È morto Juan Carlos Tabío, regista cubano di “Fragola e cioccolato”

È morto Juan Carlos Tabío, regista cubano di “Fragola e cioccolato”

Juan Carlos Tabío, regista e sceneggiatore cubano, è morto all’Avana all’età di 77 anni. Con le sue commedie amare ha raccontato la dura realtà di Cuba segnata dalla crisi economica generata dopo la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991. L’annuncio della scomparsa è stato dato dall’Istituto cubano dell’arte e dell’industria cinematografiche, che nel 2014 gli ha assegnato il Premio Nazionale del Cinema.

Tabío era stato scoperto da Tomás Gutiérrez Alea – affettuosamente chiamato Titón – considerato il padre del cinema cubano e una delle figure di maggior spicco del cinema latinoamericano, scomparso il 16 aprile 1996. Insieme avevano realizzato due film considerati dei classici del cinema cubano, Fragola e cioccolato (1993), Orso d’argento Gran premio della giuria al Festival di Berlino e candidato agli Oscar come miglior film straniero, che racconta la difficile situazione degli omosessuali a Cuba alla fine degli anni Settanta, e Guantanamera (1995), ritratto divertente e scanzonato della realtà cubana.


Tabío ha usato la commedia agrodolce per narrare Cuba nel cosiddetto “periodo speciale” e insieme a Titón ha co-diretto Fragola e cioccolato film che ha affrontato la questione omosessuale, fino ad allora tabù sull’isola di Fidel Castro: il gusto del gelato al cioccolato, preferito dal vero macho rispetto alla fragola, diventa la metafora per raccontare l’amicizia tra un giovane comunista e un intellettuale gay, interpretati da Vladimir Cruz e Jorge Perugorria. “Non è facile la vita degli omosessuali a Cuba, ma non credo che sia più difficile che in altri paesi del mondo” aveva raccontato Gutiérrez presentando il film al festival di Berlino nel 1994. “Ci sono stati momenti di omofobia duri, ma oggi gli omosessuali si muovono a Cuba con assoluta libertà. Naturalmente siamo lontani dall’hombre nuevo di cui parla la nostra costituzione”. “Il film non è solo una denuncia dell’omofobia” aveva aggiunto il regista, “ma è un invito alla tolleranza e alla comprensione tra persone di diversa cultura ed estrazione sociale”. Tra gli altri film, Tabío ha diretto Lista d’attesa (2000), tratto dal racconto di Arturo Arango e ambientato in una vecchia stazione cubana dove i passeggeri, bloccati per un guasto all’autobus, si organizzano per sopravvivere. Nell’attesa sempre più lunga nasce una strana comunità dove tutti si danno una mano. Nel 2011 ha lavorato al lungometraggio a episodi Sette giorni all’Avana, con Benicio del Toro, il regista spagnolo Julio Medem, il francese Laurent Cantet, l’argentino Pablo Trapero, il palestinese Elia Suleiman e l’argentino-francese Gaspar Noé. Per anni Tabío ha insegnato regia e sceneggiatura in diversi centri, come la Scuola Internazionale del Cinema e Tv di San Antonio de los Baños, e ha impartito corsi in diversi paesi centroamericani.

Repubblica.it

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