Valerio Cataldi racconta il narcotraffico nel mondo, dalla raccolta di oppio nel Messico ai laboratori segreti che producono cocaina fino ai campi di marijuana albanesi
Narcotica è il viaggio che Valerio Cataldi compie sulle rotte del narcotraffico in cinque puntate prodotte dal Tg3 e da Raitre (mercoledì, ore 23,15). «Una immersione — si legge nella presentazione — in zone proibite dove regnano corruzione e violenza, il cui controllo è conteso dai cartelli del narcotraffico, gruppi di guerriglieri, paramilitari, gruppi di polizia autocostituita non riconosciuti».Diciamolo subito: questo viaggio è stato reso possibile dal fatto che il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e il colonnello del ROS dei Carabinieri Massimiliano D’Angelantonio, autori delle più grosse operazioni degli ultimi anni condotte contro il traffico di cocaina dal Sudamerica, hanno deciso di rendere pubblico il loro lavoro. Così come il governo colombiano, accusato dagli Stati Uniti di non combattere efficacemente il narcotraffico, mostra alla stampa internazionale il proprio lavoro.Tuttavia, a differenza dell’inutile viaggio di Ale Di Battista, Valerio Cataldi ci racconta con coraggio una realtà che fa spavento: i campi di papaveri da oppio nel Messico, i laboratori nascosti nella selva colombiana dove si produce il 70 per cento di tutta la coca prodotta nel mondo, lo sfruttamento dei minori, i campi di marijuana in Albania…Nella seconda puntata, colpisce la figura di Don Rito, un prete che va a cercare questi ragazzini che si spaccano la schiena per riempire sacchi di 70 chili di foglie di coca pagati pochi pesos per ridare loro una dignità di «bambini». In Colombia, l’Esercito di Liberazione Nazionale si finanzia con la coca, anche se non vuole che i suoi membri la consumino. Ipocrisie.
Aldo Grasso, corriere.it