che molti giornali ribattezzarono “il cappello europeista”, perché ricordava i colori simbolo dell’Europa. Angela Kelly, stylist della Regina, minimizzò, sostenendo che Sua Maestà avesse semplicemente scelto una tonalità che amava molto. Nel 2018 durante il banchetto in onore dei reali d’Olanda. Elisabetta II, rivolta al sovrano ospite, disse: “Ricordo la visita a Londra di sua nonna, la regina Beatrice d’Olanda…quando dissi di come…gli stretti rapporti fra le nostre due nazioni sarebbero diventati sempre più importanti nel momento in cui emergeva una nuova configurazione europea…Oggi guardiamo a una nuova partnership con l’Europa…”. Parole che vennero interpretate come una volontà della regina Elisabetta di rimanere nell’Ue, oppure optare per una “soft Brexit”“. Nello stesso anno Sua Maestà avrebbe anche rivelato di essere “preoccupata” a causa delle modalità di concretizzazione della Brexit.

L’indipendenza scozzese

Uno degli aneddoti più famosi legati all’infrazione della regale imparzialità riguarda il referendum con cui la Scozia, nel 2014, chiedeva l’indipendenza dal Regno Unito. Secondo il Times e il Telegraph Sua Maestà, di fronte alle persone che erano accorse per vederla dopo la messa nella chiesa di Crathie Kirk, vicino a Balmoral, avrebbe pronunciato una sola frase: “Spero che la gente penserà con molta attenzione al futuro”. I giornali lessero queste parole come un invito a scegliere la Corona al referendum, ma Buckingham Palace si affrettò a precisare che si trattava di “conversazioni private” e che spettava al popolo scozzese decidere. Il 18 settembre 2014 fu il no alla secessione a vincere con il 55,3% dei voti.

Il gioiello della discordia

La regina Elisabetta ha l’abitudine di lanciare messaggi, non solo politici, anche attraverso i suoi gioielli. In un’occasione della visita di Stato dell’ex presidente Donald Trump, nel luglio del 2018. Sua Maestà, infatti, indossò tre spille particolari: quella donatale dai coniugi Obama nel 2016 a forma di fiore verde con diamanti, agata e oro, la “Queen Mother Palm Leaf Brooch”, spilla a foglia di palma con diamanti che la Regina Madre sfoggiò al funerale del marito, Giorgio VI e, infine, la “Sapphire Jubilee Snowflake Brooch”, un gioiello che sembra un fiocco di neve tempestato di zaffiri e diamanti, regalo del Canada, Paese con cui Trump non ha buoni rapporti. Tre spille per esprimere l’antipatia di Elisabetta II nei confronti di “The Donald”? Non ne abbiamo la sicurezza. Però la tradizione con cui Sua Maestà lascia “parlare” i gioielli al suo posto è diventata famosa a Palazzo con un nome “eloquente”: “Brooch Warfare”, cioè “la guerra a forza di spille”.

Francesca Rossi, ilgiornale.it

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