Nuovo appuntamento con le inchieste di “Report”, alle 21.20 su Rai3. Si parte con il reportage “Le Fondazioni e chi gestisce la Fase due”, di Claudia Di Pasquale, con la collaborazione di Giulia Sabella e Lorenzo Vendemiale.
Organizzano presentazioni di libri, convegni, premi ed eventi. Sono le fondazioni e i think tank. Ogni politico che voglia contare dà vita al suo pensatoio, per riflettere sui problemi del paese e elaborare proposte normative. Nulla di male. Ma qualcuno dovrà pur finanziare queste nobili attività. E sono proprio i contributi ricevuti da questi istituti legati alla politica a essere finiti più volte sotto i riflettori della magistratura, che in alcuni casi specifici ha ipotizzato finanziamenti illeciti ai partiti o passaggi di soldi sospetti. L’anno scorso per garantire finalmente maggiore trasparenza ai contributi dati alla politica è entrata in vigore la cosiddetta legge “Spazzacorrotti”. Per il Movimento 5 Stelle è stato un grande successo, finalmente fondazioni e associazioni politiche sono state equiparate ai partiti e dovranno pubblicare i nomi dei donatori e l’elenco dei contributi ricevuti. Report, con l’ausilio del dossier “Cogito ergo sum” di Openpolis, ha quindi provato a capire cosa è cambiato in questi mesi, quali sono le fondazioni e associazioni interessate dalla normativa e come sta funzionando la sua applicazione nella pratica. Le fondazioni vicine alla politica saranno diventate più trasparenti?
E ancora, l’inchiesta “Anziani S.P.A.”, di Rosamaria Aquino e Alessia Marzi. Le Rsa sono state i luoghi nei quali il virus è stato più letale. Ma sono anche un business milionario fatto di costi ridotti al lumicino a fronte di rette altissime e cospicui contributi economici pubblici. Dalla Liguria alla Calabria, siamo andati a vedere da vicino che servizi offrono, come hanno risposto all’emergenza, quali legami hanno con la politica.
E infine, “L’Indennità atipica”, di Bernardo Iovene. Dal click day al blocco del sito Inps agli attacchi hacker, cosa è successo il primo aprile e di chi è la responsabilità del data breach, la clamorosa rivelazione di dati personali avvenuta sul sito dell’istituto di previdenza. Il Garante della Privacy ha aperto un’istruttoria e l’Inps rischia di pagare fino a venti milioni di euro di multa, un pasticcio che si spera non si ripeta con la seconda rata dei 600 euro per gli autonomi.