Francesco De Gregori, il ‘principe’ dei cantautori italiani, compie domenica 70 anni e quasi 50 di carriera, visto che il suo primo album, ‘Theorius Campus’, scritto con l’amico degli esordi Antonello Venditti, è datato 1972. Nato a Roma il 4 aprile 1951, De Gregori aveva iniziato già nel 1969 ad esibirsi al Folkstudio di Trastevere, cimentandosi in cover di Leonard Cohen e soprattutto Bob Dylan, con cui instaurerà un rapporto di stima reciproca e a cui l’artista romano ha dedicato più di un lavoro discografico.
Il titolo del primo album solista di De Gregori è ‘Alice non lo sa’. L’album esce nel 1973, ben trainato dalla partecipazione di De Gregori a ‘Un Disco per l’Estate’ con la canzone ‘Alice’. Sebbene il pezzo si classifichi all’ultimo posto, il disco divide la critica tra chi lo trova troppo ermetico e chi ne apprezza la poesia e la scrittura (tra i brani del disco un capolavoro come ‘La casa di Hilde’). Il disco seguente (che segna anche il passaggio dalla etichetta IT alla Rca Italiana) si intitola semplicemente ‘Francesco De Gregori’ subisce le stesse accuse per i testi complessi e introspettivi (e d’altronde il brano di maggior successo di questo album è ‘Niente da capire’), ma nel frattempo l’artista comincia a conquistare un suo zoccolo duro di estimatori.
Il grande successo arriva con ‘Rimmel’ del 1975, che diventa uno dei dischi più venduti del decennio, con brani come la title-track, ‘Pablo’, ‘Quattro cani’ e ‘Pezzi di vetro’. In quel periodo nasce la collaborazione con Fabrizio De André, prima per la traduzione di ‘Desolation Row’ di Dylan, poi per la realizzazione del disco ‘Volume 8’, con brani inediti in parte scritti in tandem. E si consolida quella con Lucio Dalla, che collabora anche al successivo album ‘Bufalo Bill’ del 1976.
Ma proprio quell’anno succede qualcosa che segnerà per sempre la carriera di De Gregori: il 2 aprile, durante un concerto al Palalido di Milano, viene contestato da attivisti della sinistra extraparlamentare che lo accusano di praticare uno stile di vita lussuoso e di strumentalizzare i temi cari alla sinistra per arricchirsi. Quando De Gregori, dopo avere cantato qualche altra canzone visibilmente infastidito dal clima, chiude il concerto, viene costretto da militanti armati a salire di nuovo sul palco per subire un ‘processo’ in cui gli si chiede anche di lasciare sul palco l’incasso della serata. L’arrivo della polizia interrompe la serata e secondo le ricostruzioni di stampa dell’epoca De Gregori, lasciando il Palalido, dichiarò: “Non canterò mai più in pubblico. Stasera mancava solo l’olio di ricino, poi la scena sarebbe stata completa”. Quell’episodio ispirò persino delle canzoni di colleghi, come ‘Vaudeville’ di Roberto Vecchioni, ‘Era una festa’ di Edoardo Bennato e anche la recente ‘Nel tempo’ di Luciano Ligabue. Intorno all’impegnato ma non allineato De Gregori, il dibattito era aperto. E lui tornò sul palco già nell’autunno del 1976.
La pausa se la prese l’anno successivo, per lavorare ad un nuovo disco. Nel 1978, dopo aver sposato la compagna di liceo Alessandra Gobbi (testimone di nozze fu l’allora segretario della Fgci Walter Veltroni), uscì l’album ‘De Gregori’ (quello che contiene anche ‘Generale’). L’8 luglio dello stesso anno, De Gregori tiene allo Stadio Flaminio di Roma un concerto con Lucio Dalla, con ben quarantamila spettatori, che fa da preludio alla fortunata tournée ‘Banana Republic’, che i due artisti terranno l’anno successivo, dopo aver pubblicato il 45 giri ‘Ma come fanno i marinai’, e che diventerà anche un disco live.
Il 1979 è l’anno di ‘Viva l’Italia’, che contiene l’omonimo brano destinato a diventare uno dei più famosi di De Gregori. Anche questo disco vede la collaborazione di Dalla. Nel 1980 De Gregori fa la sua unica esperienza (da autore) al Festival di Sanremo, uno dei riti italiani a cui non fa mistero di sottrarsi molto volentieri: scrive però il testo di ‘Mariù’, su musica di Ron (al cui disco ‘Una città per cantare’ aveva collaborato anche con Dalla), che viene presentata alla manifestazione da Gianni Morandi.
