Mara Venier galoppa verso la fine di una stagione bellissima ma faticosa di Domenica In, su Raiuno. Risate, interviste, gaffe memorabili, ma anche puntate senza pubblico e senza abbracci. Ieri pomeriggio in diretta la conduttrice ha confermato i rumors: «Il direttore di rete Coletta e il direttore generale Salini hanno chiesto di andare avanti fino al 28 giugno. E allora se tutto va bene noi saremo con voi fino al 28 giugno».
Il Covid ha segnato questa edizione. Secondo lei, il peggio è passato?
«Mah, dobbiamo vedere questa riapertura come va. Sono trepidante in attesa delle due settimane, che sono molto importanti. Siamo in una fase molto delicata dove dobbiamo essere responsabile di noi stessi e per gli altri. Esco pochissimo, solo la domenica, e c’ era pochissima gente».
A Milano, invece, sono tutti fuori.
«Me l’hanno detto. Invece bisogna essere attenti. Se salgono i contagiati, richiudono tutto.
Sembra che le cose vadano meglio, qualcuno dice il virus ha perso la forza di prima».
Lei si è fermata una sola domenica.
«Quella famosa in cui è scoppiato tutto. Il vice ministro Sileri era risultato positivo, dovevo averlo ospite, mi sono molto spaventata. Avevo tredici persone in studio. Da quella giornata gli ospiti in studio non ci sarebbero più stati. Ho pensato sinceramente di fermarmi. Poi, parlando, con il direttore di rete Coletta e il direttore generale Salini, ho cambiato idea. Mi hanno dato la forza di tornare. Ero molto spaventata per me, faccio parte dell’ età a rischio. Ho fatto una puntata sugli abbracci che ha fatto piangere mezza Italia. Ogni due per tre mi si stringeva un nodo in gola e mi veniva da singhiozzare. Non era la difficoltà di non avere più gli ospiti e l’ orchestra. Sull’ improvvisazione sono forte, è cosa mia. Era la paura. Lo choc».
Come si lavora in tv in epoca di Covid?
«Mascherina e guanti, addio trucco, parrucco, sarta. Niente. Vado in onda così».
C’è qualcosa nella gestione del virus che l’ha fatta arrabbiare?
«No, mi rendo conto delle difficoltà, mi dispiacciono le polemiche con la regione Lombardia dove è arrivato uno tsunami, ora bisogna andare avanti e stare uniti. Poi, certo, le mascherine che non si trovavano, qualche problema c’ è stato. Ma abbiamo dimostrato che noi italiani siamo un grande popolo. Da Nord a Sud, siamo stati tutti solidali e responsabili, uniti e compatti. Chi si aspettava una cosa così?».
Tra i virologi super star, chi segue di più?
«Tutti, non dimentichiamo che all’ inizio alcuni dicevano che in Italia non arrivava e le mascherine non servivano. A Domenica In il prof. Le Foche parla chiaro e non va da nessuna parte se non da me. Personalmente ho vissuto male la lontananza dal nipotino, sono scoppiata in lacrime il giorno di Pasqua. Non voglio entrare in polemica con la professoressa Capua, ma quando ha detto che tra nonni e nipoti il rapporto non sarebbe stato più lo stesso, ci ha fatto molto male».
Secondo lei ne usciremo migliori? Secondo alcuni filosofi e psicologi, no.
«Questi due mesi e mezzo hanno indebolito e infragilito tutti. Siamo segnati per sempre.
Non so se ne usciremo migliori. Come vivremo? Gli anziani, i nonni che sono a casa da soli, sono i più fragili. L’amore dei nipoti a volte prevale sui figli. Il mio Giulietto l’ho visto con mascherina, a distanza. Si è messo sul divano e mi ha detto: “Nonna mia, qui!”».
Un nonno si è suicidato.
«Anche un commerciante di Napoli, 56 anni, che non vedeva spiragli. L’ economia è in una situazione tragica».
In questo momento riesce a fare progetti o è tutto azzerato?
«Io non riesco».
Non fa piani neppure per la prossima stagione televisiva?
«Non ci penso, non penso a nulla. Il mio contratto con la Rai scade nel mese di maggio. Abbiamo deciso le cose giorno per giorno. Il prossimo anno? Vedremo. Questa è stata stagione fortunata, Domenica In è entrata nel cuore. Ringraziando Iddio, anche questa nuova versione così difficile, così complicata, funziona. Mi siedo e penso: come farò adesso, che mi invento? Devo dire che gli ospiti, tutti amici, sono stati generosissimi».
Neppure con suo marito Nicola Carraro pensa al futuro?
«Nicola ha avuto una polmonite molto grave a dicembre. Era a Santo Domingo. Ha comunciato con febbre, poi è andato in ospedale. Il professore del Gemelli ha visto la lastra, ha detto che era grave. Facevo Domenica In ed ero distrutta. Ma lui ce l’ha fatta, l’ha superata. È tornato a Roma prima di Natale e siamo andati al Gemelli. Ma adesso, con il senno di poi, penso: non è che ha avuto il coronavirus?».
Crede che sia plausibile?
«Non si capisce quando è arrivato. Alcuni professori mi hanno detto che a novembre c’erano già tanti casi di brutte polmoniti. Dopo tanto tempo, dunque, io e mio marito viviamo una quotidianità diversaPer fortuna abbiamo la casa su due piani (ride,ndr). Io non faccio altro che cucinare e mangiare, ho preso otto chili, ma me ne frego. Prego tanto».
La irrita il fatto che le messe siano state bandite per molto tempo?
«Non critico nessuno, non è facile la gestione. Mi risulta che in alcuni posti ci siano sempre state. Ho amici a Torino che regolarmente vanno a messa in una piccola chiesa con poche persone. Penso che piano piano si possa aprire, magari ricevendo la comunione con i guanti».
Cosa pensa della questione “affetti stabili”: i parenti di sesto grado si possono vedere ma gli amici no.
«Personalmente, quando vedo figli e nipoti, va bene così. Per ora non ce la sentiamo ancora divederci con gli amici. Ho proposto di farci tutti insieme il tampone, così tra “tamponati” ci si può incontrare».
Suo marito ha fatto una battuta sui social. Ma è vero che vi volete risposare?
«Ma no. L’idea era quella di fare un anniversario a Santo Domingo, una bella festa con tutti gli amici. Va bene così, bisogna avere i piedi per terra. Nessun matrimonio caraibico».
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