Controil logorio della vita moderna, diceva Ernesto Calindri in quello storico spot per un famoso liquore. Ecco, contro il logorio degli ultimi e difficili mesi uno spettacolo di Giorgio Panariello può funzionare: da vero showman sa trasmettere ogni volta allegria e buonumore. E lo farà anche nella sua Prato, in piazza Duomo, lunedì sera. Ci sono ancora biglietti disponibili su Ticketone e il green pass è obbligatorio. Ecco come l’artista racconta la serata e un po’ anche se stesso, con una confessione a sorpresa.
Cosa vedremo lunedì sera?
“Panariello Story è uno spin off de La favola mia, bloccato dal lockdown. C’erano tante cose che volevo raccontare e che sono rimaste fuori. Penso a tutta una serie di gags legate ai personaggi. Un esempio: se a vent’anni avessi avuto un telefonino certe situazioni sarebbero finite in video e si sarebbero perse nel mare dei social…”.
Pochi elementi in scena e solo lei sul palco.
“Mi trasformerò ogni volta nei vari personaggi con una parrucca e via e con un semplice sgabello, cosa insolita per me”.
Era i personaggi che l’hanno portata al successo, Merigo, Simone, Mario, il dj di Orbetello, c’è qualcuno a cui è più affezionato?
“Voglio bene a tutti, ovviamente. Ognuno di loro rappresenta un momento preciso della mia vita e nello spettacolo ci saranno tutti. Sono molto legato al vecchietto Raperino, poi c’è Mario il bagnino che mi ricorda quando da adolescente vivevo in Versilia. Oppure Silvano con il suo vaia vaia vaia. Lo conobbi quando facevo i primi spettacoli al teatro Puccini di Firenze”.
Ci sarà Renato Zero? Corre voce che non gradisca più…
“Ma no! L’ho inventata io quella voce, perché ogni tanto mi viene da dire basta… Lunedì ci sarà anche Renato. Siamo molto amici ed è sempre un piacere frequentarlo. Quando gli impegni ce lo permettono ci vediamo. E’ una persona molto spiritosa e divertente. Oltretutto siamo nati nello stesso giorno, il 30 settembre. Nello spettacolo non faccio solo la sua imitazione, ma racconto anche come ci siamo conosciuti anni fa”.
Per lei un ritorno a Prato, sua città di adozione.
“A Prato ho la mia residenza e ci tengo. Anche se il lavoro mi porta continuamente lontano, a Prato torno sempre volentieri. Ho i miei amici, i miei negozi di riferimento, la mia banca. Buona parte della mia vita è stata a Prato”.
Dalla fine degli anni Novanta.
“Sono arrivato a Prato in quel periodo grazie alla mia ex fidanzata. Eravamo a Paperino. Prima di arrivarci stentavo a credere che ci fosse un posto chiamato Paperino. Dico una cosa che non sa nessuno: la signora Italia è nata ispirandomi ad una signora realmente esistita, che frequentava una parrucchiera di Paperino. Ci lavorava una mia amica che prendeva appunti quando lei andava lì e mi passava le sue gaffes. Diceva che la figlia era stata in viaggio di nozze a King Kong, oppure che aveva sentito di un terremoto del quarto grado della scala Magalli”.
Tra i suoi autori c’è un altro pratese d’adozione, Walter Santillo.
“Ci siamo conosciuti ai tempi di Vernice Fresca, una fucina per tanti giovani comici e per tanti autori. Siamo molto amici e da anni lavoriamo insieme, siamo un po’ come Mogol e Battisti”.
Dopo questo ultimo anno e mezzo secondo lei è più difficile far ridere?
“Credo che ci sia un grande bisogno di evasione. Lo dimostrano i successi dei concerti e degli spettacoli di questa estate. Anche’io all’inizio avevo un po’ di timore perché andare a teatro con la mascherina è un po’ come fare l’amore con le mutande. In realtà dopo i primi spettacoli il timore se n’è andato. C’è una gran voglia di divertirsi e di stare insieme, con il massimo rispetto delle regole”.
Da tempo si parla di un suo nuovo film.
“Ci sto provando. E non è solo un problema economico. Vorrei che cadesse finalmente il velo di diffidenza che ancora c’è nei confronti di un comico. E’ chiaro che la mia cifra è la commedia, ma sto cercando di fare anche qualcosa di diverso. Ci stiamo lavorando e sono ottimista”.
Il suo libro «Io sono mio fratello» è stato un successo. E’ stato molto doloroso raccontarsi, parlando anche della morte di suo fratello Franco?
“Lo sarebbe stato molto di più se lo avessi fatto subito dopo la sua scomparsa. A distanza di tempo, durante il lockdown, mentre preparavo un altro spettacolo, ho avuto modo e tempo per riflettere, di guardarmi dentro. L’idea iniziale era quella di un monologo all’interno dello spettacolo, ma poi la cosa stava crescendo e alla fine tutto si è trasformato in un libro”
Prossimamente con Marco Giallini nella nuova edizione di «Lui è peggio di me» su RaiTre e poi giurato a «Tale e quale show». Non la vedremo più litigare con Salemme che ha lasciato il programma, ma la vedremo litigare con la new entry Cristiano Malgioglio?
“Premesso che Salemme mi mancherà molto, con Maglioglio spero di non litigare perché Cristiano non è certo uno che te le manda a dire. Con lui c’è il rischio di prendersi una scarpata con il tacco in faccia… Scherzo, naturalmente. Voglio molto bene a Malgioglio. Sicuramente ci divertiremo. Così come spero si diverta il pubblico di Prato lunedì sera”.
Federico Berti, La Nazione