Lodovini: «Bello raccontare una donna che decide di dire “Basta!”»

Lodovini: «Bello raccontare una donna che decide di dire “Basta!”»

«Ho capito, hai il ciclo». «Ma che sei in menopausa?». «Sì, te la sogni tu la 42». A frasi così Giulia (Valentina Lodovini), la protagonista di Cambio tutto! di Guido Chiesa, una quarantenne all’apparenza indipendente e realizzata, con un buon lavoro e una discreta rete di affetti che oggi definiremmo stabili, ha fatto l’abitudine. E anche l’attrice toscana — come ogni donna — ne ha una certa familiarità. «Succede a tutte noi, continui commenti sul corpo, sull’età, sui figli». A un certo punto Giulia decide di non stare più zitta. «Mi pare una storia molto verosimile, perché c’è davvero una certa fobia del femminile. La mia Giulia a un certo punto dice “basta”, perché è stanca di non essere ascoltata e essere giudicata. Mi piace che il film lo racconti con il tono della commedia». Prodotto da Colorado con Medusa (da domani in esclusiva su Prime Video), rispetto all’originale cileno Sin filtro diretto nel 2016 da Nicolás López (e al remake spagnolo), il film di Chiesa, che lo ha sceneggiato con Nicoletta Micheli e Giovanni Bognetti, punta meno sul grottesco e più sulla commedia. «Anche se abbiamo giocato su diversi registri, tra brillantezza e seriosità. È un film che fa riflettere e sorridere sulla condizione femminile, sulle mille contraddizioni dell’essere donna oggi, in un mondo in cui l’emancipazione sembra aver fatto grandi passi, ma forse non quelli essenziali. Ma anche riflettere e sorridere sulla inadeguatezza maschile». Come dimostra la collezione di uomini del film, con cui si misura Giulia. Il compagno pittore squattrinato esperto nell’arte del far nulla (Dino Abbrescia), un capo ufficio inetto, rampante e piuttosto misogino (Andrea Pisani) , un ex alle soglie del matrimonio che non può fare a meno di lei (Libero De Rienzo), un vicino di casa molesto (Nicola Nocella). E un improbabile guru (Neri Marcorè). Nessuno capace di superare cliché e stereotipi. Gli stessi che bloccano Giulia.

Paura di ribellarsi

«Nel film si parla anche della paura di ribellarsi e far vedere noi stessi per ciò che veramente siamo — sostiene Lodovini —. È una paura che spinge tante persone a non parlare e a non reagire, specialmente sul posto di lavoro. Tutti ci possiamo riconoscere in Giulia». Compresa lei, ammette. «Se un’attrice sul set fa un commento o un’obiezione passa per capricciosa. Se la stessa cosa arriva da un attore lo si giudica costruttivo». Non che questo le abbia mai chiuso la bocca. «Sono passionale, mi infervoro. A volte penso che avrei potuto farmi terra bruciata per il mio carattere e l’abitudine di dire quel che penso». Sul set di Cambio tutto!, è servito. Le discussioni, assicurano, sono state costruttive. Con picchi come: «Avrai pure scritto la sceneggiatura, ma mi sembra che tu non l’abbia letta». «Ecco — commenta l’attrice —, non è proprio la cosa giusta da dire al tuo regista». Cosa non comune per il cinema italiano (incredibile notarlo nel 2020), una storia con protagonista femminile che troneggia in solitudine sulla locandina. «Ne vado orgogliosa — ammette Lodovini —. La cosa che mi ha fatto più piacere è che tante colleghe lo hanno notato e mi hanno detto evviva, finalmente. Si sentono gli effetti di quello che negli Usa è evidente con attrici in ruoli tradizionalmente riservati ai maschi, da Star Wars alle saghe Marvel. Spero sia l’inizio di qualcosa di definitivo, l’idea che nel racconto non possa mancare lo sguardo delle donne. La battaglia per uguali condizioni è aperta, la parità ancora non c’è».

Stefania Ulivi, corriere.it

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