C’era una volta… a Hollywood: dove finisce la storia vera e inizia la finzione di Quentin Tarantino

C’era una volta… a Hollywood: dove finisce la storia vera e inizia la finzione di Quentin Tarantino

Per apprezzare al meglio l’ultimo film del regista Quentin Tarantino, C’era una volta… a Hollywood disponibile in streaming su NOW, è bene sapere alcuni fatti veri della storia che racconta.

Non si è in errore nel dire che ogni film di Quentin Tarantino sia un’opera personale. L’autore americano infonde nei suoi film tutto il cinema che lo ha formato e che ha assorbito, dalle arti marziali asiatiche allo spaghetti western, dall’exploitation al noir. Tarantino omaggia i filmmaker che venera e al contempo compone mini biografie di se stesso, dando vita alle sue ossessioni nei film di genere attraverso violenza e dialoghi effervescenti. Tutte le sue opere parlano di lui molto più di quanto non ci sia dato sapere, eppure nel suo ultimo lavoro da sceneggiatore e regista ha messo qualcosa di più, ricostruendo il luogo e il periodo storico in cui è cresciuto da bambino. C’era una volta… a Hollywood, ora disponibile sul servizio streaming NOW, non è un film tarantiniano come gli altri, è quello più intimo e personale in cui Quentin racconta la Los Angeles che ha visto con i propri occhi e la dipinge in una storia di fantasia che trasuda cinema, incorniciandola dentro a fatti realmente accaduti.

C’era una volta… a Hollywood: le cose da sapere prima di vedere il film di Quentin Tarantino

Ingaggiare Leonardo DiCaprio e Brad Pitt e farne i protagonisti di un film, è stato come formare “la più bella coppia dai tempi di Paul Newman e Robert Redford“, come dice lo stesso Tarantino. I due divi avvenenti e di grande talento, assecondano lo script del regista e diventano l’attore in crisi esistenziale Rick Dalton e la sua ombra, nonché amico e controfigura personale, Cliff Booth. Siamo nell’estate del 1969, un anno turbolento per l’industria cinematografica hollywoodiana. Tarantino la racconta sapendo che saranno in pochi a cogliere tutte le sfumature di un film che non offre una distinta divisione tra inizio, sviluppo ed epilogo, ma mette in scena personaggi di fantasia sullo sfondo di qualcosa di realmente esistito. Anche qui però, l’autore sceglie di dare nuove interpretazioni a fatti realmente accaduti.

Avere dunque una conoscenza anche soltanto superficiale rispetto al periodo narrato e agli eventi realmente accaduti, può aiutare significativamente la visione di C’era una volta… a Hollywood. Verso la fine degli anni 60 stava prendendo forma la controcultura, un fenomeno inizialmente nato nel Regno Unito, poi diffusosi negli Stati Uniti e in seguito in gran parte del mondo, che sfidava l’autorità e il sistema. Associata al movimento hippy, la controcultura inneggiava alla libertà su vari fronti, dall’uso delle droghe all’attività sessuale, e a uno stile di vita radicalmente diverso accompagnato da musica rock psichedelica. In questo scenario, i giovani filmmaker provocavano la vecchia Hollywood con film dal linguaggio innovativo, violento e più esplicito sessualmente. Lentamente le antiche convenzione nel ritrarre storie e personaggi decaddero ed è qui che il Rick Dalton di Leonardo DiCaprio inizia a sentirsi spaesato. La carriera che si è costruito negli show televisivi sta arrivando a un punto morto, la sua figura appartiene al passato e accettare le offerte del cinema europeo, soprattutto degli italiani che imitano il cinema di genere a modo loro, non sembra qualcosa di così edificante. Cliff, suo stuntman e amico, si rivela essere la migliore spalla su cui poter contare.

L’interpretazione di Cliff è valsa a Brad Pitt l’Oscar come miglior attore non protagonista. È un personaggio di poche parole, ma la solidità che deve avere è grazie al carisma dell’attore che la ottiene. Nel suo girovagare per la Los Angeles del 1969, Cliff si imbatte in una ragazza che ha il volto di Margaret Qualley la quale lo conduce nel ranch di un vecchio uomo dove un tempo si giravano le serie western. Questo luogo è realmente esistito ed è stato usato come campo base dalla cosiddetta “famiglia Manson”, una congrega di giovani ragazze soprattutto, che seguivano il culto pseudo-religioso di Charles Manson. Quest’ultimo era un aspirante musicista che bazzicava nell’ambiente, senonché è stata la sua natura criminale e razzista ad avere il sopravvento. Manipolava i suoi giovani seguaci convincendoli che una guerra tra razze sarebbe esplosa di lì a poco e che bisognava intervenire anticipandola. Queste assurdità portarono quei ragazzi fuori strada, fino a commettere il tragico eccidio di Cielo Drive, in cui furono assassinate l’attrice 26enne Sharon Tate, all’epoca moglie di Roman Polanski, e quattro suoi amici. In C’era una volta… a Hollywood è Margot Robbie ad interpretare la ragazza. Tarantino costruisce la storia collocando la villa di Rick Dalton accanto a quella dei Polanski-Tate, simboli di una nuova Hollywood che l’eroe al tramonto si ritrova come vicini di casa, ma trattandosi di una Alternative History Drama la realtà è stata alterata dall’autore secondo il proprio gusto.

comingsoon.it

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