‘L’amica geniale’, le nuove puntate dirette da Alice Rohrwacher: “Ho portato la serie in vacanza”

‘L’amica geniale’, le nuove puntate dirette da Alice Rohrwacher: “Ho portato la serie in vacanza”

Appuntamento lunedì 17 febbraio su Rai 1 con ‘Il bacio’ il primo dei due episodi firmati dalla regista di ‘Lazzaro felice’. Sono quelli ambientati a Ischia, dove Lila e Lenù incontrano Nino Sarratore e la loro amicizia viene messa, ancora una volta, a dura prova

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L’amica geniale va in vacanza. I due episodi, Il bacio e Il tradimento, raccontano la villeggiatura di Lila e Lenù a Ischia, l’incontro con Nino Sarratore e l’amore delle due amiche per “il figlio del poeta”.
Lunedì 17 febbraio vanno in onda su Rai 1 due nuovi episodi della seconda stagione Storia del nuovo cognome (il terzo e il quarto), e per il quarto e il quinto capitolo Saverio Costanzo ha affidato la regia della serie tratta dalla saga di Elena Ferrante a Alice Rohrwacher. Che dopo il successo di Le Meraviglie e Lazzaro felice (entrambi premiati a Cannes) fa la sua prima esperienza con il racconto seriale.

Come nasce questa collaborazione?
“Saverio ha intuito che in questo momento della storia c’era uno spazio, uno strappo, l’inizio di un cambiamento nel percorso delle protagoniste, e mi ha chiesto di girare i due episodi di Ischia, che simboleggiano questo passaggio. Ho accettato con gioia ma anche con paura: non ho mai lavorato a servizio di una storia, non ho mai separato il lavoro della regia da quello della scrittura. Ma questa era una richiesta speciale, fatta da un ‘amico geniale’. Come non accettare? Questa nuova stagione è incentrata sull’arrivo degli anni Sessanta e lo stravolgimento che quest’epoca porta nella vita di Elena e Lila e nella loro amicizia: l’emancipazione di Lenù, attraverso lo studio, e il drammatico sviluppo della vicenda personale di Lila. Mi ha affascinata molto la lettura che Saverio ha fatto della serie legandola al cinema di quegli anni: se la prima stagione cercava una complicità con le forme cinematografiche degli anni Cinquanta, con questa nuova stagione arriva la Nouvelle Vague, il racconto si spezza, si spezza il modo di raccontare. L’inizio di questo cambiamento è proprio a Ischia”.

Perché Costanzo ha scelto di affidarle questi due episodi?
“Desiderava che i due capitoli ambientati a Ischia segnassero una discontinuità pur nel rispetto di una storia collettiva, che ormai è del pubblico, quindi una discontinuità più segreta. Queste due puntate raccontano l’arrivo di un gruppo di sole donne sull’isola, lontane dai maschi, lontane dal rione. È la prima volta che Lila e Lenù lasciano insieme il rione, è un passaggio importante questo periodo di lontananza intervallato dai ritorni, devastanti, dei mariti. Volevamo che ci fosse un respiro diverso, anche per gli attori e le attrici, Saverio mi ha chiesto di fare questo esperimento: prendere il testimone e poi restituirglielo trasformato. Era interessante che questa parte del racconto venisse fatta da una regista”. 

A proposito di registi uomini o registe donne, si parla tanto dello sguardo femminile nel cinema, nella serialità. Crede che esista un approccio diverso?
“Questo lo deve giudicare lo spettatore. Quello che credo è che per le protagoniste, due attrici incredibili (Gaia Girace e Margherita Mazzucco, ndr) che avevano lavorato solo con Saverio prima, sia stata un’esperienza choc; il fatto di cambiare regista è il momento in cui si capisce se questo è veramente il proprio lavoro, quello che vogliono fare. Gli episodi fuori dal rione necessitavano un elemento destabilizzante, Saverio voleva che si restituisse lo stordimento dei personaggi nell’esperienza delle interpreti, cresciute artisticamente con lui.”

Per lei come è stato “ereditare” il set di un altro regista?
“Un’esperienza incredibile, incontrare la troupe calda di un altro regista è come andare in vacanza con la sua famiglia o indossare i suoi abiti usati. Sul set, oltre ai miei assistenti, sono cambiate solo due figure cardine, la direttrice della fotografia e la montatrice (Hélène Louvart e Carlotta Cristiani, ndr); tutto il resto della troupe è la stessa di Saverio, una troupe di eccellenti artisti e artigiani. Avevo già profonda stima per il suo lavoro, ma in questo caso ho avuto modo di ammirare la cura, la professionalità e l’amore che mette con i suoi collaboratori. È stato bello scoprire come la generosità di un regista venga trasmessa a una troupe. Senza questa generosità non sarebbe riuscito questo esperimento”.

Era la prima volta che girava per la televisione. Differenze?
“Con Saverio scherzavamo sul fatto che in tv rispetto al cinema c’è più tensione. In questi due episodi di Ischia ho cercato di lavorare anche, per quanto permesso dalla storia, sugli spazi di leggerezza, di gioco che accompagnano questo strano momento della vita di Elena e Lila. La grande differenza rispetto a tutte le mie esperienze precedenti, in cui i personaggi erano inventati da me stessa, è che per la prima volta lavoravo con attori che erano veri e propri custodi dei personaggi, che li conoscevano addirittura meglio di me. Margherita Mazzucco a un certo punto mi ha detto: ‘pensiamoci bene, Elena non reagirebbe così’. Fa un certo effetto se si pensa detto da una ragazza di sedici anni così consapevole del ruolo che interpreta”.

