La memoria e l’eredità, gli aspetti umani e privati, i successi pubblici e l’influenza sulla società di quattro donne italiane straordinarie: è questo il filo rosso che lega le Illuminate, la docu-serie che incrocia narrazione cinematografica, documenti d’archivio e testimonianze dirette, in un racconto affidato a quattro «narrattrici» (attrici-narratrici) per evitare l’effetto-lezione, un approccio più leggero (ma non superficiale) e meno didascalico, capace di intercettare un pubblico più largo grazie anche alla forza di volti conosciuti.
Arriva a settembre su Rai3 in seconda serata la terza serie di Illuminate che questa volta racconta l’eccezionale normalità di Alda Merini (narratrice Claudia Gerini), Sandra Mondaini (Lucia Mascino), Renata Tebaldi (Serena Autieri) e Gae Aulenti (Matilde Gioli). Donne diverse che si sono distinte in campi diversi. Non è un caso: «L’idea è sempre quella di avere una diversificazioni di ambiti — spiega Gloria Giorgianni, che con la sua Anele produce il programma in collaborazione con Rai3 —. Raccontiamo donne significative nel panorama italiano, molto differenti tra di loro, donne che hanno lasciato i lori segni in diversi settori. È necessario, sempre di più, fare questo racconto del femminile in positivo; è un esempio per le generazioni future parlare di donne che si devono far valere in ambienti per lo più maschili, in periodi ancora più difficili di quelli che viviamo oggi». Le attrici coinvolte non interpretano il personaggio, ma lo raccontano, portano lo spettatore dentro la vita, la biografia, il percorso di icone del nostro tempo, «attraverso testimoni diretti o di contesto, con un linguaggio ibrido che sta tra il documentario e la docu-fiction».
Claudi Gerini è il Virgilio che guida lo spettatore nella selva oscura dei pensieri di Alda Merini: «Non mi ero mai addentrata così tanto nel vissuto doloroso di una donna complicata. Ma Alda Merini era anche un mondo di poesia, di musica, di amore: un inno alla vita nonostante quello che le hanno tolto. Mi ha colpito questa connessione con l’essenziale della vita, il dolore che ha attraversato, eppure la sua grande saggezza; una vitale gioia di vivere nonostante le vessazioni psicologiche del manicomio; un attaccamento viscerale alle bellezze della vita. Una donna che amava la natura, che sapeva vedere le piccole cose ma anche quelle grandiose che stanno intorno a noi e non tutti scorgono. Per me è stata un’immersione emotivamente forte in un racconto suggestivo. Alda Merini era allo stesso tempo carnale e fanciullesca, due tratti che mi appartengono».
Il presente avrebbe scritto un destino diverso per Alda Merini: «Un tempo una donna era più esposta a essere giudicata. Se non eri conforme a quello che la società stabiliva, se facevi una scenata a tuo marito, rischiavi di finire internata. A me sarebbe successo almeno tre o quattro volte: momenti in cui non mi sono trattenuta e mi sono lasciata andare alla rabbia». Se deve scegliere una poesia, Claudia Gerini non ha dubbi: «Il regno delle donne: invito tutte le donne a rispecchiarsi nei suoi bellissimi versi». Le donne sono enigmi di dolore / che noi uomini non scioglieremo mai… lo splendore è in voi / non svanisce mai.
Renato Franco, Corriere.it