«“Persone che hanno le mestruazioni”. Sono sicura che esiste una parola per definire questi individui. Qualcuno mi dà una mano? Wumben? Wimpund? Woomud? (Le ultime tre parole sono delle storpiature di women, donne in inglese, ndr)». Quando J. K. Rowling sabato 6 giugno ha ritwittato un articolo che nel titolo faceva riferimento alle «persone che hanno le mestruazioni» aggiungendo un commento sarcastico sono state numerose le reazioni di rabbia e delusione. «Persone che hanno le mestruazioni» è la locuzione scelta dalla redazione di Dever, la piattaforma media che ha pubblicato l’articolo in questione, per superare il concetto di donna legato esclusivamente alla sfera biologica, nel rispetto della fluidità di genere.
Come già era successo in passato, l’autrice della saga di Harry Potter è stata accusata di transfobia, ossia di discriminazione nei confronti delle persone transgender e transessuali, per avere indirettamente criticato l’idea che il sesso biologico di una persona non basti a definire la sua identità sessuale. «Usare un linguaggio che non fa riferimento al genere sessuale serve per andare oltre l’idea secondo cui una donna equivale a un utero», ha risposto un utente. A mostrare indignazione sono stati molti dei fan della saga di Harry Potter, come l’attrice e youtuber Tessa Netting, che ha scritto: «Quello che JK Rowling sta dicendo è nocivo e pericoloso e tutte le maghe e i maghi trans e non binari meritano di sentirsi benvenuti e amati nella community di Harry Potter, maledizione!».
Tra le varie repliche ai tweet di Rowling lunedì 8 giugno è arrivata anche quella di Daniel Radcliffe, l’attore britannico che ha interpretato Harry Potter nell’omonima serie di film. Radcliffe, il quale non è presente sui social media, ha risposto a Rowling scrivendo un post sul sito di The Trevor Project, organizzazione statunitense senza scopo di lucro impegnata nella prevenzione del suicidio tra i giovani LGBTQ+ (con cui Radcliffe collabora da anni). «Le donne transgender sono donne. Ogni affermazione contraria cancella l’identità e la dignità delle persone transgender e va contro qualsiasi suggerimento delle associazioni professionali di assistenza sanitaria, che su questo tema hanno molta più esperienza di Jo (Rowling, ndr) o di me», ha scritto l’attore.
Radcliffe ha iniziato il post dicendo che non intende creare un conflitto con J. K. Rowling, alla quale «deve il corso che ha preso la propria vita». L’attore ha proseguito: «Secondo il Trevor Project, il 78% dei giovani transgender e non binari hanno subito discriminazioni a causa della loro identità di genere. È chiaro che dobbiamo fare di più per supportare le persone transgender e non binarie, per non invalidare le loro identità e per non causare danno ulteriore». Il trentenne si è poi rivolto ai fan del cosiddetto Wizarding World: «Sono profondamente dispiaciuto per il dolore che questi commenti vi hanno causato. Spero davvero che non perdiate del tutto ciò che è stato prezioso per voi in queste storie. Se questi libri vi hanno insegnato che l’amore è la forza più potente dell’universo, in grado di vincere qualsiasi cosa; se vi hanno insegnato che la forza si trova nella diversità e che le idee dogmatiche di purezza portano all’oppressione di gruppi vulnerabili; se ritenete che un determinato personaggio sia trans, non binario o gender fluid o gay o bisessuale; se avete trovato qualcosa in queste storie che vi ha toccato e vi ha aiutato in qualsiasi momento della vostra vita, allora è tra voi e il libro che avete letto, ed è sacro».
Nel frattempo la scrittrice – che alcuni hanno definito «terf» (Trans-exclusionary Radical Feminist) – aveva ribadito la propria posizione. «Se il sesso non è reale, non esiste l’attrazione tra persone dello stesso sesso. Se il sesso non è reale, la realtà che vivono le donne in tutto il mondo è cancellata. Conosco e amo persone trans, ma eliminare il concetto del sesso rende impossibile per molti parlare delle proprie vite in modo significativo. Non c’è odio nel dire la verità», ha twittato domenica 7 giugno. «L’idea che donne come me, che hanno mostrato empatia per le persone trans per decenni, sentendo affinità perché sono vulnerabili nello stesso modo come donne – ossia, alla violenza maschile – “odiano” le persone trans perché pensano che il sesso è reale e ne hanno vissuto le conseguenze – non ha senso», ha scritto ancora Rowling. E infine ha aggiunto: «Rispetto il diritto di ogni persona trans di vivere in qualsiasi maniera che reputi autentica e che la faccia sentire a proprio agio. Manifesterei con voi se veniste discriminate per il fatto di essere trans. Nello stesso modo, la mia vita è stata plasmata dal fatto che sono donna. Non credo che ci sia odio nel dirlo».
Nel 2018 Rowling era stata criticata per avere messo like al tweet di un utente che parlava di «uomini vestiti da donne»; un portavoce della scrittrice aveva detto che il like «era stato un errore». Mentre a dicembre Rowling aveva deluso la community di Harry Potter per avere preso le parti di Maya Forstater, che aveva perso il proprio lavoro per aver criticato su Twitter il governo britannico per permettere alle persone di autoidentificare il proprio genere e aveva scritto che «il sesso è un fatto biologico e immutabile». L’autrice della saga di Harry Potter aveva commentato: «Vestitevi come vi pare. Definitevi come vi pare. Andate a letto con qualunque adulto consenziente. Vivete la vostra vita al meglio, in pace e sicurezza. Ma costringere una donna a lasciare il proprio lavoro per aver detto che il sesso è reale?».
Andrea Federica de Cesco, Corriere.it