Coronavirus, Angelina Jolie dona un milione di dollari per sfamare i bambini

Coronavirus, Angelina Jolie dona un milione di dollari per sfamare i bambini

Con le mense scolastiche chiuse a causa dell’emergenza sanitaria, la diva ha pensato di destinare la cospicua somma alla charity No Kid Hungry che da anni distribuisce pasti ai piccoli americani più bisognosi

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Continua la gara di solidarietà delle star al tempo del coronavirus. Dopo Rihanna, che nei giorni scorsi ha fatto una donazione di cinque milioni di dollari per sostenere le organizzazioni in prima linea nella lotta contro la pandemia, ora è scesa in campo Angelina Jolie. La diva, 44 anni, ha donato 1 milione di dollari a No Kid Hungry, una charity che fornisce pasti ai bambini americani più bisognosi.

«In questi giorni oltre un miliardo di bambini nel mondo hanno lasciato la scuola, perché i loro istituti sono stati chiusi a causa del coronavirus», ha spiegato la diva in una nota. «Ma la sopravvivenza di tanti bambini dipende proprio dalle cure e dall’alimentazione che ricevono durante le ore di scuola. Solo in America 22 milioni di bambini si affidano al sostegno alimentare offerto loro a scuola. No Kid Hungry sta cercando di aiutarne il più possibile».

Da quando è iniziata l’emergenza coronavirus, No Kid Hungry ha già distribuito due milioni di dollari a 78 organizzazioni che danno da mangiare ai bambini poveri in tutto il Paese. «In questi giorni tantissime persone di ogni ceto sociale hanno raccolto la sfida senza precedenti di nutrire i più piccoli durante una pandemia globale», ha spiegato a People Billy Shore, fondatore e presidente di Share Our Strength, l’organizzazione che sta alle spalle di No Kid Hungry.

La Jolie, durante l’emergenza coronavirus, non ha pensato solo ai piccoli americani da sfamare. La diva ha anche fatto una donazione all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e attraverso la Maddox Jolie Pitt Foundation (che prende il nome dal figlio Maddox, adottato in Cambogia) ha inviato aiuti alle scuole che già finanzia in Afghanistan, Cambogia, Kenya e Namibia. Affinché i bambini di quei Paesi, anche durante la pandemia, possano continuare a studiare.

Vanityfair.it

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