Si chiama “Einstein” l’ultimo singolo di Francesco Gabbani, che così chiude l’esperienza discografica di “Viceversa“, album che prende il nome dalla canzone con cui ancora una volta è stato protagonista al Festival di Sanremo. È una canzone che “si ripropone di esaminare, provare a interpretare, da varie angolazioni, il rapporto che c’è tra l’individuo e la collettività, tra il chi sono e il come mi vedono gli altri,
come mi percepiscono gli altri, che poi penso sia una tematica che riguarda le vite di tutti noi, qual è il nostro posto nel mondo”. Gabbani è senza dubbio una delle cose migliori capitate alla musica italiana di questi ultimi anni: lontano dal mondo trap, niente a che fare con i talent, ma uno degli artistico he ha fatto una gavetta “tradizionale”, che si è aperto una porta a Sanremo e l’ha sfondata, grazie anche alla musica che ha trovato una fetta importante di ascoltatori che apprezzano la capacità del cantante di Carrara di unire un suono pop a ragionamenti che non hanno paura di usare parole e concetti che pescano dal pop, sì, ma mescolano filosofia, sociologia etc: “ho sempre cercato, nel bene e nel male, di fare quello che mi piaceva, forse la continuità delle risposte che ho avuto viene dal fatto che quando faccio delle cose ho la fortuna di avere una sensibilità naturale che mi porta a esprimermi in un modo che poi è abbastanza eterogeneo come bacino d’ascolto, è naturalmente popolare” spiega il cantante a Fanpage.it. Un lavoro musica e testuale lontano da una certa musica contemporanea, che spesso si ferma a un racconto banale, spiega Gabbani: “sono aperto a qualsiasi tipo di espressione artistica e musicale, però poi ci sono cose che a me non m’appartengono. Il sottolineare questa cosa è sottolineare che spesso mi capita di sentire tra le cose contemporanee un modo di esprimersi che in realtà non nasconde niente che vada più nel profondi rispetto al raccontare in un modo spregiudicato la banalità di quello che uno fa”. Per quanto riguarda il futuro, Gabbani parla della voglia di scrivere un nuovo album, con una serie di idee che sono nate durante il lockdown e pian piano, dopo essersi sedimentate stanno diventando qualcosa di più: “È curioso come per quanto nella pratica non abbia scritto durante il lockdown, adesso mi sto accorgendo che durante quel periodo, in un modo inconscio, ho già scritto, perché mi stanno venendo fuori delle cose che sono sicuramente frutto delle elaborazioni, delle riflessioni che quel periodo storico mi ha fatto vivere”