L’impegno di Gaia van der Esch per l’empowerment delle donne

L’impegno di Gaia van der Esch per l’empowerment delle donne

Classe ’87, Gaia van der Esch coordina le attività dell’Alleanza del G20 per l’Empowerment e la Promozione della Rappresentanza delle Donne nell’Economia

Ha viaggiato giovanissima tra il Medio Oriente, l’Africa e Ginevra, per conto di una ONG francese, finché non ha deciso di tornare studentessa, trasferendosi a Boston, dove ha frequentato un Master all’Università di Harvard. Classe ’87, Gaia van der Esch, nata a Roma da padre olandese e madre lombarda, dopo tredici anni all’estero, è ritornata nella propria terra per andare alla ricerca delle sue radici. Oggi collabora con la presidenza del G20, che è stata affidata al nostro Paese, e, ad aprile, ha pubblicato Volti d’Italia: Viaggio nei nostri pensieri, desideri e paure (Il Saggiatore), un reportage, compiuto a bordo della 600 di sua nonna, per raccontare la condizione delle donne e non solo.

Dalle strade di campagna di Anguillaria Sabazia, il Comune in cui è cresciuta, alle missioni in Germania, Belgio, Tanzania, Giordania, Iraq, Stati Uniti, una narrazione che da personale si fa
collettiva.

Qual è la sua formazione?
«Dopo il liceo sapevo di voler lavorare in ambito internazionale e su questioni legate alla società, ma non avevo idea dei percorsi che avrei potuto intraprendere. Alla fine ho scelto Filosofia, alla Sapienza di Roma, perché mi avrebbe permesso di spaziare dall’Antropologia al Diritto, passando per la Storia. Gli sbocchi che si prospettavano, tuttavia, non suscitavano il mio interesse: insegnamento, carriera accademica, risorse umane. Fino a che non ho scoperto, un po’ per caso, durante un Erasmus a Berlino, l’esistenza di scuole per creare la futura classe politica. Così mi sono iscritta alla laurea specialistica in relazioni internazionali all’Istituto Sciences Po di Parigi, per iniziare una serie di esperienze nella cooperazione internazionale».

Quando ha capito le sue vere aspirazioni?
«A trent’anni, quando ho lasciato un incarico direttivo, andando a specializzarmi negli Stati Uniti per un biennio. Fin da piccola sono stata mossa dal voler cambiare le cose: ho sempre avuto un carattere testardo e combattivo. Gli ex sindaci del paesino dove ho trascorso la mia infanzia, sul lago di Bracciano, mi ricordano ancora oggi di quando mi fiondavo nel loro ufficio – ero alta quanto la scrivania – con la lista delle cose che a mio parere andavano sostituite o riviste, dalle altalene rotte ai ragazzi che tiravano i sassi alle papere. Avere un impatto sul mondo è sempre stata la mia ambizione e finora mi sono occupata di crisi umanitarie, ma anche di giustizia e questioni di genere. Penso che la mia carriera continuerà a svilupparsi nella direzione di cogliere le occasioni giuste, di combattere per i miei ideali ed essere indipendente. Insomma il lusso di poter dire di no e rimettersi in gioco a qualsiasi età, perché solo in questo modo può esserci davvero un cambiamento, senza paura o attaccamenti alle poltrone».

Di cosa si occupa attualmente?
«Coordino le attività dell’Alleanza del G20 per l’Empowerment e la Promozione della Rappresentanza delle Donne nell’Economia, che riunisce realtà pubbliche e private, con il compito di accelerare la presenza femminile in posizioni di leadership. La Ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, ne ha affidato la Presidenza all’associazione di imprese, Valore D. Ogni giorno mi confronto con CEO e referenti ministeriali per discutere sulle raccomandazioni da fare ai Capi di Stato su un tema che per troppi decenni non ha avuto priorità. In passato, ricoprendo ruoli manageriali, ho portato avanti valori e cause come la meritocrazia, la trasparenza, il rispetto e il creare spazi per i giovani. Ho aiutato, ad esempio, centinaia di migliaia di rifugiati siriani che avevano dovuto lasciare le loro case».

E di recente ha deciso di scrivere un libro…
«La proposta mi è arrivata dopo un viaggio attraverso la penisola nel 2019. Io non ci avevo pensato, ma ho deciso subito di buttarmi nel progetto, per dare spazio alle ore di interviste, appuntate sul mio bloc notes, che avevo fatto sulle spiagge, nei parchi e nei bar. Le persone che ho incontrato sono orgogliose del passato, ma deluse dal presente. Vogliono svoltare, anche se sono scoraggiate. Mostrando tali prospettive, intendo aprire un dibattito che includa tutte e tutti. Dalla Sicilia a Trento, dalla periferia di Milano al Golfo di Napoli, dai calabresi gelosi della propria cultura alle novantottenni innamorate dell’Europa».

Com’è secondo lei la situazione delle donne in Italia?

«Siamo messe male. Lo dicono i dati, senza contare che la pandemia ha avuto un peso gigantesco, ma abbiamo una resilienza unica. Io sono una femminista, pragmatica, che vuole collaborare con gli uomini e con le istituzioni, non andarci contro. Dobbiamo rimboccarci le maniche, farci sentire e rimanere con gli occhi aperti».

(Emanuele La Veglia)

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