Roma si prepara ad accogliere il grande teatro. Venerdì 16 luglio andrà in scena al teatro Sette, lo spettacolo Non sono abbronzato di Salvatore Marino, nella foto. In questi tempi difficili è importante non perdere di vista l’umanità con le sue contraddizioni e le sue fragilità. Il progetto che ha come “protagonista” lo spettacolo Non sono abbronzato, qui lo dico e qui lo neg(r)o si propone di raccontare l’infinita partita fra integrazione e discriminazione. E il racconto è narrato dal “funambolo” della parola Salvatore Marino che con una sfilata di personaggi esilaranti trascina il pubblico all’interno di un argomento delicatissimo. Il pubblico è quasi inconsapevole ma l’abilità del genio Marino lo spinge sempre più, attraverso associazioni mentali rime e paradossi, sull’orlo di un precipizio che ci riguarda tutti. Il meccanismo è veramente pregevole: dopo un inizio in cui il pubblico ride sonoramente, annuisce e partecipa individuando nelle battute proprie esperienze o situazioni conosciute, Marino porta alla ribalta lui, Said, che diventa il protagonista assoluto e potente del racconto. Said “cresce” sotto gli occhi dei presenti, da neonato ad adulto, proponendo la sua vita come se si trattasse di un avvicendarsi di giochi: il gioco della guerra, il gioco del barcone, il gioco dell’integrazione… e così via. Non c’è ombra di moralismo in questo progetto. C’è la prepotente esigenza di svegliare la curiosità, l’interesse, la consapevolezza. In questi tempi difficili ciò che può aiutarci tutti è proprio la conoscenza. E perché non farlo con “arte”? Il progetto si propone esattamente questo: mettere l’arte al servizio della necessità di cambiare le cose, di spiegare che l’unico modo di vivere insieme è comprendere. Il progetto ha già attraversato la “prova del fuoco”: è stato proposto nelle scuole e si è rivelato un fantastico strumento di confronto con le nuove generazioni che lo hanno accolto con divertimento ed interesse. Ed è emersa una realtà entusiasmante: è vero che nelle scuole le aule sono molto “colorate” ma i giovani non lo considerano un problema… è la normalità… anzi, la curiosità li spinge a sapere… a conoscere! Ecco quindi che “la bellezza salverà il mondo” non è più soltanto la famosa frase del grande Dostoevskij ma una concreta possibilità di portare un contributo, di togliere un mattone da quel muro che la non-conoscenza sta erigendo nella mente dell’umanità.