La tv antidoto al coronavirus

Da venerdì 21 febbraio è cambiata la vita di molti italiani. Ovviamente ci si augura che il cambiamento sia solo momentaneo, per tornare alla normalità nel giro di qualche settimana. Ma, nel frattempo, è corretto descrivere il nuovo ambiente nel quale ci si sta muovendo in tempi di contagio da coronavirus. Il mezzo televisivo, ad esempio, è diventato ancor più centrale, con ascolti in grande crescita e molto accentuati soprattutto all’ora di pranzo (effetto smartworking da casa) dove ci sono 2,3 milioni di telespettatori in più.

In base alle elaborazioni di ItaliaOggi su dati Auditel, ad esempio, i telespettatori medi davanti alla tv sul totale giorno nel periodo dal 22 febbraio al 1° marzo (segmento che comprende due fine settimana) sono stati 11,8 milioni, con un +10,2% rispetto ai nove giorni dal 13 al 21 febbraio (intervallo che comprende un solo fine settimana). Nelle aree più colpite dal virus l’effetto è ancor più marcato: +16,7% in Lombardia, +15% in Emilia, +14,3% in Veneto e +12,5% in Piemonte.

Nella fascia oraria del pranzo, dalle 12 alle 14, i telespettatori nel periodo 22 febbraio-1° marzo sono stati 15,5 milioni, +17,1% rispetto ai nove giorni precedenti, quando si erano fermati a 13,2 milioni. In Lombardia c’è stato un +26,9%, in Veneto un +21,5%, in Emilia +18,2%, in Piemonte +13,1%.

In prima serata l’impatto è un po’ meno evidente, anche se comunque vale circa un milione di telespettatori medi in più: 26,7 milioni di persone davanti alla tv dalle 20,30 in poi nel periodo 22 febbraio-1° marzo, rispetto ai 25,7 mln nei nove giorni precedenti, con un +3,7%.

In Lombardia c’è un +7,7% (4,5 mln di persone), in Veneto un +7,1%, in Emilia un +6,9% e in Piemonte un +5,9%.

Di fronte alle emergenze, si ricerca la qualità informativa, ed è abbastanza naturale che gli italiani si siano riversati in massa verso Tg1, Tg5 e Tgr. Il Tg1 delle ore 20 post coronavirus è a quota 6,2 milioni di telespettatori (+11% rispetto ai nove giorni precedenti), il Tg5 è a cinque milioni (+10,5%), ma è l’accoppiata Tg3-Tgr a crescere maggiormente, con un +25,5% a sfiorare i tre milioni.

Bene anche i canali all news: Rai News 24, TgCom24 e Sky Tg24 nelle due versioni su satellite e su dtt in base ai dati Auditel hanno tutti ascolti in aumento rispetto al periodo pre-coronavirus, con un picco che è stato raggiunto domenica 23 febbraio, cui è seguita una costante discesa.

Quanto allo streaming di contenuti on demand, nel periodo dal 22 febbraio al 1° marzo l’editore Sky Italia ha erogato 25,1 milioni di stream contenenti argomenti relativi a coronavirus, virus, o zona rossa, davanti a Rti-Mediaset a quota 5 milioni, La7 a 3,7 mln, Rai a 644.869 (e qui c’è il tasto dolente del servizio pubblico che ancora non si è organizzato bene sul web con le news) e Discovery a 88 mila.

Come si osserva dalle analisi dei dati raccolti da Auditel, quando gli italiani vogliono informarsi su argomenti importanti tendono ad andare a cercarli direttamente sulle properties dei broadcaster televisivi. E infatti, rispetto ad altre tipologie di contenuti, come ad esempio quelli di intrattenimento, la differenza tra le visualizzazioni dei contenuti informativi relativi al coronavirus registrate sulle piattaforme social (classica porta di ingresso verso tutti i contenuti in ambiente digital) e quelle rilevate direttamente sulle properties dei broadcaster televisivi è più contenuta. Segno evidente che l’autorevolezza del brand e l’informazione di qualità giocano un ruolo rilevante nel soddisfare il bisogno informativo su temi sensibili. Una buona notizia, insomma, per gli editori tradizionali.

Claudio Plazzotta, ItaliaOggi

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