Intelligenti, pure troppo. Le smart tv trasferiscono dati sensibili degli utenti ad aziende come Netflix, Google e Facebook. Anche quando non sono accese, anche se l’utente non è abbonato ad alcun servizio. Lo affermano due studi, non smentiti dalle società interessate.
Cosa vedono le smart tv
I ricercatori della Northeastern University e dell’Imperial College di Londra hanno scoperto che i televisori connessi, tra i quali quelli marchiati Samsung ed Lg, e i dispositivi come FireTV di Amazon, inviano informazioni sul dispositivo utilizzato e sulla loro posizione. Nel caso di Netflix, ad esempio, i dati vengono spediti anche quando l’app non è attiva e persino se l’utente non è iscritto alla piattaforma. “Quindi – ha spiegato al Financial Times uno degli autori dello studio, David Choffnes – potrebbero sapere quando sei in casa e quando non lo sei”.
I ricercatori hanno anche scoperto che altri dispositivi connessi, inclusi smart speaker e telecamere, hanno inviato informazioni a “dozzine” di società, tra le quali Spotify e Microsoft. Il secondo studio sulle smart tv è dell’Università di Princeton: i ricercatori hanno notato che alcune app supportate da Roku e FireTV hanno inviato dati a terze parti, tra cui Google.
Gli occhi di Bezos in casa
Lo studio della Northeastern University, in particolare, è il più esteso mai condotto sulle smart tv. Condotto su 81 diversi dispositivi, sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti, ha trovato “casi di esposizione delle informazioni notevoli”. Amazon, Google, Akamai e Microsoft sono state le società cui i dati sono stati inviati più spesso, in parte perché – hanno spiegato i ricercatori – queste società forniscono servizi cloud e di rete su cui i dispositivi intelligenti operano. Amazon, in particolare, è stato rintracciato “quasi nella metà dei dispositivi analizzati”.
Significa, ha affermato Choffnes, che “può dedurre molte informazioni su ciò che stanno facendo gli utenti, con diversi dispositivi nella stessa casa, compresi quelli che non ha prodotto” la società di Bezos. Un occhio sugli utenti, quindi. Ma anche sui concorrenti. Gran parte dei dati inviati è protetta dalla crittografia. I ricercatori non sono quindi stati in grado di dire se, oltre all’IP e alla posizione, siano state condivise altre informazioni. Hamed Haddadi, informatico dell’Imperial College, ha affermato che potrebbero essere catturate “alcune visualizzazioni in corso”. Cioè cosa sta trasmettendo il televisore.
Cosa dicono Netflix, Google e Facebook
Le società interessate si difendono. Ma con precisazioni che, di fatto, confermano. Netflix ha spiegato che “le informazioni ricevute dalle smart tv quando l’app non è attiva sono limitate al modo in cui Netflix appare sullo schermo”. Quindi sì, la piattaforma riceve informazione anche dai non iscritti, seppure in modo limitato alla sua visibilità sullo schermo. Mentre non ne riceve su altre applicazioni. Anche Facebook ha confermato, spiegando che “per dispositivi e app, è cosa comune inviare dati ai servizi integrati di terze parti”.
“Come altri editori – ha affermato Google – gli sviluppatori di app per smart tv possono utilizzare i nostri servizi per mostrare annunci pubblicitari e misurare il loro rendimento”. Qualcosa di molto simile a quello che avviene su app e web, ma – ha continuato Big G – sempre in base “alle preferenze scelte dall’utente sul dispositivo”. Google ha quindi confermato che “a seconda del produttore del dispositivo o del proprietario dell’app, i dati inviati potrebbero includere la posizione dell’utente, il tipo di dispositivo e ciò che l’utente sta guardando all’interno di un’app specifica, in modo che possano essere targetizzati con pubblicità personalizzata”.
Paolo Fiore, Agi