In fondo basta poco, una battuta, un accenno, un’allusione e poi Pio e Amedeo partono subito a scherzare. Un ping pong di ironia e comicità. «Siamo il poliziotto buono e quello cattivo», spiegano riassumendo la loro ragione sociale: far ridere senza fare prigionieri. Sono la coppia del momento (un momento lungo, a dire il vero) che con la prima puntata di Felicissima sera su Canale 5 hanno non soltanto vinto superando il 20 per cento di share, ma hanno pure convinto con un programma irriverente e conformista, sguaiato ma persino rispettoso: «Per la prima volta abbiamo avuto il tempo di fare un programma che ci rappresenti in pieno» dice Pio, al secolo Pio D’Antini nato a Foggia nell’agosto 1983, cinque giorni dopo Amedeo Grieco. Uniti (anche) dalla nascita.
E adesso?
«E adesso abbiamo una puntata con Claudio Baglioni, Achille Lauro e pure Francesco Totti, che è stato clamoroso. C’è molto di più rispetto al nostro esordio. Con ciascuno di loro cerchiamo la trasgressione in base alla loro immagine, al loro personaggio, alla loro storia».
Ad esempio?
Amedeo: «Beh far colorare le unghie di nero a Baglioni come fosse Damiano dei Maneskin ci ha fatto molto divertire».
Pio: «Il bello è che cerchiamo gli ospiti in base alle idee che abbiamo, non per altro. E non abbiamo limiti. Forse stavolta mia figlia, dopo averci visto, chiederà l’affidamento ai servizi sociali….». (ride – ndr)
La vostra è ironia più sociale che politica.
Amedeo: «Trattiamo anche di politica come di tutto il resto. Però la verità è che non ci sono più i politici di una volta, i Berlusconi o i D’Alema con i quali tanti comici si sono comprati le ville. Ci sono Renzi, Salvini e gli altri, ma gli spunti sono necessariamente di meno».
Pio: «E poi ormai sono tutti social, hanno la battuta pronta, sono ben felici di essere presi in giro. Questo depotenzia molto la possibile ironia».
E voi?
Amedeo: «Noi ce la prendiamo, come è successo nella prima puntata, con il sistema fiscale».
Qual è il vostro obiettivo?
Amedeo: «Vorremmo che la gente ci riconoscesse come i ragazzi di Foggia che magari ce l’hanno fatta, ma non si sono mai fatti controllare dal sistema. Siamo indipendenti e ci piace restarlo».
Nella prima puntata tra gli ospiti c’era Francesco De Gregori, non uno qualsiasi.
Amedeo: «Siamo un programma nel quale ci sono i neomelodici e sua maestà De Gregori. Siamo alto e basso».
C’era anche Maria De Filippi.
Pio: «Maria più ha successo e più diventa umile. È l’amica che tutti vorrebbero avere perché sa ascoltare».
Amedeo: «Con lei è nata una bella sintonia e siamo molto contenti. De Filippi è una conferma che non si diventa personaggi davvero famosi solo per caso».
Il merito quanto conta?
Pio: «Conta il merito e conta pure la gavetta».
Ne avete fatta tanta?
Amedeo: «Sì e quando prendi fischi e pomodori capisci che sono situazioni nelle quali puoi anche crescere. A dire la verità, noi pomodori mai…» (ride – ndr).
Pio: «Soprattutto all’inizio ci sono capitate quelle serate nelle quali non si faceva ridere. Dipendeva dall’inesperienza, dal fatto che certi personaggi e certe sinergie non erano ancora a fuoco perfettamente come magari lo sono oggi. Però è anche giusto ricordare che forse siamo gli ultimi ad aver avuto successo dopo aver fatto tanta gavetta».
Vi hanno definito «finti cialtroni» (Aldo Grasso sul Corriere della Sera).
«Sì è una definizione che ci piace, ci riconosciamo».
Avete detto che «questa follia che siamo tutti uguali deve finire, Flavia Vento non è uguale a Piero Angela». E Flavia Vento ha ribattuto che il suo quoziente intellettivo «va oltre la soglia del sovrannaturale».
«Difficile dire che il pensiero di Piero Angela sia come quello di Flavia Vento. Ma entrambi devono avere la stessa possibilità di esprimerlo».
Si ritorna al merito.
«Sempre là si torna».
Siete appassionati di calcio. La SuperLega?
Pio: «Mi sembra sia stata soltanto la follia di una notte. E va bene così. È un progetto che avrebbe portato a cancellare il concetto stesso di meritocrazia. Mi spiego. Io sono tifoso del Foggia e so che c’è una sola possibilità su di un milione che il Foggia un giorno giochi in Champions League. Ma non me la devi togliere. È come togliere l’essenza del tifo».
Agli esordi qualcuno vi ha fatto andare sul palco e poi non vi ha pagato?
Amedeo: «Non pagati no. Ma magari ci portavano a cena e andava bene così».
La comicità oggi?
Pio: «Ci sono programmi come Lol a confermare che qualcuno sa ancora fare battute e non si è costruito soltanto con montaggi su YouTube…».
Paolo Giordano, ilgiornale.it