Kate Winslet, detective tormentata: «Difficile tenere famiglia e cinema»

Kate Winslet, detective tormentata: «Difficile tenere famiglia e cinema»

«Quella donna è mille miglia lontana da come sono fatta io. E non potrei mai svolgere il suo mestiere di detective», dice Kate Winslet a proposito del suo nuovo personaggio. Si parla con lei premendo un link. Bellissima, senza trucco, il computer non nasconde la sua pelle di porcellana e, malgrado la distanza, la sua natura schietta.

E’ la protagonista del thriller Mare of Easttown, la serie in sette episodi di HBO (l’attrice torna in tv a dieci anni da Mildred Pierce) che verrà trasmessa dal 18 aprile in USA e subito dopo in Italia, su Sky e Now Tv. «Sono una detective che vive in una piccola comunità, di cui raccontiamo il lato oscuro: è il passato a definire il presente, l’importanza della famiglia e dei drammi passati a delineare chi siamo oggi».

Le dinamiche familiari…«Sono rilevanti, è difficile vivere accanto a quella donna, ha un ex marito, ha fallito in diversi campi. Ma cerca di venirne fuori. Ecco, questo è qualcosa che è successo anche a me. E’ difficile, per lei, tenere insieme tutto, il senso della famiglia, i problemi privati e le responsabilità della sua professione».

La vita di Mare Sheehan comincia a andare in frantumi mentre sta investigando su un omicidio. «Io, come detective, sarei un disastro. Mi immedesimo di più nelle scene in cui bevo una birra al pub». E sorride. Ecco la vera Kate Winslet, abituata a raccontarsi senza filtri, tanto che una volta disse che «per fare questo lavoro in modo credibile devi fregartene di quello che pensa la gente, essere disposta ad apparire stupida, ad andare in giro nuda di fronte a persone che non hai mai incontrato prima e che forse non incontrerai più».

A 15 anni lavorava in una pasticceria nei dintorni di Londra e con la paga prendeva il treno per fare provini in città, perché in famiglia da piccola sapeva cosa vuol dire avere pochi soldi per fare la spesa. Sette anni dopo (ne aveva 22 e a ottobre ne farà 46), ha recitato nel terzo incasso nella storia del cinema (Titanic, un «naufragio» da 2 miliardi e 187 milioni di dollari al box office) diventando l’attrice più invidiata dalle teen-agers facendo coppia con Leo DiCaprio: «Abbiamo iniziato molto presto entrambi, imparando sul campo da autodidatti, c’è una grande intesa fra noi».

Un’artista che ha collezionato sette nomination all’Oscar e una statuetta (The Reader); una donna che ha tracciato la propria rotta non facendosi schiacciare dalle regole di Hollywood sulle attrici filiformi, lottando contro la dittatura della magrezza. L’ossessione delle riviste glamour: come sei dimagrita; come sei ingrassata. Dice che l’ossessione per la sua linea è di certi media, è contenta com’è, nel suo corpo si trova benissimo. Tre mariti (il secondo è stato il regista Sam Mendes) e altrettanti figli. E non rinuncerebbe mai a un bicchiere di buon vino.

Diventare poliziotta su un set? «Prima delle riprese ho avuto una vera poliziotta che mi ha aiutato. E ho visto programmi su crimini veri in tv. Ci interessava rappresentare una detective di una piccola realtà, dove ci si conosce tutti. Ma ho evitato di pensare ad altre detective del cinema, per catturarne l’essenza ho preferito osservato la gente reale che fa una vita reale, per strada, al lavoro. C’è molta verità in Mare Sheehan, l’ho capito fin da quando, nel 2018, mi hanno dato da leggere i primi due episodi».

Attorno a Mare, nella vita che le si sta sfarinando, ci sono la madre «supponente e cattolica devota», la figlia teenager «ribelle e testarda», il cugino «prete in lotta con la propria fede», l’ex marito «insegnante di matematica del liceo locale». E, nel ruolo di un professore autore di un romanzo di successo che non è più riuscito a eguagliare, si è aggiunto al cast Guy Pearce.

Qual è stata la cosa più complicata? Sorride: «Assimilare il forte dialetto della contea di Delaware, abbiamo girato in una cittadina della Pennsylvania appena fuori Philadelphia».

Ma cosa fa quando pensa che un certo ruolo non era adatto a lei? «Vado nel panico. Perché ho detto sì, perché hanno pensato a me? Sono bravissima a rimandare gli impegni. Comincio a pensarci e a ripensarci, la pressione nervosa sale, ci sono tante brave attrici e dobbiamo lavorare duro. Il pubblico lo capisce subito se sei pigra. Cerco di mettercela tutta e di vincere la paura, non c’entra col fatto che sono attrice da tanto. Mio padre me lo dice sempre: nella vita sei buona solo per l’ultima cosa che hai fatto».

Valerio Cappelli, Corriere.it

Torna in alto