Un’ovazione ha accolto la visione in anteprima alla Festa del cinema di Roma dei primi cinque minuti di Diabolik, l’attesa trasposizione firmata dai Manetti Bros del fumetto creato dalle sorelle Giussani, in attesa dell’uscita (più volte positicipata per il covid) il 16 dicembre con 01 Distribution. L’occasione per l”assaggio’ è stata l’incontro con il pubblico dei due cineasti, che hanno ripercorso con Alberto Crespi e Fraancesco Zippel le tappe più importanti della loro carriera. Senza svelare troppo, si può dire che Diabolik si apre con il protagonista interpretato da Luca Marinelli, che irrompe sullo schermo nell’iconica maschera nera alla guida della sua Jaguar in una delle famose fughe per la sua città, Clerville a fine anni ’60. Una sequenza spettacolare che regala, sulle note della canzone originale di Manuel Agnelli, anche il debutto dell’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea) . “Speriamo sia un bel film e ringraziamo prima di tutto chi ha ideato Diabolik, le sorelle Giussani. Hanno creato un personaggio fantastico e incredibilmente sfaccettato, molto più di quanto si pensi, come lo è anche Eva Kant (interpretata da Miriam Leone).. Grazie di esistere alle Giussani”.
La loro capacità assoluta di delineare questi personaggi “è un caso quasi unico di quanto si possa stare dalla parte de male – aggiunge Marco Manetti -. Questo inseguimento è stato girato in tre città diverse, Milano Bologna e Trieste. Le abbiamo messe insieme per fare la nostra Clerville”. Per i due registi è stata centrale la fedeltà al fumetto, anche per avere i diritti di adattamento . Tra le regole “c’era anche il fatto che Diabolik non potesse avere altre auto che quella Jaguar… ed è la macchina più bella del mondo”. Questo film che era pronto da circa un anno e mezzo “per noi è importantissimo, il coronamento del mettere in scena qualcosa che ami da spettatore e lettore – aggiunge il regista -. Ci tengo a dire che in questo momento siamo tesi e emozionati, è la prima volta che qualcosa del film viene mostrato al pubblico” ed è “la prima volta che facciamo un film con delle aspettative, siamo stati super supportati anche da Rai Cinema con Paolo Del Brocco, che è un appassionato di Diabolik quanto noi”.
Nella conversazione, alimentata dalle clip di loro film simbolo, Piano 17 (“dove c’è l’inizio di quello che siamo oggi” commentano), L’arrivo di Wang, Song e Napule (“che ci ha permesso di scoprire Napoli, ogni secondo che ci passi ti ispira”) e Ammore e malavita, i due cineasti sottolineano, alternandosi nel dialogo, che “proprio la mancanza di competizione tra fratelli ci permette di fare un mestiere singolo in due. Siamo molto caotici in generale ma siamo diventati molto metodici, quasi ossessivi, attenti ai minimi dettagli, sul set – aggiunge Marco -. Antonio è anche operatore alla macchina, io mi esprimo di più con gli attori. Questo ci permette di rendere i nostri attori, che per noi sono l’ingredeiente più importante, molto liberi”.
Francesca Pierleoni, ANSA