La tv resiste. Seppure sia anch’essa attaccata dai device digitali, dal web e dagli over-the-top. Anche perché la popolazione italiana è quella con l’età media più elevata del Vecchio Continente, ed è la seconda al mondo alle spalle del Giappone. La cultura dell’utilizzo e del ricorso al piccolo schermo permane insita nella società italiana. Anche se ci sono segnali di cambiamento, innovazione e digitalizzazione. Una presenza resiliente, di fatto, come confermano i numeri diffusi oggi dal Censis, nel corso dell’evento “Love the value of tv” organizzato da Fcp (la federazione delle concessionarie di pubblicità) e tenutosi oggi a Milano.
Il dato più evidente e rilevante è che nel 2018 per la prima volta nella storia del Paese, il numero di smartphone nella casa degli italiani ha superato quelle delle televisioni: 43,6 milioni a 42,3 milioni. Il tutto a fronte di un totale degli schermi posseduti/utilizzati salito alla soglia dei 112 milioni di pezzi. In un contesto che vedrà presto avviare il passaggio al nuovo digitale, ossia il segnale Dvbt-2 che entrerà a regime nel 2022 e che obbligherà milioni di famiglie a cambiare televisore.
Va comunque aggiunto che già lo scorso anno degli oltre 42 milioni di apparecchi, il 20,6% era utilizzato in modalità smart tv, quindi connessa ad altri device e app. Ma va registrato, come emerso nella ricerca del Censis, che anche la fruizione dei contenuti televisivi sta cambiando in maniera significativa: perché se nel 2007 l’uso della mobile tv era limitato all’1,6% della popolazione, alla fine del 2018 il dato era lievitato al 25,9%. Una progressione maggiore a quella della iptv che nello stesso arco di tempo è balzata dal 10% al 30%. Questo cambiamento di uso e consumo ha modificato ovviamente la fruizione della tv tradizionale.
Il mezzo televisivo, per altro, in Italia continua a essere considerato un distributore privilegiato di contenuti editoriali. Questo perché, nonostante l’avvento del digitale, dei social, dei blog e degli over-the-top, il 65% degli italiani per informarsi quotidianamente ricorre ai telegiornali. Una percentuale nettamente superiore a quella di chi, soprattutto in età giovanile – la popolazione di millennials – fa ricorso, per quel che attiene alle news, a Facebook , utilizzato per il 25,9% della popolazione residente. Sul terzo gradino del podio restano saldamente i canali all news con il 22,6% di pubblico. I quotidiani, invece, sono scesi drasticamente al 14%.
Bisogna sottolineare, comunque, come ha fatto il direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii, che nell’ultimo anno l’utilizzo di Facebook quale mezzo di informazione in Italia è calato del 9,1%. Un segnale rilevante che è legato in qualche modo allo scoppiare della tematica relativa alla proliferazione di fake news su siti e social.
E come ha sottolineato Matteo Cardani, presidente di Fcp Asso Tv, “si riafferma, ancora oggi, e nonostante il boom del digitale, la resilienza e le centralità della televisione, anche per le nuove generazioni: i cosiddetti kids e GenZ (la generazione Z, quella composta dai nati nella seconda metà degli anni ’90 e la fine degli anni 2000, ndr) che sviluppano rispettivamente 13 e 10 milioni di ore al giorno di consumo di televisione e sono tra i principali fruitori di contenuti tv in modalità second screen”.
Andrea Montanari, MilanoFinanza