Un grande ritorno quello di Sacha Baron Cohen che vestirà di nuovo i panni del giornalista kazako Borat, che nel 2005 gli valse anche un Golden Globe come miglior attore. Il film dovrebbe essere diffuso in anteprima a partire dal 23 ottobre su Amazon Prime Video, che ha comprato i diritti della pellicola. Il primo teaser, diffuso dall’attore inglese, ironizza sul dibattito tra Donald Trump e Joe Biden, in vista delle presidenziali, mentre il trailer ci mostra tutto il sarcasmo che appartiene al cronista kazako, sempre più razzista, retrogrado e sessista di come lo avevamo lasciato.
Stando a quanto riporta Deadline, testata americana specializzata in cinema e spettacolo, Amazon Studios avrebbe acquistato i diritti del sequel di Borat, il film che nel 2005 ebbe un successo clamoroso, con protagonista Sacha Baron Cohen. Il film esce in anteprima su Amazon Prime Video il 23 ottobre, a ridosso delle elezioni presidenziali americane. Quello che potrebbe essere considerato un primo teaser del film era stato divulgato dall’attore sul suo profilo Instagram e non poteva non esserci una menzione al primo dibattito tra Donald Trump e Joe Biden, che chiaramente ironizza sulle “qualità” dell’attuale presidente degli Stati Uniti. Intanto, il trailer del film, già prefigura un film in cui cil sarcasmo funge da indagatore delle dinamiche che sottendono al governo di Trump, senza abbandonare l’impronta razzista, sessista e più che mai retrograda che da sempre accompagna la figura di Borat.
Sacha Baron Cohen torna nelle vesti dell’insolito giornalista kazako sessista e antisemita, protagonista dell’irriverente film “Borat”, che in modo ironico e sarcastico polemizza sulla politica attuale, sulla società, utilizzando un linguaggio quanto mai forte e talvolta divisivo. La voce fuori campo che si sente nel breve video che funge da teaser del sequel di Borat, elogia le competenze di Trump, la sua influenza politica, il suo impatto sulla società americana, inneggiando ad una integrità che non appartiene al leader del mondo libero, citando la Repubblica del Kazakistan e dicendo: “Donald Trump, il più forte premier della storia – dice una voce fuori campo- Non è razzista, i neri lo amano molto più di quello venuto prima, è protettore delle donne, eroe della guerra”.
Già dal teaser è evidente come sia tornato in auge il paradosso portato sul grande schermo in passato dall’attore inglese, che anche in questo film è lampante. Sempre sessista, anche nei confronti della figlia Tutar, ridotta ormai in schiavitù, che ritrova nel suo paese natio, dove passa prima di partire in viaggio verso l’America, dove dovrà consegnare un regalo al vicepresidente Michael Pence. Il giornalista decide, quindi, di portarla con sé ma nel corso di questo viaggio, la 15enne cambierà completamente il suo stile di vita, assumendo le sembianze di una “sugar girl”, con il solo obiettivo di essere mantenuta per sempre. Ma le cose prenderanno una piega inaspettatamente diversa. Non mancano i colpi di scena, e soprattutto il Covid con cui ci si imbatte, in maniera affatto tragica, verso la fine del film.
Il film è stato girato, di nascosto, durante il lockdown e poco dopo l’allentamento delle restrizioni per le riprese sui set cinematografici, Cohen e tutto il suo team hanno immediatamente iniziato a girare, servendosi di una troupe ridottissima. Appena è stato possibile, poi, l’attore e il suo team si sono spostati attraverso varie zone degli Stati Uniti, per riproporre quell’idea di film itinerante che già aveva contraddistinto il primo Borat. Stavolta, però, si è dovuto adeguare ad un clima affatto semplice, nel pieno delle manifestazioni che in questi ultimi mesi hanno riempito le strade americane.
Ilaria Costabile, Cinema.fanpage.it