Il film di Carlo Verdone, “Si vive in una volta sola”, rischia di diventare il titolo simbolo di questa stagione di lockdown e di chiusura delle sale cinematografiche, in favore dello streaming casalingo. Pronto per l’uscita l’anno scorso, e poi bloccato dalla pandemia in attesa di tempi migliori, il nuovo lavoro del popolare cineasta è uscito in sordina in solo tre cinema romani, senza alcuna promozione, per consentirne, subito dopo, la programmazione nelle piattaforme. Dura la reazione degli esercenti, che parlano di “occasione mancata”.
L’Associazione Nazionale Esercenti Cinema (Anec) ha espresso rammarico per l’incomprensibile decisione della Filmauro di Aurelio De Laurentiis di rinunciare all’uscita capillare dell’ultima commedia di Carlo Verdone: «Dopo la riapertura dei cinema dello scorso giugno – spiega l’Anec in un comunicato – che ha visto riattivarsi oltre l’80% dei cinema italiani, il film aveva trovato una nuova data di uscita soltanto dal 26 novembre, ignorando le oltre 1.000 sale aperte da fine agosto che attendevano i film di prima visione, trovandosi nuovamente bloccato dalla nuova chiusura generalizzata di fine ottobre».
L’associazione degli esercenti ricorda che, «durante tutti i mesi di chiusura, il regista e protagonista Carlo Verdone, da sempre al fianco dell’esercizio cinematografico oltre che, per anni, esercente del cinema Roma nella capitale, aveva rinnovato la propria solidarietà al settore e l’interesse a distribuire il proprio film al cinema». Poi però, a poche settimane dalla riapertura dei cinema dello scorso 26 aprile, è arrivato «l’annuncio dell’accordo esclusivo con Amazon Prime per la diffusione in streaming del film».
Risultato: “Si vive una volta sola” è stato programmato in esclusiva sugli schermi romani gestiti dal gruppo De Laurentiis, per un periodo di tre giorni che si conclude oggi. «Una decisione incomprensibile quella di negare il film alla programmazione su tutto il territorio nazionale, anche solo per un periodo limitato», sottolinea il presidente Anec Mario Lorini. «Anziché circoscrivere la disponibilità del film alle proprie sale, Filmauro avrebbe potuto partecipare attivamente, con prevedibile successo, alla ripartenza dei cinema, peraltro con un film sostenuto dal Ministero della Cultura, di sicuro impatto e molto atteso dal pubblico. Ferma restando la liceità dell’accordo con la piattaforma per il passaggio in streaming, si è voluta in questo modo negare la possibilità di usufruire della destinazione primaria del film nelle sale cinematografiche».
La riapertura dei cinema, infatti, avrebbe potuto «riavvicinare il nostro pubblico al ritorno in sala in sicurezza», in quel «tempio dell’immagine» più volte celebrato e ricordato da Carlo Verdone. Lo stesso Verdone, in una intervista a “Sorrisi e canzoni tv”, sembrava tuttavia ormai rassegnato al peggio, dopo un anno di tira e molla deprimente: «Non ho grandi aspettative sui cinema – aveva detto – molta gente l’ha già visto nelle anteprime e il grosso della pubblicità era stato fatto…»
ilmattino.it