Tokyo 2020: Irma Testa e la boxe

Tokyo 2020: Irma Testa e la boxe

Quella che il 23 luglio sfilerà durante la cerimonia d’apertura dei Giochi sarà la squadra italiana con il più alto numero di presenze femminili nella storia. Le Atlete azzurre si sono prese la scena. Talvolta stabilendo primati, riuscendo sempre a sconfiggere le difficoltà e i troppi «non puoi» che si sono sentite dire nel corso della loro vita. Ne abbiamo scelte sette. Sette storie emblematiche che, comunque vada in Giappone, profumano già di vittoria.

Una volta era Million Dollar Baby e quell’idea di pugilato che porta allo stremo e impone a una donna di superare i limiti solo per dimostrare di essere capace, di saper usare i pugni. Oggi invece la boxe per noi è Irma Testa, la prima a rappresentare l’Italia ai Giochi sul ring nel 2016 e oggi la leader che torna più matura, convinta e in gruppo: ci sono altre tre atlete con lei e nessun uomo. La prima volta in 100 anni. Irma ha avuto fortuna e ha trovato da subito un allenatore che credeva in lei, ma intorno al sacco serpeggiava il sospetto: «Occhiatacce, sfottò, appena il mio tecnico girava l’angolo mi dicevano di andare via, se lui era assente mi ignoravano». Chissà se stanno ancora lì, a mugugnare mentre il mondo va avanti senza di loro.

“Stupite di non avere uomini con noi a Tokyo, ma la tendenza era chiara. Pensare che all’inizio ci guardavano storto”

Il viaggio da Torre Annunziata ad Assisi, centro federale, è molto più lungo dei chilometri che dividono casa dal lavoro, è un salto in un’altra dimensione, «che ne sapevo di avere diritto a un fisioterapista. Ho scoperto l’America». Da junior c’erano tre ragazze con lei, oggi non le conta e se le trova pure in volo per Tokyo: «Adesso devono per forza darci voce, ci siamo solo noi. Va detto che la federazione lo fa da parecchio». Lei restituisce ogni attenzione, paga ogni investimento, concentrata sui sacrifici di chi deve tirare ganci abbastanza forti da aprire una strada, una via tanto unica da non dare punti di riferimento: «Non ho nemmeno mai visto Rocky», e il suo esempio di motivazione arriva da Federica Pellegrini, una che nuota ma qualche rovescio lo sa tirare.

(VanityFair – Giulia Zonca)

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