Nel 1982 è la volta di un altro album simbolo di De Gregori, ‘Titanic’, e, a stretto giro, nel 1983 dell’ep ‘La donna cannone’ (con tre brani, due solo strumentali, composti per il film ‘Flirt’ di Roberto Russo, con Monica Vitti). De Gregori è ormai il cantautore per eccellenza e negli anni successivi prosegue il suo successo sia discografico che live con ‘Scacchi e tarocchi’ del 1985 (che contiene un altro brano destinato a rimanere come ‘La Storia’ e una dedica a Pier Paolo Pasolini, ‘A Pa”). Seguono, un cambio di etichetta (passa alla Cbs) e gli album ‘Terra di nessuno’ (1987), ‘Mira Mare 19.4.89’ (1989). L’inizio degli anni ’90 coincide con l’uscita di una serie di album live, uno dei quali, ‘Il Bandito e il Campione’, contiene anche l’inedito omonimo firmato dal fratello di De Gregori, Luigi Grechi.
Nel 1996 torna con un disco di inediti ‘Prendere e lasciare’, che segna una svolta rock nella produzione del cantautore e crea due casi: uno per il brano ‘Prendi questa mano zingara’ (che verrà accusato di plagio del brano di Bobby Solo e ‘assolto’ quasi dieci anni dopo) e l’altro per ‘L’agnello di Dio’, accusato dalla Chiesa di servirsi di Dio per vendere copie. Nel 1997, il doppio live ‘La valigia dell’attore’ (con tre inediti compresi la title track, che si aggiudicherà nel 1998 la Targa Tenco come miglior canzone dell’anno, e ‘Non dirle che non è così’, cover di ‘If You See Her, Say Hello’ di Dylan, che verrà inserita in un disco di cover internazionali del futuro Premio Nobel per la Letteratura).
La collaborazione con Franco Battiato e Nicola Piovani caratterizzano il successivo ‘Amore nel pomeriggio’ del 2001, che ottiene la Targa Tenco come miglior disco dell’anno a pari merito con ‘Canzoni a manovella’ di Vinicio Capossela; numerose sono le polemiche sorte a proposito del brano “Il Cuoco di Salò” che alcuni critici lessero in chiave revisionista. Del 2002 è invece il tour a quattro che De Gregori affronta con Ron, Fiorella Mannoia e Pino Daniele, che diventa un doppio album live, ‘In tour’. Nel 2002 pubblica insieme a Giovanna Marini, con cui è amico dai tempi del Folkstudio, un disco di canti popolari e sociali italiani, ‘Il fischio del vapore’. Nel 2003, De Gregori partecipa al film di Dylan ‘Masked and anonymous’, in cui canta ‘Non dirle che non è così’. Nel 2005 esce l’album di inediti ‘Pezzi’, che si aggiudica nuovamente la Targa Tenco come miglior album dell’anno. Nel 2006 De Gregori pubblica un nuovo album, ‘Calypsos’, con nove brani meno rock e più melodici. Parallelamente, De Gregori prosegue incessante la sua attività live, tra stadi e teatri.
Negli ultimi anni, dal 2010 in poi, complice probabilmente il cambio di management, De Gregori sembra aver rinunciato almeno in parte alla sua leggendaria ritrosia, dando vita a quella che qualcuno ha definito una seconda giovinezza: tour in piccoli locali o teatri, partecipazioni a trasmissioni radiofoniche e televisive un tempo impensabili, fino al tour dell’estate 2019 in versione sinfonica, ‘De Gregori & Orchestra – Greatest Hits Live’ e all’annuncio, in diretta tv ad ‘X Factor’, di un concerto insieme ad Antonello Venditti allo Stadio Olimpico di Roma, per il 5 settembre 2020. Concerto per cui sono stati venduti già quasi tutti i biglietti e che poi è stato spostato per la pandemia.
Recentemente, rimanendo fedele a quell’impegno che in maniera del tutto personale e mai omologata lo ha sempre contraddistinto, è intervenuto con un suo articolo su ‘Repubblica’ per parlare della situazione gravissima della musica leggera nell’era del Covid e della scarsa attenzione delle istituzioni e per chiedere l’introduzione di un Ministero del Divertimento. Lui che è considerato il meno leggero tra le leggende della musica leggera.
Antonella Nesi, Adnkronos