Casey Affleck padre post-apocalittico

Casey Affleck padre post-apocalittico

Attore, Light of My Life è solo una storia per i miei figli

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è casey-affleck-620x330.jpg

A lui, uomo di oltre quarant’anni (Casey Affleck), tocca fare anche la mamma alla figlia Rag (Anna Pniowsky) di undici anni e spiegarle con grande imbarazzo che se un domani vedrà del sangue tra le gambe non deve preoccuparsi troppo. E questo poi in un mondo post-apocalittico, alla deriva, dopo che un virus ha sterminato gran parte della popolazione femminile e dove la figlia deve nascondersi.
A raccontare tutto questo è ‘Light of My Life‘ diretto, scritto ed interpretato da Casey Affleck, già film di chiusura ad Alice nella città e in sala dal 21 novembre con Notorious Pictures. “Un lavoro – dice oggi a Roma l’attore premio Oscar per Manchester by the sea – che parte proprio dalle storie che raccontavo per la buonanotte ai mie figli e nipoti e in cui, alla fine, parlo un po’ di me”.

Siamo in un futuro prossimo dove una misteriosa malattia ha ucciso la maggior parte delle donne, sterminando quasi del tutto la popolazione femminile, e reso, anche per questa innaturale assenza, molto più violenti e brutali gli uomini sopravvissuti. Rag e suo padre cercano però di sopravvivere nascondendosi tra i boschi del Midwest pieni di neve.
Al padre poi il compito di nascondere la figlia, a cui fa tagliare i capelli per farla sembrare un maschio e soprattutto quello di darle un’etica e i mezzi per sopravvivere da sola in caso lui venisse meno.
Ma, nonostante precauzioni e accorgimenti, i due si troveranno a un certo punto ad affrontare una situazione che farà precipitare in un attimo il loro precario equilibrio. “Noi tutti cerchiamo di proteggere i nostri figli dal mondo, una cosa del tutto normale.
Mentre scrivevo la sceneggiatura avevo un bambino molto piccolo perciò conosco bene cosa sia la voglia di proteggerli ed educarli. Anche se va detto – sottolinea – che il vero pathos nel film non viene tanto dalla minacce di questo mondo alla deriva, ma dall’inevitabile perdita d’innocenza”.
Per quanto riguarda poi le tematiche del film e il suo significato più intimo, Affleck spiega come abbia fatto tesoro dell’esperienza sul set con Gus Van Sant in ‘Gerry’. “Ogni volta gli chiedevo dove stavamo andando – dice – lui mi spiegava che non lo sapeva affatto e che bisognava lasciar andare avanti le cose da sole”.

Tanti i film e i libri a cui si è ispirato Casey Affleck come ‘I am legend‘ o ‘La strada‘ di Cormac McCarty, “ma ho sempre cercato di essere originale per quanto possibile” dice l’attore 44enne che viene da una famiglia di artisti. Perché tanti film in Usa con un futuro negativo? “Forse perché non ci sono aspettative positive negli States”.
Film femminista? “Forse sì, anche se non sono uno scrittore capace di indicare un particolare messaggio politico. Tiro solo fuori cose personali nei miei film”.
L’Oscar? “Non credo abbia cambiato troppo la mia vita. Alla fine mi piace essere al servizio di una storia, ma ancor più forse stare sia avanti che dietro la macchina da presa. E questo per raccontare storie che parlano di me e di come vedo la vita”.

Ansa.it

Torna in alto