Anwar al Sadat viene eletto presidente dell’Egitto nel 1970, dopo la morte di Nasser. Dopo la nomina imprime un forte cambiamento alla politica del suo amico e predecessore. Si avvicina alla religione islamica e contemporaneamente apre all’economia di mercato. In politica estera si distacca dall’Unione Sovietica, tradizionale alleato, e si avvicina agli Stati Uniti. Un personaggio che Paolo Mieli e il professor Franco Cardini analizzano a “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda domani alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia. La vera svolta di Sadat è quella sullo scacchiere mediorientale. Dopo la Guerra del Kippur contro Israele, che consente all’Egitto di tornare in possesso della penisola del Sinai, Sadat avvia un processo di pace con lo stato ebraico, che porterà agli accordi di Camp David, nel 1978, e l’anno successivo alla firma di un trattato di pace tra Egitto e Israele. Il mondo tributa ai due firmatari, Sadat e Begin, l’onore del Premio Nobel per la Pace, ma il mondo arabo è tutto contro il rais egiziano, considerato un traditore. Nel 1981 un fondamentalista islamico uccide Sadat proprio nel giorno in cui si festeggiano i successi della Guerra del Kippur.