Sul set come è andata?
“Loro uscivano da un periodo di ‘reclusione’, avevano girato a lungo chiusi nel rione, in un’atmosfera pesante legata alla nuova e dolorosa vita di Lila. L’isola significava evasione, vacanza fino all’esplosione dell’amore tra Lila e Nino. Saverio è venuto a Ischia solo a un certo punto, prima avevamo fatto un grande lavoro insieme sulla sceneggiatura, lavorato perché i sottotesti non si perdessero, abbiamo condiviso la preparazione: la scelta della casa, dei costumi, di ogni scena avevamo analizzato azioni e reazioni insieme. Poi un giorno è arrivato sul set, proprio quando dovevamo girare la scena in cui Lila, sulla spiaggia, capisce di amare Nino: le ragazze sono esplose, d’altronde sono legatissime a Saverio. E forse parte di quell’emozione si sente anche nella scena che stavamo girando”.

Vedere queste adolescenti di 60 anni fa, incarnate da due adolescenti di oggi che effetto le fa? Quanto Margherita e Gaia le sembrano diverse da Lila e Lenù?
“Mi è capitato di guardare queste ragazze e riflettere sulla vita incredibile che stanno facendo: sono pienamente adolescenti di oggi ma con un lungo lavoro su un’altra epoca, come se potessero vivere due vite, due adolescenze, e compararle. Di sicuro però hanno piena consapevolezza del valore della libertà di scegliere senza condizionamenti, una libertà che si dà per scontata ma che è stato arduo e faticoso conquistare come il percorso della democrazia. È emozionante per tutte le donne di oggi ricordare quello che altre hanno subìto (e spesso subiscono ancora). Essere libere significa anche essere molto esposte, è qualcosa con cui bisogna imparare a vivere; è importante accompagnare la libertà del corpo con quella della mente”.

Nell’episodio ‘Il bacio’, una delle frasi che mi ha più colpito è quello che pronuncia la madre di Lila: “La vita è così, una volta prendi i baci e una le mazzate”, detta con quel senso di ineluttabilità.
“Sì, e Elena rimane molto colpita anche perché la frase prosegue ‘finisce che ti leghi tutta la vita a persone che non sai chi sono’. È la consapevolezza che non c’è comprensione paragonata a un’epoca, la nostra, in cui il desiderio di capire chi amiamo è molto forte”.

Qual è il suo rapporto con la scrittura di Elena Ferrante?
“Conoscevo bene i libri, li ho letti quando sono usciti, anche prima del successo. Mi hanno subito rapita in maniera incredibile in un momento in cui avevo la testa molto impegnata e niente riusciva a distogliermi dai miei pensieri. Era un periodo in cui viaggiavo molto, Argentina, Messico per presentare Le Meraviglie e, io che ho il terrore di volare, grazie a queste storie sono riuscita a fare viaggi lunghissimi dimenticandomi completamente di tutto, tanto è forte il loro magnetismo. Sono libri che sento di aver vissuto, ma non so spiegarlo”.

È fra quei lettori che si interrogano, Ferrante è un uomo è una donna o non le interessa?
“Mi piace immaginarla doppia, uomo e donna contemporaneamente. Credo che sia una narratrice molteplice e che ridurla a un’unica persona sia un peccato. Me la immagino come quelle divinità antichissime con due teste, quattro braccia, capaci di abbracciare tutti”.

Tra gli aspetti molto apprezzati nelle prime due puntate della nuova stagione dal pubblico c’è la capacità di trovare soluzioni per immagini alle parole di Ferrante. Per lei come è andata?
“Sul set avevamo un rito mattutino durante le riprese, nonostante la sceneggiatura per ragioni di sintesi si distacca inevitabilmente dal libro ogni mattina con parte della troupe ci trovavamo a leggere il brano che avremmo girato quel giorno. Lo facevamo per ricordarci il fuoco del romanzo. Poi quando nella sceneggiatura ho intravisto uno spazio ho scelto un’immagine che ritenevo consona, per esempio nel momento in cui Elena va a dormire e poi viene svegliata da Lila che le racconta del bacio con Nino, ho pensato che Lenù sognasse una pioggia dentro casa, come se la stanza di Lila fosse scoperchiata e ci piovesse dentro. È la paura di Elena che osserva Lila che ha ricominciato a leggere, che sfoggia la sua capacità di analisi critica, la sua genialità. Ma è anche la fragilità di Lila, che innamorandosi si espone alle intemperie dell’esistenza”.

Archiviata quest’esperienza, è al lavoro su un nuovo film? Il regista premio Oscar Bong Joon- ho l’ha inserita nella lista dei venti registi che cambieranno il nostro immaginario cinematografico.
“È incredibile, è stata una grande felicità e sorpresa. Sì sto lavorando a un nuovo film, ma è troppo presto per parlarne e sono soggetta a cambiamenti improvvisi. Al tempo di Lazzaro felice stavo scrivendo un film di fantascienza”

Repubblica.it

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