Cracco diventa più buono e accetta la sfida dei cuochi

Cracco diventa più buono e accetta la sfida dei cuochi

Nello spazio di un’ora scarsa una decina di sorrisi, di quelli aperti, li regala. Talvolta conditi da battute.

Provaci ancora a chiamarlo «sergente di ferro», Carlo Cracco. Alla presentazione in Rai del suo nuovo live cooking televisivo Nella mia cucina. Una ricetta con Cracco – al debutto su Rai2 lunedì prossimo alle 19,40 (da martedì a venerdì alle 16,50, il sabato alle ore 14 un Best Of settimanale di un’ora) – il celebre chef veneto lo fa capire chiaro e tondo: la divisa da duro di MasterChef e di Hell’s Kitchen cominciava a prudergli da tutte le parti.

«Oggi come sempre considero la tv qualcosa di non necessario rispetto alla mia professione. Ero stanco delle vecchie liturgie televisive: io sono un tipo che non ama le ripetizioni, perché mi annoiano. E se mi annoio, divento scorbutico». Ora, il cuoco stellato è tornato a godersela sullo schermo. «Torno in onda – spiega – in modo un po’ diverso, per me più leggero e divertente e che mi permette di mostrare il mio lato più autentico. Speriamo che la formula funzioni». Quale formula? Un duello intorno a una ricetta (tratta dai vari libri di chef Cracco) e da sostenere tutto di spalle. Due cucine e, per il povero concorrente, il compito di eseguire lo stesso piatto che sta realizzando il Maestro semplicemente ascoltando le sue indicazioni a voce, senza mai girarsi. Situazione surreale, che genera a volte gag involontarie: se non sai cos’è il soffritto e ti viene chiesto di farlo, evitare il disastro è quasi impossibile. Sì perché i concorrenti – che non sono tali perché nei venti minuti di programma non c’è in palio nessuna vittoria – non sono né aspiranti chef, né talenti naturali: sono personaggi comuni. «Che – dice Cracco – devono gestire parecchio stress. La cucina comporta sempre stress, ma questo aumenta se devi chiudere il piatto alla cieca, senza vedere quello che faccio io».

Il format di Nella mia cucina è originale, tutto farina del sacco di Cracco, oltre che della produzione Scavolini, storico marchio di cucine pesarese, che con questo show esordisce da protagonista in tv in quello che tecnicamente si definisce un branded content. «Per me – spiega lo chef – è stata un’evoluzione naturale del percorso che mi aveva visto loro testimonial». Accanto al celebre chef veneto spicca la co-conduttrice, la giovane web creator Camihawke (all’anagrafe Camilla Boniardi), il cui compito è presentare il concorrente e gestire il backstage insieme ad amici e parenti dello stesso. «Per me – commenta Camihawke – è l’esordio assoluto in tv. Sulle prime l’ansia mi attanagliava, poi ho capito che con Cracco e il team di co-produzione Zerostories si sarebbe riusciti a creare un’atmosfera di caciara costruttiva, e mi sono sciolta». Una delle carte vincenti dello show sembra infatti proprio questo inedito Carlo Cracco: senza la giacca da chef, dalla battuta pronta, leggero come un riso basmati ma che non rinuncia a essere filosofico: «Questa idea di base di mettersi di spalle mostrerà al pubblico l’importanza di saper ascoltare, una cosa che si sta perdendo nella società di oggi. La gente spesso non ascolta, da ciò che sente prende solo quello che gli serve. Qui se lo fai sei perduto».

Il rischio di essere l’ennesimo cooking show su piazza, però, c’è. Ma Carlo Cracco resta ottimista: «In Italia siamo arrivati paradossalmente ultimi ad approcciare il cibo in tv. Nel 2010, quando MasterChef arrivò da noi, già da dieci anni si faceva all’estero, in Paesi di cultura gastronomica magari non eccelsa, dove la gente si appassionava. Per noi la cucina era solo colore, qualcosa che inserivi in un programma, ma non poteva esserne il tema principale. Oggi la televisione ha cambiato tutto: in qualche modo ha fatto prendere coscienza al grande pubblico di ciò che possediamo e che abbiamo ereditato dai nostri predecessori, penso a materie prime, ingredienti, ricette».

Ferruccio Gattuso, Ilgiornale.it

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